I FIGLI LAUREATI DEL CETO MEDIO: VALIGIA IN MANO E TASCHE VUOTE
QUANDO IL NUOVO SOGNO DEL CETO MEDIO E’ FAR EMIGRARE I FIGLI
Se il nuovo sogno del ceto medio è far emigrare i figli e se in dieci anni 97 mila laureati sono partiti, 21 mila solo nel 2023, è evidente che siamo al più terribile dei paradossi. L’Italia va piano piano assomigliando a quei Paesi nei confronti dei quali progetta numeri chiusi, controlli alla frontiera, espulsioni certe. È in atto una specie di domino della speranza nel mondo e quella che si va formando è la catena delle aspirazioni, in molti casi purtroppo delle disperazioni, che oggi affollano i luoghi in cui le necessità economiche, i bisogni urgenti, sono divenuti la dimensione quasi congenita anche delle società industrializzate.
Certo, l’Italia ha vinto da decenni la battaglia per il pane, ha sconfitto in una misura larga la povertà assoluta, ma adesso – ci ricorda il Censis – è ingabbiata nella sua percezione di una vita che può essere gratificante solo se viene vissuta oltre frontiera.
L’Istat ci ricorda che il capitale umano è da tempo sulla via di un doloroso esilio. Quasi 100 mila laureati hanno scelto di andare altrove, di cercare altrove una retribuzione adeguata alla propria professionalità. Si susseguono le misure per fronteggiare l’emigrazione degli altri senza dar conto della nostra. Fa impressione che il ceto medio, l’area che si immaginava più prossima a chi è benestante, si auguri per i familiari giovani una vita al di là delle Alpi. Era ceto medio, dovremmo dire. Il benessere è divenuto l’orizzonte lontano, un sogno impossibile, i bisogni si fanno minuti e urgenti, il valore della busta paga si è ridotto nell’ultimo decennio di quasi il 20 per cento. Abbiamo avuto la possibilità negli anni
scorsi di poter provare a chiamare a raccolta, in alcuni casi e in territori non marginali, le giovani generazioni.
Le catastrofi naturali che si sono abbattute nel Paese consentivano, pur nel dolore dei disastri umani e materiali causati, di avviare un’opera di ricostruzione e rigenerazione urbana. Potevamo provare, per esempio, a farli divenire incubatori di nuove energie professionali – proiezioni possibili, esempi da seguire altrove – e invece i miliardi di euro spesi hanno riprodotto il solito circuito familistico e politico. Pochi con le tasche piene, tantissimi con le tasche vuote e – appunto – la valigia in mano.
(da ilfattoquotidiano.it)
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