RIUNIONE UE, UN FRENO NON FA PARTIRE IL RECOVERY FUND
L’ULTIMA MEDIAZIONE: MENO SUSSIDI E PIU’ PRESTITI, MA IL NODO E’ IL SUPER-FRENO DI EMERGENZA SULL’ESBORSO DEI SOLDI
La notte non ha portato consiglio a Bruxelles. Eppure fino alle 3 quasi, Giuseppe Conte, Angela Merkel e Emmanuel Macron sono rimasti a parlare, davanti a un drink in hotel, dopo una giornata intera di negoziati andati a vuoto sul recovery fund.
Ma ai drink notturni l’ostacolo all’intesa, Mark Rutte, non era presente. Ed per l’olandese e gli altri frugali, ma soprattutto per il governo de L’Aja, che oggi il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si fa carico di una nuova proposta che contiene varie offerte ai nordici.
La principale: ‘super-freno di emergenza’ per controllare l’esborso dei soldi. Giuseppe Conte, che invece chiede che il controllo sia della Commissione europea e dell’Europarlamento, accetta di discuterne, ma vuole vedere le carte. “Dipende dalle modalità ”, si apprende da fonti di governo.
La proposta però serve a smuovere Rutte. “Ci sono ancora molte cose da risolvere, ma la proposta sulla governance avanzata da Michel è un passo serio nella giusta direzione — dice una fonte diplomatica olandese – Se raggiungeremo un accordo, dipende dalle prossime 24 ore”.
Il piano viene messo a punto in un vertice a 7 di primo mattino, dopo la notte insonne. Conte, Merkel, Macron, lo spagnolo Pedro Sanchez e stavolta anche con Rutte, si ritrovano in un summit con Michel e Ursula von der Leyen, prima della plenaria con gli altri leader.
Qualcuno a Bruxelles si diverte a chiamarlo ‘Washington format’. Ma questa riunione non ha molto a che vedere con il famoso vertice dei ministri dell’Economia di Italia, Francia, Germania, Spagna e Olanda in un hotel a Washington sulla crisi del debito in Grecia nel 2005. Anche se i contenuti sono simili. Allora decisero tagli draconiani per Atene. Stavolta c’è Rutte contro tutti a pretendere garanzie sulla governance dei soldi.
“Se ci sono i sussidi servono condizionalità stringenti per assicurare che i paesi che ne beneficiano facciano le riforme”, dice entrando al vertice mattutino.
L’olandese fa riferimento esplicito a: “Riforme delle pensioni e del lavoro”. Stavolta vuole essere certo che i paesi membri le adottino, per l’Italia naturalmente il riferimento è a ‘Quota 100′. Lui la mette così: “E’ nell’interesse di Italia e Spagna uscire dalla crisi ed essere pronti per un eventuale prossimo shock”.
E allora eccola la nuova proposta di Michel che dà inizio al negoziato vero, ieri è stata una giornata di riscaldamento con tanta tensione. Il presidente del Consiglio europeo non concede a Rutte il meccanismo dell’unanimità con il quale l’olandese vorrebbe controllare l’esborso dei soldi.
Del resto, lo stesso Rutte ammette di essere pressochè solo in questa richiesta. Michel però propone un “super-freno di emergenza”, grazie al quale se uno Stato ha dubbi su come un altro Stato spenderà i soldi, può chiedere “entro 3 giorni” di discuterne in Consiglio europeo.
Il ‘super-freno’ è il cuore della nuova proposta, giacchè la governance delle risorse è il centro di tutto, più importante delle dimensioni del fondo. Michel intanto conferma i 750mld di euro proposti da von der Leyen ma riduce la parte dei sussidi da 500mld a 450mld e aumenta i prestiti a 300mld.
Però viene rafforzata di 15 miliardi la parte sostanziale della Resilience Recovery Facility, che prevede allocazioni dirette ai Paesi e passa così da 310 miliardi a 325. Il taglio riguarda invece la parte dei 190 miliardi di trasferimenti suddivisi tra vari programmi. Per esempio: Horizon Europe subisce un taglio di 2mld, il programma per la sanità cala di 2,7 miliardi, il fondo per lo sviluppo rurale viene ridotto di 5miliardi.
Per accontentare Rutte e i frugali, la proposta Michel prevede anche un aumento dei ‘rebates’, gli sconti sui contributi al bilancio di cui beneficiano questi Stati. Inoltre il presidente del Consiglio offre agli Stati di poter trattenere il 20 per cento dei dazi doganali: anzichè il 15 per cento della proposta iniziale. E anche questa è una questione che sta molto a cuore all’Olanda, per l’attività dei suoi porti.
Infine lo schema di distribuzione delle risorse cambierebbe così: 60% dei fondi distribuiti in base a Pil e disoccupazione degli ultimi 5 anni, e 40% in base al calo della crescita solo dell’ultimo anno (nella proposta iniziale si prevedeva una ripartizione al 70 per cento i primi).
(da “Huffingtonpost”)
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