INTERVISTA AL CINQUESTELLE CURRO’: “I NO DI GRILLO AL PD HANNO FAVORITO BERLUSCONI”
“GRILLO VUOLE UNA DEMOCRAZIA SENZA PARTITI, SENZA DESTRA E SINISTRA, SOLO MOVIMENTI, MA COSI’ NON FUNZIONA”… “IL TEMA VERO NON E’ LA DIARIA, MA L’AUTONOMIA DEGLI ELETTI DA GRILLO E CASALEGGIO”
Il pericolo di una «deriva populista» del movimento 5 Stelle.
Di un clima «emotivamente pesante» tra i parlamentari e il duo Grillo-Casaleggio.
Il rischio di un replay in Parlamento dei casi Favia e Salsi, i dissidenti emiliani finiti rapidamente fuori dal partito.
Tommaso Currò, deputato di Catania, è stato il primo dei dissidenti tra i deputati a 5 stelle.
Nei giorni degli sfottò via streaming a Bersani, lui si alzò per dire che invece col Pd bisognava parlarci. Ora, quasi due mesi dopo, il Pd è al governo col Pdl e i grillini sulle barricate.
Travolti dall’ennesima campagna elettorale del Capo e fuori dal governo del Paese. Lui è seduto su un divanetto della Camera e sta studiando dei provvedimenti economici sul computer
«Resto della mia idea. Avremmo dovuto dialogare e forse ora non saremmo in questa situazione con Berlusconi di nuovo al centro della scena».
Grillo sostiene che è stato il Pd a non voler trattare con voi.
«La mia opinione è che Beppe non abbia mai voluto davvero discutere col Pd. Non lo ha voluto allora e non lo vuole adesso. Invece ha finito per favorire la rinascita di Berlusconi. E io continuo a chiedermi perchè».
Sembra che voglia piuttosto succhiare voti al Pd, approfittare della loro crisi.
«Capisco, ma non mi sembra una strada utile al Paese. Una certa dose di populismo è servita al movimento, per arrivare a milioni di persone. Altrimenti avremmo fatto la fine dei tanti partitini che non superano il 5%. Ma una volta arrivati in Parlamento bisogna cambiare registro. Non è che io posso entrare in Commissione Bilancio e gridare “tutti a casa”. Bisognare mettere un freno agli slogan, entrare nella complessità . Devo capire come funziona la macchina, fare le mie proposte, valutare quelle degli altri, trovare le coperture per i provvedimenti. È tutto complicato ma è la democrazia parlamentare ed ha un suo fascino. Anzi, le dirò che stando qui dentro, man mano che entro dentro il meccanismo, lo sto apprezzando. La politica è una cosa seria»
Il Capo invece sembra preferire le piazze, invocare le barricate…
«Mi pare di cogliere in lui l’idea di una democrazia senza partiti, assembleare, di un Parlamento come somma di comitati e movimenti “single issue”, i No tav, No ponte, No Discarica. Credo che non possa funzionare, la democrazia ha bisogno di partiti, di una destra e di una sinistra. Partiti rinnovati, in cui chi ha fallito si faccia da parte. Ma pur sempre partiti».
Invece i vostri guru puntano alla spallata, a prendere il 51%…
«Non mi convince. Lo dico con sincerità , non siamo pronti per governare da soli. Dobbiamo maturare, fare pratica. Il rischio che vedo è il moltiplicarsi di forze populiste, che ci scavalchino su temi come l’Europa e la moneta. Che il risultato sia il caos»
Eppure lei è un deputato dei 5 Stelle. Non dovrebbe temere la crescita del suo movimento.
«Per tanti anni ho votato Pd, poi sono stato deluso dal loro correntismo esasperato, dai troppi fallimenti, dalle promesse mancate. Ma l’eventuale implosione del Pd non è una prospettiva che auspico».
Tra di voi com’è il clima?
«Sulla questione delle diarie non ho avuto particolari obiezioni di sostanza. È giusto rendicontare e restituire. Ma ho avvertito un clima di tensione che non ci fa bene. Mi sembra che il tema più profondo che sta sotto a questione discussione sulle diarie sia quello della leadership, della autonomia degli eletti rispetto a Grillo e Casaleggio. E in definitiva anche della strategia che intendiamo seguire. Qual è il nostro obiettivo? Io in questo momento fatico a capirlo. Non credo che sia il mondo Gaia di cui parla Casaleggio, quella non è una prospettiva politica. E allora dobbiamo misurarci con la realtà dell’Italia».
E invece vi avvitate sui soldi.
«È giusto che noi deputati a 5 Stelle adottiamo dei comportamenti più sobri e più rigorosi degli altri. Ma il punto è discutere della linea politica».
Rischiate una scissione?
«Non direi proprio. Però evocare liste nere di reprobi è un grave errore. Mi sembra di vedere in scala più larga quello è successo in Emilia con Favia e Salsi. Sulle diarie e anche prima ho visto una gestione del dissenso che mi preoccupa. Mi auguro che questi metodi non si ripetano».
Andrea Carugati
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