IL PD CHE PRENDE ORDINI DALL’ILVA
DOPO L’ ARRESTO DEL PRESIDENTE PD ALLA PROVINCIA DI TARANTO EMERGE UN ASSERVIMENTO DEL PARTITO AI RIVA
“E ora bisogna chiedere il conto al presidente della Provincia”. Girolamo Archinà è infuriato. L’11 marzo 2010 ignaro di essere intercettato, l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva manifesta tutta la sua rabbia nei confronti del presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido e dopo l’ennesimo “no” che i suoi uffici hanno inviato all’azienda, si chiede “il ‘tutto a posto’ — garantito dal presidente, ndr — cosa sta a significare”.
L’Ilva è in attesa dell’autorizzazione per lo smaltimento dei rifiuti di lavorazione nella discarica interna dell’azienda.
Un permesso che all’Ilva farebbe risparmiare milioni di euro non esternalizzando più il servizio. Florido, al suo secondo mandato con un’amministrazione di centrosinistra e presidente del Pd ionico, aveva garantito “tutto a posto, gli uffici procederanno”, ma così non è stato.
Non sono bastate le pressioni e le minacce che, secondo l’accusa, il presidente Florido, l’ex assessore all’ambiente Michele Conserva e l’ex direttore generale dell’ente Vincenzo Specchia hanno effettuato sui dirigenti perchè firmassero “a vista” e senza “un esame approfondito delle pratiche” le richieste provenienti dalla grande industria.
Tutto però finisce nell’inchiesta della Guardia di finanza “ambiente svenduto” che all’alba di ieri ha portato in carcere Florido, Conserva e lo stesso Archinà , già detenuto dal 26 novembre scorso
Arresti domiciliari, invece, per l’ex dg Specchia.
Concussione e tentata concussione sono i reati ipotizzati dal pool di magistrati guidati dal procuratore Franco Sebastio.
Nell’ordinanza, il gip Patrizia Todisco parla di “una inquietante, forte inclinazione comportamentale ad asservire il pubblico ufficio, i pubblici poteri rispettivamente esercitati, al conseguimento di obiettivi di favore economico a beneficio di determinati soggetti (ovviamente, non di soggetti qualunque…), in spregio dei principi di buon andamento e imparzialità della Pubblica amministrazione”.
Presidente, assessore e direttore generale, insomma, avrebbero spinto i dirigenti ad assumere “un atteggiamento di generale favore nei confronti dell’Ilva” attraverso condotte “ispirate e pilotate” proprio dall’uomo ritenuto la longa manus della famiglia Riva.
Archinà è “informato di tutto, caldeggia nomine e spostamenti dei dirigenti” ed è “talmente introdotto nei meccanismi di nomina dell’ente da essere al corrente anche delle nomine in cantiere”.
A farne le spese è Luigi Romandini, il dirigente che non cede alle pressioni e che Florido trasferisce ad altro incarico.
“Tanto adesso hai finito” gli avrebbe detto l’assessore Conserva sventolando il provvedimento e preannunciando il siluramento.
Romandini, di tutta risposta, si reca negli ufficio del maggiore Giuseppe Dinoi e denuncia tutto. Intanto al suo posto viene nominato Ignazio Morrone, ma la musica per l’Ilva non cambia: anche lui rifiuta di firmare le autorizzazioni ed è costretto ad accettare il pensionamento anticipato.
“Il presidente Florido — ha raccontato ai finanzieri — mi invitava nel suo ufficio, a volte anche pretestuosamente, chiedendomi di evaderle (le istanze dell’Ilva, ndr) quasi ad horas e di fronte alla mia legittima e doverosa richiesta di esaminarle nei tempi dovuti, egli mi rispondeva ‘se non se la sente mi faccia due righe e si dimetta’”.
Ma non sono solo i dirigenti a essere trasferiti.
Quindici giorni dopo aver sanzionato l’Ilva per una violazione anche il corpo della Polizia provinciale passa dal controllo del settore ambiente a quello diretto del presidente Florido. Intanto per accontentare l’Ilva e ottenere quell’autorizzazione allo smaltimento dei rifiuti, Florido e Conserva sono costretti a chiedere all’avvocato Cesare Semeraro, responsabile dell’ufficio legale della provincia, di affidare a un professionista esterno, l’avvocato Nicola Triggiani, la redazione di un parere che avrebbe consentito di superare gli ostacoli.
Semeraro si oppone e tutto si conclude in un nulla di fatto.
Ma le pressioni, secondo l’accusa, proseguono.
Fino all’estate scorsa quando Florido interviene ancora su Semeraro per le lamentele ricevute dal nuovo presidente dell’Ilva Bruno Ferrante scontento della richiesta di 300 milioni di euro come garanzia finanziaria chiesta dall’ente per la gestione dei rifiuti a fronte di 1 milione di euro previsto dall’azienda.
Florido vuole risolvere la questione, ma Semeraro è chiaro: “Se Ferrante ha dei dubbi, mi faccia chiamare”.
Per il gip Todisco queste circostanze “confermano il sollecito, premuroso, fattivo e perdurante interessamento del Florido in soccorso delle esigenze di natura economica della proprietà dell’Ilva”.
Ed è proprio al patron Fabio Riva che, nel luglio 2010, Florido garantisce l’impegno.
Fabio Riva (R): Si son parlati. Mi sembra che sia abbastanza chiaro, la nostra posizione è di andare avanti a collaborare, a vedere di lavorare con la Regione, chiaro che in presenza dell’incidente probatorio dobbiamo stare molto attenti a come ci muoviamo, no? Gianni Florido (F): È evidente… se… R: Perchè non puoi da un lato andare a fare delle cose non previste dalla legge e dall’altro avere un incidente probatorio, no? Per cui diciamo tutto l’iter deve seguire una procedura molto rigida, non so come dire. (…) Però per noi è importantissimo andare avanti a parlare con la Regione. F: Stamattina incontreremo anche noi la Regione. E prenderemo una strada comune… va bene. R: Esattamente. F: Se mi chiamate nel pomeriggio… poi vediamo quando lei viene giù: vediamo di combinare questo incontro.
Francesco Casula e Antonio Massari
(da “il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply