I DISSIDENTI DI PD E FORZA ITALIA PUNTANO SU RUBY E SUL GENERALE AGOSTO PER FAR SALTARE IL PATTO RENZI-BERLUSCONI
I MALPANCISTI AZZURRI: “SE CONDANNANO SILVIO, LIBERI TUTTI”
La parola chiave è “Ruby”.
È attorno all’attesa della sentenza che prende forma la manovra dei malpancisti di ogni schieramento sul nuovo Senato.
Un calcolo politico che incrocia una previsione psicologica sulla tenuta dei nervi di Silvio Berlusconi.
Perchè l’ex premier è davvero scosso dalla paura della sentenza più temuta e più infamante.
Anche all’interno del cerchio magico sono rimasti colpiti dallo show durante la riunione di martedì. Ai tempi d’oro avrebbe riconquistato D’Anna con un sorriso oggi invece lo manda al diavolo, invoca i probiviri.
Manda al diavolo Capezzone, Minzolini e chi dice no al “patto del Nazareno”.
Di fronte all’ennesimo schiaffo giudiziario, la speranza di più di un frondista non è tanto che mandi al diavolo Renzi e stracci gli accordi ma che si infiammi il clima dentro Forza Italia.
Un senatore democrat confida: “Berlusconi non tiene più i suoi. Tutti capiscono che, se non ottiene uno sconto di pena, è finito. Sette anni in Appello avvicinano i domiciliari e allora liberi tutti”.
La sensazione è che lo spettro di una nuova scissione si aggiri dentro Forza Italia.
Ma il tempo, in questa partita è tutto. Raffaele Fitto è un politico fin troppo consumato per non sapere che un atto di rottura sulle riforme prima di Ruby lo esporrebbe all’accusa di tradire nel momento più delicato e difficile per il Capo.
Per questo è stata rimandata la solenne riunione degli “autoconvocati”, quelli che dicono no al nuovo Senato.
Incontri, cene, abboccamenti avvengono in queste ore in maniera assai più informale. Solo dopo la sentenza si potrà dire: “Presidente, tu hai chiesto la fiducia su di te. Ma adesso è cambiato tutto. Hai puntato tutto sulla pacificazione e questa è la ricompensa. Va cambiato schema”.
“Tempo” è l’altra parola chiave insieme a Ruby.
Perchè è chiaro che in Senato la guerra lampo sulla riforma si è già insabbiata.
C’è un filo rosso trasversale che lega i mal di pancia trasversali e i rinvii.
I 124 iscritti alla discussione generale si stanno prendendo tutto il loro tempo, senza rinunciare neanche a un minuto per esprimere il loro dissenso.
Dopo le 42 ore di discussione generale, arrivano i 7831 emendamenti su cui è impossibile contingentare i tempi.
Possibile anche che la discussione, la prossima settimana, si possa bloccare per l’approvazione dei decreti in scadenza.
Sarà dunque il “generale agosto” il vero protagonista delle votazioni sulla riforma. A lui i frondisti affidano la manovra su un “incidente”. Non è in discussione che “una maggioranza sul nuovo Senato ci sia”, con o senza i due terzi.
Ci sono però degli emendamenti che, se passano, possono rimettere in discussione tutto.
È quello sulla riduzione dei deputati a 470 invece che 630 il cavallo di troia per rimettere in discussione tutto.
Sulla carta non fa una piega, è popolarissimo perchè incrocia il sentimento anticasta di chi vuole tagliare anche l’altro ramo. Se passasse avrebbe il classico effetto della bomba in un formicaio.
Ed è attorno a questa trama che Ruby e il generale agosto si incontrano.
Perchè è chiaro che un conto è arrivare agli emendamenti più insidiosi con Forza Italia esplosa un conto è arrivarci con Berlusconi rafforzato da uno sconto di pena che in parecchi considerano tutt’altro impossibile.
Oggi lo ha scritto anche il Fatto, dando ragione agli avvocati di Berlusconi. In un articolo di Marco Lillo dal titolo Ruby, perchè 7 anni sono troppi si legge: “Per una volta gli avvocati di Berlusconi non hanno tutti i torti: la condanna in primo grado sul caso Ruby non sta in piedi. Se la pena fosse ridotta in Appello non sarebbe uno scandalo”.
Una tesi motivata dal fatto che il reato contestato a Berlusconi, la “concussione per costrizione”, sarebbe stato praticamente abolito.
Dentro Forza Italia l’articolo viene letto come un modo furbo per sollecitare una reazione dei giudici, una specie di abbraccio mortale.
Venerdì il verdetto.
Su Berlusconi ma, per molti, anche sul percorso delle riforme.
(da “Huffingtonpost”)
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