IL PARTITO DI DI PIETRO? CHI LO CONOSCE LO EVITA
L’ITALIA DEI VALORI PARE IL COLOSSEO, SEMPRE CON LE PORTE APERTE, GENTE CHE ENTRA MA SOPRATTUTTO GENTE CHE SE NE VA… ELIO VELTRI, GIULIETTO CHIESA, ACHILLE OCCHETTO HANNO PURE FATTO CAUSA PER LA GESTIONE DELLA CASSA… MA CI SONO ANCHE MILLY MORATTI, FRANCA RAME, FLORES D’ARCAIS, BENIAMINO DONNICI, ALDO FERRARA, JEAN TOUADI, VALERIO CARRARA AD AVERE CONOSCIUTO I METODI DEL LEADER E AD AVER PRESO VELOCEMENTE LA PORTA
Quest’estate è toccato a Jean Leonard Touadi, originario del Congo, primo deputato di colore in Italia. Nell’Italia dei Valori c’è stato qualche mese, quando si è reso conto dell’aria che tirava ha fatto velocemente la valigia ed è trasmigrato nel Pd.
Tutti quelli che se ne vanno sbattono la porta, in punta di piedi non se ne va nessuno e la cosa comincia a fare pensare in molti.
Uno dei primi, nonchè grande animatore del movimento di Mani Pulite, fu Elio Veltri, dipietrista doc: fu il primo ad accusare Di Pietro di “gestione privatistica del partito” e ad aprire un contenzioso in tribunale con lui per un rimborso elettorale di cui non vide una lira.
Soldi e cesarismo, sempre la stessa litania per molti altri abbandoni.
Un partito atipico dove non è mai stato celebrato un vero congresso nazionale, ma solo feste con acclamazioni obbligate dei presenti nei confronti del capo.
Sembra di essere al Colosseo, con qualcuno che entra e tanti che se ne vanno.
A Catanzaro ricordate tutti gli iscritti dell’Udeur che erano passati all’Idv dopo il crollo di Mastella? E’ bastato qualche mese e la conoscenza dell’ambiente dipietrista e tra i due mali… hanno preferito ritornare con il sindaco di Ceppaloni che sarà pure azzoppato per ora, ma ritenuto più affidabile. Diceva Veltri che “Di Pietro ha blindato il partito per incassare direttamente i finanziamenti statali, me ne sono andato per questioni di metodo e di trasparenza e non sapevo ancora nulla di quello che poi sarebbe accaduto in peggio”…
Ma ci sono tanti che hanno fatto loro il motto “Come lo conosci, lo eviti”: dal giornalista Giulietto Chiesa ( anche lui ha citato Tonino in tribunale, tanto per cambiare) a Pietro Mennea, da Rino Piscitello a Claudio Demattè, da Luigi Bazzoli a Federico Orlando, da Milly Moratti a Paolo Flores d’Arcais.
Tra scandali e maneggi strani hanno pensato a suo tempo di cambiare aria Franca Rame e Sergio De Gregorio, per finire al presidente dei cacciatori Valerio Carrara.
Spesso nomi scelti per portare voti al partito, senza un minimo di adesione a un programma condiviso. Si prendeva tutto e l’incontrario di tutto, purchè garantisse consensi elettorali, come nel caso della leader delle casalinghe Federica Rossi Gasparrini.
Un altro esponente che se n’è andato definendolo “anaffettivo” è Beniamino Donnici, leader calabrese che costruì dal nulla il partito in quella regione. O come Aldo Ferrara, altro leader regionale e docente universitario a Siena.
Per finire con i nomi storici di Giulietto Chiesa, Achille Occhetto e Elio Veltri, padri dell’associazione “il Cantiere” che alle europee 2004 presentarono liste comuni con l’Idv.
Chiesa ebbe un seggio a Strasburgo, ma quando si trattò di dare al “Cantiere” la quota che gli spettava in base agli accordi ( 1.250.000 euro), Di Pietro disse “Vi bastino i 25.000 euro a testa che vi ho dato”.
Quando il Cantiere fece causa a Di Pietro, questi mostrò un passaggio dell’accordo in cui aveva inserito una clausola secondo la quale i soldi spettavano solo a lui. I tre avevano firmato senza soffermarsi su quella postilla, confidando sulla sua buona fede.
E non hanno preso un euro… tanto per far capire perchè tanti prendono la porta e scappano.
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