GUERRA FREDDA AL VERTICE UE SUL RECOVERY FUND
SCONTRO COME PREVISTO TRA NORD E SUD… MERKEL: “NON SO SE CI SARA’ ACCORDO”
Sorpresa: giacca dello stesso colore rosa salmone. Per Angela Merkel e Ursula von der Leyen salutarsi con il gomito, come fanno tutti i leader europei al vertice in corso a Bruxelles, è anche l’occasione per notare la coincidenza nell’abbigliamento.
Mascherine al volto che nascondono i sorrisi di chi si rivede dal vivo, dopo mesi di vertici in videoconferenza per via del distanziamento sociale imposto dal covid. Oggi è pure giornata di festa per la cancelliera tedesca e il premier portoghese Antonio Costa: entrambi compiono gli anni, scambi di auguri e regali.
Il Consiglio europeo convocato per trovare un’intesa sul recovery fund fa fatica a uscire da questa cornice pur pittoresca nella drammaticità della pandemia. La prima giornata passa lenta, con gli scontri tra i due avversari principali, l’olandese Mark Rutte e Giuseppe Conte, ognuno sulle sue posizioni. Dietro le mascherine e dietro ai sorrisi, il clima è di guerra fredda. La trattativa vera comincia nella notte. O addirittura domani.
“La temperatura non si scalda”, dice una fonte diplomatica europea, “sembra che i leader riservino le energie per domani”.
Come spesso succede quando i summit sono complicati — e questo certamente lo è — si rimanda il momento vero della trattativa, il momento della scelta se fare l’intesa o ammettere il fallimento.
L’unico risultato di questa prima giornata di discussioni sul pacchetto ‘Next generarion Eu’ proposto dalla Commissione europea per fronteggiare la crisi economica del covid è che esce di scena la richiesta dell’Olanda di affidare agli Stati membri le decisioni sull’erogazione dei soldi con un meccanismo di unanimità .
Cioè con potere di veto anche di un solo governo. L’Aja è isolata, nemmeno gli altri frugali la seguono su questo.
Ma il resto è tutto da fare. E l’unanimità esce di scena lasciando macerie tra nord e sud Europa: ai ferri corti, conferma il premier della Repubblica Ceca Andrej Babis in conferenza stampa. “Non c’è accordo sul volume totale del fondo, inutile andare avanti nei dettagli…”, dice pessimista e scontento perchè anche lui ha le sue rimostranze: chiede più soldi per Praga
“La tua proposta è incompatibile con i trattati e impraticabile sul piano politico”, attacca Conte verso Rutte in uno dei momenti più frizzanti del vertice. Scontro puro. “Non ce la beviamo! – gli risponde l’olandese – questa è una situazione eccezionale, che richiede una solidarietà eccezionale e per la quale si possono trovare soluzioni straordinarie. Occorre essere creativi”.
Sul tavolo resta una proposta di mediazione che non va bene a entrambi.
Vale a dire: la possibilità per uno Stato di chiedere al Consiglio europeo di discutere dell’erogazione dei fondi se i piani di riforma presentati non appaiono convincenti. Si tratta del cosiddetto ‘freno di emergenza’, ma per Conte, sostenuto dallo spagnolo Pedro Sanchez che gli siede accanto, non è accettabile.
Il premier insiste sulla proposta della Commissione che prevedeva il controllo di Palazzo Berlaymont sulle spese e un meccanismo di maggioranza qualificata inversa in Consiglio (i governi europei decidono se aprire i cordoni della borsa a meno che non ci sia una maggioranza qualificata contraria).
A sera il nodo è ancora lì tutto da sciogliere. Ed è il nodo principale, più delle stesse dimensioni totali del fondo, altro punto di tensione tra nord e sud.
Per Conte vedersi confermati i 750mld di recovery fund – fosse anche con tutti i 500mld dedicati ai sussidi, che è cosa molto difficile – non basta se poi la governance rende difficile e farraginoso poter disporre dei soldi. Come averli in una teca e non poterli toccare.
Ma i frugali chiedono garanzie sulle modalità di spesa. “Il nostro obiettivo — dicono fonti olandesi — è che quei soldi siano spesi per rimettere in sesto le economie degli Stati europei: ma che siano spesi bene!”.
I frugali fanno squadra sul bilancio pluriennale. Va avanti la Danimarca a chiedere che venga rivisto al ribasso: da 1.074 miliardi a 1.050mld. Cosa che provoca la reazione di Emmanuel Macron, il quale per tutta risposta attacca sui rebates. Il presidente francese chiede di eliminare gli sconti sui contributi al bilancio di cui godono i paesi ricchi del nord meno dipendenti dai fondi europei.
A questo punto è chiaro che si sta solo prendendo tempo prima della battaglia campale. Perchè sui rebates anche la proposta iniziale della Commissione prevede di non eliminarli, semmai solo gradualmente. Schermaglie che non producono passi in avanti o indietro.
Nel pomeriggio il presidente Charles Michel chiede di concentrarsi sullo stato di diritto, condizione che l’Ungheria chiede di rimuovere dai negoziati e anche questo è uno scoglio difficile .
E poi sulle risorse proprie per aumentare la capacità del bilancio, nuove tasse sui giganti digitali o sui paesi che esportano in Europa prodotti di industrie inquinanti.
E ancora sull’allocazione delle risorse: la proposta del presidente del Consiglio è di erogare il 70 per cento dei fondi nel biennio 2021-22 in base ai dati sulla disoccupazione del periodo 2015-19, il restante 30 per cento verrebbe erogato nel 2023 basato sul calo del pil alla fine di quest’anno e nel 2021. Se i criteri fossero questi, l’Italia figurerebbe tra i primi beneficiari. Ma Conte non è convinto, perchè è impossibile ora avere stime certe sul calo del pil dovuto alla pandemia.
“Le differenze sono ancora tante e non posso dire se raggiungeremo un accordo questa volta, ma servirebbe — dice Merkel al suo arrivo all’Europa building – Però servirebbe una disponibilità al compromesso da parte di tutti”.
Disponibilità che ancora non è maturata. Certo, il regalo di compleanno di Costa per Merkel non sembra proprio ben augurante: ‘Cecità ‘ di Saramago, bellissimo ma tenebroso. Lei per lui ha una antica mappa geografica di Goa, colonia portoghese sull’oceano indiano dalla quale provengono gli antenati del premier di Lisbona.
E in più il catalogo di una mostra curata dal Museo tedesco di storia sui marinai portoghese. Ecco, magari l’idea del mare porta aria fresca e creatività ai negoziati.
(da “Huffingtonpost”)
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