I VICHINGHI CHE FECERO L’IMPRESA: GIOCATORI PART TIME, MEZZI DENTISTI E CINEASTI IN CONGEDO
LA SQUADRA ISLANDESE CHE HA UMILIATO L’INGHILTERRA NON E’ UNA FAVOLA MA UN PROGETTO
Dove eravate quando i vichinghi hanno battuto l’Inghilterra?
La storia dell’Islanda riparte dall’Europeo, da un quarto di finale conquistato con un gruppo di semi-professionisti, un branco di eroi molto alternativi.
Ma non dite che è una favola perchè questo successo è stato costruito: un sogno alla volta.
Si sono qualificati per il torneo contro ogni pronostico, hanno eliminato l’Olanda, hanno passato la fase a gironi senza neppure rendersene conto, hanno battuto l’Inghilterra agli ottavi con una partita già leggendaria e ora sfidano i padroni di casa. E si sentono invincibili.
Fino al 1950 in Islanda non c’erano nemmeno i campi da pallone , fino al 1990 il calcio era uno sport da amatori e nel 2009 una federazione emergente ha deciso di andare a imparare come si tira un calcio di punizione. In Inghilterra.
Giovani allenatori e dirigenti in viaggio per le città della Premier, in stage dai club più attrezzati: hanno studiato, imitato, importato, costruito impianti e campi sintetici, ma non pensavano certo di travolgere (e umiliare) i maestri.
Ci sono 21500 professionisti in Islanda e su una popolazione di 330 mila persone non sono neanche male.
Quattro anni fa hanno assunto Lars Lagerback, ex ct della Svezia e della Nigeria, arrivato sulla panchina dell’Islanda in coabitazione con Heimir Hallgrimsson, dentista part time sull’isola di Vestmannaeyjar.
Tutt’ora con il doppio lavoro, diventerà allenatore a tempo piano solo dopo l’Euro quando il suo tutore svedese lascerà l’incarico e forse la prossima volta non annuncerà le convocazioni in un bar. Ma non è detto.
Quindi si parte da un apprendista tecnico che dibatte di tattica davanti al bancone e si passa a un portiere cineasta. Hannes Halldorssonm, 32 anni, ha girato il video che ha accompagnato l’Islanda all’Eurovision del 2012, l’Europa è un concetto che lo ispira e di questi tempi l’Ue dovrebbe assumerlo per girare uno spot. sarebbe convincente.
È in aspettativa dalla Saga film che credeva in realtà di vederlo rientrare dopo tre partite. Dovrà allungargli il permesso.
Il 10 per cento della popolazione islandese è in Francia a seguire le partite e quando non trovano i biglietti telefonano ai calciatori perchè tutti conoscono tutti.
Il difensore Kari Arnason ha detto di aver individuato il 90 per cento delle facce che si è visto davanti quando la squadra è andata a festeggiare sotto la curva, in pratica dentro un villaggio.
Prima di lasciare Nizza, città del trionfo, Aron Gunnarsson, il capitano, ha trascinato tutti nell’angolo blu dello stadio per cantare “Hu”, un inno alla gioia vichingo: lento e deciso, come un liquore forte di cui prima avverti il retrogusto e poi l’effetto. Scalda. Birkir Bjarnasson si fa chiamare Thor, non a casa, dove i suoi capelli lunghi e il profilo da attore di Games of Thrones sono un’abitudine ma in questo Euro delle sorprese.
Ha esordito proprio grazie a Hodgson, l’allenatore che ha contribuito a licenziare. Prima esperienza, a 17 anni, nel Viking Stavander, club norvegese allenato guarda caso da Hodgson nel 2007.
Qui ha segnato, ha provocato un rigore, ha tirato una volèe davanti a Ronaldo che aveva battezzato l’Europeo dell’Islanda con l’acido commento: «Non sanno pensare in grande, festeggiano un pareggio come la vittoria finale». Deve sperare di non ritrovarseli di fronte.
Il padrino del gruppo è Eidur Gudjohnsen, lui sì giocatore vero, ha vinto una Champions nel 2009 con il Barcellona solo che adesso ha 37 anni e può giusto fare il motivatore.
Ruolo che alla fine si è preso Gudmundur Benediktsson. Non gioca, sarebbe il telecronista anche se lo hanno licenziato, meglio rimosso dalla diretta tv, a causa di un’esultanza in falsetto un po’ troppo simile a un lungo orgasmo, già clonato da ogni islandese.
La tv per cui lavora pensava di lasciargli finire la trasferta con l’ultima diretta.
Solo che l’Islanda va avanti e lui ha aggiunto altra estasi senza freni: «L’Inghilterra può andare fuori dall’Europa, può andare dove diavolo le pare, l’Islanda è qui».
E non per caso.
Giulia Zonca
(da “la Stampa”)
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