HANNO USATO SALVINI E ORA LO SCARICANO, MA DOVE ERANO I “LEGHISTI PRESENTABILI” QUANDO IL CAPITONE SPARAVA CAZZATE?
TUTTI ZITTI E ALLINEATI QUANDO LA POLITICA BECERA DEL SEGRETARIO PORTAVA VOTI E POLTRONE
Due partiti sovranisti nello stesso paese, anche se è un paese strambo come l’Italia, sono troppi. Il classico doppione.
Senza improvvisarsi politologhi, basta questa banale constatazione per capire come mai il Salvini annaspi dentro e fuori la Lega, specie quel pezzo di Lega che si sente di governo e invece si ritrova a contendere alla Meloni il voto dei complottisti e dei No Vax. Che è come contendere a Walt Disney il copyright di Paperino: si perde di sicuro.
Detto questo, ci si chiede come mai i famosi moderati, i vari Giorgetti e Fedriga e Zaia, si siano muniti di un leader siffatto, che certamente ha portato voti (a breve termine) ma ha radicalizzato la Lega perfino oltre il livello di insofferenza per la democrazia e la buona educazione (parenti stretti) già ben presenti nel Dna di quel partito dai tempi di Umberto Bossi, dei gesti dell’ombrello, dei “trecentomila fucili bergamaschi”, dei soli delle Alpi istoriati nei banchi della scuola pubblica come se fossero cosa loro.
La parabola leghista ricorda quella dei repubblicani americani: se si sono fatti irretire da Trump, consegnandogli il partito, non si lamentino poi dell’assalto al Campidoglio, e facciano i conti, piuttosto che con la protervia di Trump, con la loro ignavia.
Alla stessa maniera non destano molta simpatia i bravi leghisti presentabili, qualcuno perfino con la cravatta giusta, che oggi biasimano il Salvini perché perde colpi, ma quando le folle social smaniavano per lui e lo chiamavano Capitano, non hanno detto una sillaba nemmeno nei momenti più bruti della sua ascesa.
Ora che lo hanno usato, lo schifano. Loro, i presentabili, possono contare sulla poca memoria dell’opinione pubblica.
(da La Repubblica)
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