IL MINISTRO DELL’ECONOMIA GIORGETTI: “TAGLIATE LE VOSTRE SPESE O FARÒ LA PARTE DEL CATTIVO, I MINISTRI DEVONO FARE QUALCHE SACRIFICIO E RINUNCIARE A PROGRAMMI INUTILI”
RIESCE A FAR INCAZZARE TUTTI NEL GOVERNO: “NON DECIDI TU”, IN PRIMIS SALVINI (“DIFENDERÒ IL MIO BUDGET”) CHE POI CONSIGLIA A GIORGETTI DI EVITARE LA PARTE DEL “CATTIVO”: “LA FACCIA DURA LASCIALA A MELONI”
Si dice pronto a «vestire la parte del cattivo». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, dopo i già declamati «sacrifici per tutti», dalle banche ai proprietari di case ristrutturate col Superbonus, mette ora nel mirino i colleghi ministri. «Senza proposte per ridurre la spesa, ci penserò io», dice alla festa del Foglio. «Anche loro devono fare sacrifici, rinunciare a qualche programma, magari totalmente inutile». In gioco ci sono gli aiuti alle famiglie: «Meritano un trattamento migliore perché sostengono più spese, se hanno figli giovani o in età scolare.Speriamo di dare un segnale».
Appuntamento a martedì quando il governo approverà il Dpb, il documento programmatico di bilancio, la cornice della manovra da inviare a Bruxelles. Lì potrebbe esserci anche la sorpresa per i colleghi ministri: 3 miliardi di tagli alle spese dei dicasteri anziché i 2,4 miliardi già previsti per il 2025.
La cifra balla. Non si esclude che si possa salire anche oltre i 600 milioni extra. Dipenderà dalle esigenze di copertura di una legge di bilancio che oscilla tra 23 e 25 miliardi. La revisione della spesa pubblica ormai è un sentiero obbligato. Non solo perché rappresenta una riforma del Pnrr. Ma perché lo stesso Psb, il Piano strutturale di bilancio, ruota tutto attorno alla spesa da comprimere e tenere al di sotto del Pil per abbassare deficit e debito. Ecco dunque spiegata la velata minaccia di Giorgetti ai colleghi: «Se non mi dite dove intervenire, faccio io con i tagli lineari». Un 5% su tutti e via.
L’indolenza dei ministri accenderà presto casi politici. Non solo Matteo Salvini, vicepremier e capo della Lega nonché ministro di Infrastrutture e Trasporti: «Difenderò il mio budget». Ma anche il ministro della Sanità Orazio Schillaci che vorrebbe 4 miliardi per la sanità, ne otterrà forse la metà.
In queste ore i tecnici del ministero dell’Economia lavorano di forbici, oltre che di bilancino sui balzelli da potenziare (come Ires e Irap per banche e imprese). La spending review, la revisione della spesa, impatta molto sui ministeri: in quattro anni, dal 2023 al 2026, devono tagliare 7,6 miliardi (la metà a carico del solo ministero dell’Economia). Molti per ora sono solo tagli sulla carta. Di questo si lamenta Giorgetti. Anche gli enti locali da quest’anno al 2028 devono assicurare 600 milioni all’anno al bilancio dello Stato. Il conto potrebbe salire anche per loro.
Il clima gelido nel governo Meloni dopo la strigliata del ministro Giancarlo Giorgetti trapela dalla reazione del collega Francesco Lollobrigida. Il ministro dell’Agricoltura risponde subito al titolare dell’Economia Giorgetti che parla di “sacrifici da fare” e minaccia i componenti dell’esecutivo sui tagli al bilancio. Ministro Lollobrigida, allora, lei cosa risponde a Giorgetti chiedono i cronisti: «Mah, in realtà non ho sentito il suo intervento, cosa ha detto? I tagli? Ma noi all’Agricoltura siamo pronti, ci sono spese da rivedere, certo». Quindi ridurrà il suo budget e farà tagli? «No, non mi faccia dire cose che non ho detto».
La risposta a Giorgetti da FdI è già arrivata insomma. In realtà appena battuta dalle agenzie l’uscita del ministro dell’Economia il primo a stopparlo è stato il suo stesso leader di partito, il ministro e vicepremier Matteo Salvini, da Monza: «Sta per cominciare la sessione di bilancio, oggi (ieri, ndr ) incontro il ministro Giorgetti per difendere il mio budget». Come dire, altro che tagli. E a sostenere la linea è il capo partito del ministro, mica uno qualunque.
Ma in realtà tutti i ministri sono gelidi nei confronti dell’uscita di Giorgetti e dai toni da “maestrino” utilizzati: «Non siamo allievi suoi e non può fare la parte di chi ci bacchetta in questo modo», sibila un ministro contattato da Repubblica. La linea di tutti comunque è quella della cautela senza nessuna imposizione dall’alto: «Io sono contrario ai tagli lineari, un euro speso per un motivo non è uguale a un euro speso per un altro», dice il ministro dello Sport, il meloniano Andrea Abodi.
I ministri a capo dei dicasteri più ingombranti anche come spesa fanno spallucce. Gelo da parte del ministro della Difesa Guido Crosetto. Sulla richiesta di Giorgetti di fare tagli «se no interverrò io» risponde secco: «Mai sentita». Mentre dalle parti della Difesa si limitano a far notare che non sono arrivate richieste di tagli dal ministero dell’Economia.
Anzi, la Difesa ha appena presentato il suo bilancio nella commissione di merito alla Camera e dalla relazione emerge la richiesta urgente di nuove risorse, con un budget crescente per l’acquisto di armi, passato da 6 a 7 miliardi nell’ultimo anno, e con contratti in essere che vanno onorati e che valgono 22 miliardi di euro.
Alcuni ministri, a partire da quello interessato alla sanità, sono preoccupati e mettono le mani avanti: «A noi non sono stati chiesti tagli», dicono dal ministero della Salute guidato da Orazio Schillaci, che in realtà dovrebbe avere due miliardi di euro in più rispetto allo scorso anno. Una cifra considerata insufficiente dalle Regioni, che chiedono almeno 4 miliardi in più per far fronte al costo dell’inflazione e assumere camici bianchi.
Il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, che ha in mano tutti i capitoli sul sostegno alle imprese e alle filiere che valgono miliardi di euro, para il colpo: «Noi daremo, come sempre, le nostre indicazioni in merito ad eventuali tagli per evitare impatti negativi sulle misure efficaci di sostegno alle imprese — dice — non intaccheremo certo le misure a sostegno delle risorse che sono risultate efficaci».
La coperta in molti dicasteri è corta e arrivare a pochi giorni dalla manovra di bilancio con richieste così stringenti e “lineari” sui tagli sta creando non poca irritazione nel governo, anche per l’immagine che sta passando: di un ministro, Giorgetti, che vuole salvare il Paese e gli altri no. Ma a Salvini non piace invece l’immagine opposta e altrettanto possibile: quella del suo ministro cattivo e degli altri buoni. I due ieri si sono visti a Milano. Bocche cucite sul confronto, anche se il clima è stato più che sereno. Salvini avrebbe consigliato al ministro di non usare mai la parola “tasse” e di evitare di assumere lui il ruolo del “cattivo” e lasciare l’arduo compito di imporre tagli ad altri: in primis al la premier Meloni.
(da la Repubbica)
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