IL NOTO DIRETTORE D’ORCHESTRA FABIO LUSI: “BEATRICE VENEZI NON E’ ALL’ALTEZZA DELLA FENICE, IL SUO GESTO E’ SCOLASTICO, NON E’ MATURA”
“LE CONSIGLIO DI FARE UN PASSO INDIETRO, NEL SUO INTERESSE”
La direttrice d’orchestra Beatrice Venezi «dovrebbe fare un passo indietro». Nel suo interesse. Perché La Fenice di Venezia «non è una palestra per un giovane direttore, ha bisogno di un nome che aumenti la qualità, non di chi ne approfitta per motivi di carriera». Fabio Lusi, che dirige la sua orchestra a Dallas e in passato ha lavorato al Met di New York e al Maggio Fiorentino, parla in un’intervista al Corriere della Sera. Genovese, 66 anni, Lusi vuole dire due cose: «La scelta di un direttore musicale va condivisa con le masse artistiche, che qui sono state messe di fronte al fatto compiuto. Non ha senso, nell’interesse di un ente, nominare qualcuno che non è benvoluto. Parliamo di un teatro storico che fa l’esaurito a ogni recita e che è stato diretto da gente come Chung e Harding. È impossibile non coinvolgere le masse artistiche in una scelta di questo genere».
Un gesto scolastico
Il secondo punto è che «Beatrice Venezi ha compiuto gli studi. La formazione ti permette di cominciare una sfida, ma questo non significa che tu sia un direttore. Ai miei allievi chiedo: volete un gesto tanto per gesticolare, o che trasmetta l’idea musicale?». Nel caso di Venezi «la gestualità è rudimentale, non è matura». Lusi dice di averla vista dirigere in alcuni video: «Non è all’altezza di un incarico di quel genere. Mi auguro che lo diventerà». Perché ha un gesto «scolastico. Semplicemente, non è matura. Ha un impatto limitato, non c’è corrispondenza tra le idee musicali e il gesto che le deve comunicare. Ci sono situazioni in cui il gesto non è ancora maturo ma si vede talento: in lei, non lo vedo. E poi devi prima frequentare grandi teatri, dirigere grandi orchestre, avere un repertorio vasto. Leggo che ora ha diretto un concerto con Domingo a Bangkok».
Tutti comunisti?
Lusi non vuole parlare della scelta arrivata su input di Fratelli d’Italia: «Sulla politica non mi pronuncio. Ci sono sempre state raccomandazioni, da una parte e dall’altra. Io faccio un discorso tecnico. La singolarità stavolta è che è una scelta artisticamente inspiegabile».
E non è vero che ce l’hanno con Venezi perché donna: «Discriminazioni di genere non esistono più, ci sono tante direttrici bravissime con incarichi importanti». Non sono tutti comunisti all’Orchestra della Fenice: «Che il teatro, in modo garbato, legittimo, fondato, abbia espresso all’unanimità la sua opinione, è la risposta».
Anche perché «l’assurdità della situazione è che chi la sostiene, esponendola in questo modo, l’ha messa in una condizione difficile, che forse lei ha alimentato, ma le sta facendo dei danni. A 35 anni, un direttore è un bambino. Ha tanto tempo davanti per costruire un percorso. Mi auguro che Venezi abbia il buon senso di fare un passo indietro, nel suo interesse e in quello del teatro».
All’estero
Infine, sostiene Lusi, all’estero non potrebbe succedere una cosa del genere: «Nel mondo anglosassone nella musica entrano gli sponsor, non la politica. La commissione che decide la nomina è fatta da un manager dell’orchestra, dal direttore artistico e da alcuni suoi musicisti. Anche in Europa le masse vengono interpellate, e prima di assumere un incarico un direttore deve averci lavorato, cosa che non è avvenuta in questa vicenda. Io ho sempre preso orchestre che mi hanno votato all’unanimità».
(da agenzie)
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