I CONTESTATORI DI FINI AI FUNERALI DI RAUTI SI SONO DIMENTICATI DI PORTARE IN TRIONFO I “NON TRADITORI” PRESENTI: GASPARRI, LA RUSSA, STORACE, MANTOVANO, RONCHI, LANDOLFI, MELONI.
FUORI LA LISTA DEI “DURI E PURI” CHE HANNO ADERITO ALLA SVOLTA DI FIUGGI E HANNO AVUTO CARICHE E ONORI IN AN E AL GOVERNO… FUORI I NOMI DEI PARTITINI DI DESTRA CHE SI SONO ALLEATI CON IL PDL NEL CORSO DEGLI ANNI… FUORI IL CONTEGGIO DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI DI CUI HANNO USUFRUITO I “RIVOLUZIONARI” ALLA PUTTANESCA
Parto da un principio personale: in politica ci vuole coerenza, solo così puoi permetterti di giudicare gli altri.
Coerenza non vuol dire “non poter cambiare idea”, il che è legittimo, ma comportamenti motivati non da interessi personali e stile di vita adeguato, nelle scelte quotidiane, ai principi che si professano.
Chi accusa Fini dopo 20 anni dalla svolta di Fiuggi di essere un “traditore” finge di dimenticare che il percorso del presidente della Camera era stato tracciato in maniera chiara da Giorgio Almirante.
Già nella scelta del segretario del Fronte della Gioventù quando, di fronte a tre “rautiani” ai primi tre posti nella scelta dell’assemblea giovanile, Almirante scelse il quarto, ovvero il suo delfino Gianfranco Fini.
Già nella decisione di nominarlo suo successore poi alla guida del Msi, affinchè lo traghettasse verso altri lidi.
Miopia o lungimiranza non ha rilevanza, resta il fatto che chiunque avesse un briciolo di cervello sapeva dove si sarebbe andati a parare, ovvero verso una “destra nazionale” divenuta poi “alleanza nazionale”.
Non a caso chi ha combattutto questo percorso, una volta usciti di scena Rauti, Niccolai e pochi altri, hanno consegnato le chiavi e lasciato libero l’apppartamento.
Peccato che molti degli apologeti o dei giustificazionisti della contestazione a Fini di ieri abbiano sempre, ripeto sempre, avallato “il tradimento delle origini”, il che è percorso legittimo, salvo riscoprirsi “duri e puri” ieri, il che decoroso non è.
Perchè costoro sono semmai correi del reato di presunto “tradimento” anche più di Fini, visto che sono stati loro, non certo io che non l’ho mai votato, che lo hanno portato alla carica di segretario nazionale a suo tempo.
Sempre “ben coperti e allineati” dietro il carisma di Almirante prima, mai una parola di dissenso: è così che molti sono diventati deputati, senatori, consiglieri regionali e via discendendo, mantenuti dalla politica e da quel Sistema di cui fingevano di ergersi ad alternativa.
Beneficiati da Fini poi, quando con An hanno raggiunto pure i posti di governo e di potere, incancreniti nel “non cambiare per non rischiare”.
Hanno giustificato tutto, hanno assolto i Cosentino, si sono venduti il voto per salvare Silvio nel dicembre di due anni fa, hanno apprezzato le “cene eleganti”, i massaggi a Bertolaso, le mignotte a corte, i condannati in Parlamento, hanno giurato che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Questi sono “gli eroi” di chi ha contestato Fini e che si è dimenticato di loro, i veri protagonisti che avrebbero potuto “correggere” qualche errore di Fini e non l’hanno mai fatto per vigliaccheria e per interesse personale.
Il massimo del loro coraggio è stato parlarne male al bar, tra un cappuccino e un cornetto.
Loro sì che avevano titolo per presenziare alle esequie di Pino senza essere sputacchiati: coloro che non hanno mai alzato un dito contro il potere, italioti condannati alla cronaca mondana, non certo alla Storia di questo nostro tormentato Paese.
Poi ci sono i rivoluzionari di una rivoluzione mai fatta, quelli dell’armiamoci è partite, quelli che caracollavano nel portare sempre le borse altrui, quelli che hanno preso per il culo intere generazioni mostrando la mascella volitiva a favore di telecamere per poi accettare vergognosi inciuci dietro le quinte.
Quelli che si erano già venduti il partito a Silvio a Trieste, per capirci, salvo poi dover procrastinare il tempo della raccolta delle prebende.
Quelli che hanno diretto presunti partitini anti-capitalisti e rivoluzionari salvo poi vederli alleati elettorali del Pdl (e di riflesso della Lega) per mantenere o raggiungere una poltrona da 12.000 euro al mese, benefit a parte.
Sarebbe interessante un giorno veder pubblicato un elenco dei “beneficiati” da Fini con tanto di “specifica” delle entrate.
Come sarebbe stato anche divertente censire quanti, tra i contestatori di Fini, abbiano avuto in passato la tessera di An in tasca e quante organizzazioni politiche abbiano o meno usufruito di contributi pubblici e/o favori da parte di quel Sistema che aborrono a parole.
A chi infine ha contestato in buona fede, mi limito a dire, sulla base delle considerazioni su esposte: non avete capito un cazzo.
Continuate così, che le strade per essere presi per il culo sono infinite.
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