IL PARTO DELLE LIBERTA’: ROMA POTREBBE SEGNARE LA FINE DI DUE SOTTOPRODOTTI DEI MEDIA
PENSAVANO CHE BERLUSCONI AVREBBE CEDUTO, MA FORSE HANNO SBAGLIATO I CALCOLI
Bene, la Meloni si candida e Salvini a questo punto non può non presentare la sua lista: così gli italiani vedranno cosa contano.
Dopo mesi di passaggi televisivi, di comparsate sui rotocalchi su nuovi amori, gravidanze programmate e di quotidiani insulti al prossimo, la pseudo destra tanto “sovranista” che non ha nulla da dire sul massacro di un italiano da parte di un regime straniero, passa alla cassa.
Ma come i rapinatori malaccorti, rischiano di prendere una riga di bastonate da parte degli elettori di destra.
Guardiamo i sondaggi ad oggi: la Raggi è al 33%, Giachetti al 30%, Bertolaso al 15%, Marchini al 10%, Storace al 7%, Fassina al 5%. Lo stesso sondaggio dice che al ballottaggio vincerebbe la Raggi 55% contro Giachetti 45%.
Questo con il 56% di romani intenzionati a non votare o ancora indecisi.
Ma ora si presenta Giorgia Meloni, che non ha considerato due variabili: ad oggi Bertolaso non si ritira e Storace neppure, per non parlare di Marchini.
Rimane quindi scoperta sia tra gli ambienti moderati sia su quelli della destra estrema.
Può contare sul 12-13% accreditato al suo partito, di un altro 2-3% della Lega, aggiungiamoci ancora qualcosa che rosicchia tra gli indecisi: se va bene arriva al 20%.
A quel punto non le resta che prendere in prestito un camper nel primo campo rom e iniziare a nomadare, magari in Francia con una raccomandazione di Marine trova un lavoro.
Cosa a cui è invece impermeabile il 15 anni fuori corso Salvini.
Nella loro ignoranza politica non hanno compreso che a Roma attualmente sono i Cinquestelle gli unici “oppositori” credibili, anche se solo perchè non hanno ancora governato.
Mentre Giachetti è l’unico piddino che ha un profilo accettabile per il suo elettorato (e infatti ha recuperato consensi).
Salvini si è ben guardato dall’essere trombato a Milano, ma ha spinto la Meloni a farlo a Roma, ci voleva una bella presunzione per cascare nel tranello.
Poi Salvini aveva necessariamente fretta: la Lega ha perso tre punti in due mesi, tra poco Forza Italia l’avrebbe ripresa e addio leadership del centrodestra. Il tentativo andava fatto adesso, con la variabile programmata della gravidanza della Meloni.
Perchè anche quella, come tutte le gravidanze nel 2016, era prevista, come era programmato l’annuncio al Family day.
Una candidata in attesa è il massimo per i media (lo abbiamo verificato in questi giorni di polemiche), tra foto, rotocalchi, interviste, solidarietà femminile, la “difficile campagna elettorale”, uno spot continuo.
Un percorso obbligato per chi non ha nulla da dire sui contenuti: a proposito qualcuno ci dice , dopo aver chiuso i campi rom, dove li mettete? Li parcheggiate vicino alla ruspa? O pensate che gli elettori siano tutti cosi coglioni da non conoscere le norme internazionali sui rom?
Ma lunga è ancora la strada prima delle elezioni, tante cose possono ancora cambiare, salvo le brutte figure fatte finora.
E’ il caso di dire che “è giunta l’ora delle decisioni revocabili”: concetto che si addice alla compagnia di giro in cui è ridotta la pseudo-destra italiana.
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