GOVERNO NUOVO, MINISTRI NUOVI E LA LEGA ALL’OPPOSIZIONE
ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, NUOVO ESECUTIVO CON MAGGIORANZA URSULA, SALVINI SI SGANCIA
Maggioranza Ursula, con la Lega all’opposizione: la condizione dei partiti per portare Mario Draghi al Colle in queste ore assume questa fisionomia.
Perché la trattativa non è solo sul Quirinale, ma riguarda soprattutto il governo che verrà. L’elezione del prossimo presidente della Repubblica porterà con sé una crisi di governo e la formazione di un nuovo esecutivo.
Anche se il premier dovesse rimanere dov’è, dovrebbe comunque andarsi a dimettere dal nuovo capo dello Stato. Ma intanto la possibilità che Mario Draghi vada al Colle passa dalla trattativa per il nuovo governo. Non a caso fonti M5S insistono sulla necessità di porre seriamente il tema di come proseguire.
E dunque Matteo Renzi, che gioca su più tavoli, alla fine potrebbe intestarsi l’elezione di Draghi in cambio di un governo politico. Per arrivarci starebbe lavorando con Dario Franceschini (che sarebbe il predestinato per Palazzo Chigi), anche in chiave anti-Letta.
Il duo Renzi-Franceschini mostra anche un certo attivismo in favore di Giuliano Amato: un modo anche per alzare il prezzo per andare su Draghi. Matteo Salvini, dal canto suo, negli ultimi giorni ha maturato la convinzione che l’elezione del prossimo capo dello Stato sarà il passaggio chiave per tornare all’opposizione. Lo ha confidato ai suoi fedelissimi negli ultimi giorni, anche alla cena natalizia con i deputati leghisti. Ed è da questa voglia di tornare a fare comizi in giro per l’Italia e di non lasciare a Giorgia Meloni lo scettro dell’opposizione nei mesi di campagna elettorale verso le politiche, che Salvini vuole partire per trattare sull’elezione di Draghi al Colle.
Il segretario leghista ha aperto un canale con il premier e gli ha fatto capire che da parte della Lega non c’è nessuna preclusione alla sua elezione. Una mossa che Salvini potrebbe fare a metà gennaio, quando spera di aver convinto Berlusconi a ritirarsi dalla corsa.
Ma ha bisogno di una garanzia: che subito dopo l’elezione di Draghi nasca un governo politico che gli fornisca la scusa per dire “io non ci sto più, me ne vado”.
Da qui nasce la frase di Salvini secondo cui “se si sposta la pedina Draghi, non si sa cosa succederà dopo”. La exit strategy, studiata a tavolino, prevede urne non prima dell’autunno del 2022. Il voto in primavera non piace a molti parlamentari leghisti e Salvini sa che al momento avvantaggerebbe solo Meloni.
Ma se la legislatura proseguisse fino a fine anno o addirittura fino alla scadenza del 2023, Salvini avrebbe il tempo per fare opposizione, togliere potere ai suoi ministri Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani e convocare un congresso in primavera per chiedere un referendum su di sé.
L’ostacolo a questo progetto si chiama Giorgetti che, dopo aver sponsorizzato Draghi al Quirinale, rischierebbe di rimanere senza potere nella Lega e senza un ministero. Per questo era uscita la voce che il vicesegretario del Carroccio avrebbe potuto sostituire Draghi a Palazzo Chigi, smentita da tutti. Così adesso il titolare del Mise pare si sia convinto che il premier debba rimanere dov’è e al Colle debba andare, per un mandato a tempo, Amato.
Un governo politico con una maggioranza Ursula sta terrorizzando anche i ministri di Forza Italia: Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta sono stati scelti da Draghi come espressione di Gianni Letta e, in caso di nuovo governo, da Arcore i nomi in pole sarebbero quelli di Antonio Tajani e Anna Maria Bernini. Nel Pd, i timori di Franceschini, Lorenzo Guerini e Andrea Orlando si concentrano sul fatto che Letta non ha fatto mistero del fatto che servirebbe almeno un ministro donna. Almeno uno dei tre, dunque, sarebbe a rischio.
(da Il Fatto Quotidiano)
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