I FALCHI PDL ALL’ATTACCO DEL GOVERNO, BERLUSCONI FRENA
NELL’ASSEMBLEA DEI GRUPPI E’ LITE TRA VERDINI E QUAGLIARELLO
Il risveglio è da giorno nero, in via dell’Umiltà .
La botta incassata dal Pdl con i definitivi delle liste assume contorni più marcati, da partito in crisi.
I sondaggi sbandierati nelle ultime settimane sono smentiti dalle urne.
Silvio Berlusconi resterà silente e lontano da Roma, in Sardegna, per tutta la settimana, immerso nelle sue carte processuali.
E il partito gli va in frantumi nel giro di 24 ore.
L’assemblea dei gruppi parlamentari che lui diserta si trasforma in autocoscienza collettiva, va avanti per ore e riprende in serata fino a notte.
Braccio di ferro sulla legge elettorale da riformare, sull’accordo col Pd che regge a stento. In realtà , ancora una volta, i falchi, con Verdini, Fitto, Santanchè in testa, tornano a scatenarsi e a mettere in discussione la lunga gittata del governo Letta. Dall’altro lato, i ministri Quagliariello e Alfano, Schifani e Cicchitto e le altre «colombe».
L’esecutivo non si mette in crisi, ma va incalzato, «tenuto sulla corda», ordina il capo da Villa Certosa.
«È il male minore, ma deve dare risposte serie prima dell’estate», dice riferito ai soliti Imu, Iva, Equitalia, detassazione delle assunzioni.
Nè il leader sembra intenzionato a spendersi per i ballottaggi: stavolta non ci mette la faccia. Non a caso.
Gli ultimi report trasmessi da via dell’Umiltà sono da brivido.
Il Pdl è rimasto fuori dal Consiglio regionale in Val d’Aosta, fuori dal ballottaggio ad Avellino, dove perfino il candidato Udc ha avuto la meglio.
Altrove il partito è al ballottaggio – Roma, Viterbo, Imperia, Brescia, Lodi, Barletta e Siena, tra gli altri – ma il candidato parte sempre sfavorito.
La lista è in calo quasi ovunque.
Solo in Calabria il governatore e coordinatore Giuseppe Scopelliti canta vittoria, ma si è votato in centri minori.
Nell’assemblea dei gruppi, riuniti a Montecitorio, i capi Schifani e Brunetta aprono tra gli applausi esprimendo «solidarietà a Berlusconi da 20 anni oggetto di persecuzione», ma la tensione sale subito.
Anche per quel che sta accadendo fuori.
Le agenzie di stampa iniziano a pubblicare stralci delle imbarazzanti rivelazioni contenute nel libro-intervista di Luigi Bisignani Clicca qui .
Il faccendiere chiama pesantemente in causa Alfano e Schifani, parla di “Giuda” che nel partito avrebbero cercato, nel 2012, un’alternativa a Berlusconi.
Il vicepremier segretario arriva in assemblea inritardo e, racconta chi è presente, compulsa nervosamente il telefonino e le agenzie.
Nel frattempo in riunione lo scontro si fa dirompente tra Verdini e Quagliariello.
Il pretesto è la riforma «trappola», come la bolla il coordinatore, alla quale lavora il ministro.
Poi l’affondo si allarga al governo.
«La gente non arriva a finemese, ci chiede provvedimenti concreti, altro che riforme», tuona il toscano. Con lui, Santanchè, Fitto, Romani, Capezzone, la Polverini. Cicchitto irrompe: «Basta coi coordinatori regionali calati dall’alto. Berlusconi deve essere sostenuto da un partito democratico ».
Lui, come i ministri, sono convinti che il governo debbadurare a lungo per fare le riforme.
Gli altri, i «falchi», sempre più insofferenti, anche nei confronti della segreteria del partito.
«La verità – ragiona il senatore Augusto Minzolini in Transatlantico – è che con questo governo pensavamo di aver messo il Pd in gabbia, i risultati dicono altro».
Carmelo Lopapa
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