IL PAESE DEI DOSSIERINI: CHI USA A SCOPO DI RICATTO LE INFORMAZIONI ECONOMICO-FINANZIARIE?
“LA STAMPA” IPOTIZZA L’ESISTENZA DI UNA “RETE” CHE AGISCE, A PIU’ LIVELLI ISTITUZIONALI, SUL MERCATO DELLE INFORMAZIONI RISERVATE
Non una «mela marcia», ma tante. In tante ceste. Legate da «una rete» a più livelli istituzionali, che agisce sul mercato lucroso e opaco delle informazioni riservate a sfondo politico-economico-finanziario. Da usare per colpire i nemici, aiutare gli amici, acquisire crediti e promuovere carriere nelle istituzioni e nelle grandi centrali del potere parastatale, dove passano miliardi, rapporti internazionali, insomma la vera politica.
Per capire a fondo la portata potenziale della vicenda, occorre ricostruire il funzionamento di quella che viene considerata la banca dati investigativa più ampia e completa a livello internazionale. Chi ha la chiave per accedervi, trova un tesoro.
È la Procura nazionale antimafia a detenerla. Sullo sfondo c’è l’enorme aumento di importanza delle informazioni finanziarie dal punto di vista investigativo, a cui è corrisposta una parallela crescente influenza della Guardia di finanza, anche in rapporto agli altri corpi di polizia giudiziaria.
Il nucleo originario di questa attività è rappresentato dalle Sos, segnalazioni di operazioni sospette che la legge impone a banche, intermediari finanziari, professionisti (notai, avvocati, commercialisti), assicurazioni e sale da gioco anche online quando rilevano operazioni anomale, che potrebbero nascondere riciclaggio di denaro sporco, finanziamento a terroristi e trasferimento di proventi di reati.
Il funzionario di banca riceve un allarme dal sistema informatico e lo valuta. Poi trasmette la segnalazione all’Uif, l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia.
Bankitalia fa un ulteriore vaglio, se necessario chiedendo informazioni più precise.
Negli ultimi due anni le Sos valutate «a classe di rilevanza alta» sono il 40%. Poi inoltra la segnalazione in tre direzioni: due di polizia (Direzione investigativa antimafia e Nucleo valutario della Guardia di finanza), una giudiziaria. La Procura nazionale antimafia.
Dove un gruppo di magistrati e di investigatori le analizza, incrociandole con tutti gli atti giudiziari che in tempo reale la sua banca dati acquisisce dalle Procure territoriali: indagini, sentenze, intercettazioni, perquisizioni e sequestri, misure di prevenzione patrimoniale, interdittive antimafia. Persino informazioni su mafia e terrorismo provenienti dai servizi segreti, grazie a un recente accordo.
Tutte le operazioni bancarie oltre 15mila euro vengono registrate. Il software Gianos (Generatore indici di anomalia per operazioni sospette) è un’eccellenza mondiale e fa uno screening sulla base di centinaia di parametri, periodicamente raffinati. Risultato: le 840 Sos del 1997 sono diventate 14.602 nel 2008, poco più di 100mila nel 2019 e 155mila l’anno scorso. Nel primo semestre di quest’anno sono state 78mila, quasi tutte per riciclaggio. Le regioni più coinvolte sono Lombardia, Lazio e Campania.
Partendo da una semplice operazione anche di modesto importo (compresi bonifici di poche migliaia di euro, frazionati nell’arco di una settimana), genera una formidabile ricostruzione economica e relazionale attorno a una persona. Alcune Sos non vengono sviluppate per carenza di rilevanza. Altre vengono catalogate come «di profilo interessante».
La Procura nazionale antimafia fa di questa miniera d’oro informativa due “servizi”: la trasferisce su loro richiesta alle Procure distrettuali che già stanno indagando sulle persone coinvolte; la gira alle stesse Procure come impulso per nuove indagini. Anche la Finanza le elabora e, nel caso, le segnala alle Procura per indagare. È proprio il Nucleo valutario, che ora indaga su delega di Cantone, a occuparsene.
Le Sos non sono notizie di reato ma uno spunto investigativo. Nel gioco politico-economico, rappresentano armi letali. Dunque costituiscono «materiale prezioso ma da maneggiare con cura, come le intercettazioni» Negli ultimi due anni, la diffusione delle Sos a livello pubblico è cresciuta in modo esponenziale. E diverse Procure hanno sospettato l’esistenza di una «rete».
Anche perché alcune Sos venivano divulgate prima ancora di finire sulle scrivanie dei pm. Con tempistiche sospette. E finalità talvolta molteplici. Non escludendo, sia come finalità accessorie sia come danni collaterali, l’uccisione in culla delle indagini attraverso l’anticipata messa in allarme dell’interessato. Così è per esempio accaduto a Roma, nell’inchiesta sulle truffe sulle mascherine.
Uno degli effetti di questa vicenda, se usata strumentalmente, potrebbe essere una stretta sulle Sos e sul metodo di lavoro della Procura nazionale antimafia
Il nome di Crosetto, da cui è partita l’inchiesta, richiama due fasi chiave della stagione cominciata con il trionfo meloniano alle elezioni: formazione del governo e la stagione di nomine nelle grandi aziende pubbliche. Crosetto ha avuto un ruolo di primo piano, con posizioni anche apertamente antagonistiche rispetto a Palazzo Chigi. Sia su Leonardo, la roccaforte dell’industria militare; sia sulla Guardia di Finanza. In questo mercato di potere e ricatti una Sos può salvarti la carriera. Ma anche stroncarla.
(da La Stampa)
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