IL PDL SI SPACCA SUL DECRETO ANTICORRUZIONE: FINI VUOLE AFFRONTARE LA QUESTIONE MORALE, PER BERLUSCONI NON C’E’ FRETTA
NEGATA LA CORSIA PREFERENZIALE RICHIESTA DAI FINIANI PER IL DISEGNO DI LEGGE CHE PREVEDE AUMENTI DI PENA PER I REATI CONTRO LA P.A., LISTE PULITE, CONTROLLI SU APPALTI E CONCORSI, INELEGGIBILITA’ PER CHI E’ STATO CONDANNATO PER CORRUZIONE.. LITE ALLA CAMERA: PARLARE DI LEGALITA’ A QUALCUNO DA’ FASTIDIO
Nessuna corsia preferenziale per il disegno di legge anticorruzione: la richiesta dei parlamentari finiani è stata bocciata dai sommi vertici del gruppo Pdl alla Camera che hanno dichiarato la loro contrarietà a velocizzare il provvedimento del governo contro i politici corrotti.
Mentre le norme ad personam quando è necessario devono volare, per le misure di legalità non c’è fretta.
Questa la morale che emerge dall’ultimo scontro tra le due anime del Pdl: mentre il finiano Bocchino invitava il premier a prendere lui l’iniziativa, prima di subire quella delle opposizioni, le sue parole erano accolte dal gelo e dall’ostilità dei deputati berlusconiani.
Secondo i fedelissimi del premier era pericoloso parlare di legalità il giorno delle dimissioni di Scajola e affrontare una “questione morale” che per molti evidentemente non esiste o fanno finta che non esista.
Fabio Granata si sfogava: “Potevamo dare un segnale al Paese, un’altra occasione persa: il no del Pdl all’iter veloce è un grosso errore politico perchè si tratta di un atto del governo”.
Alzare le bandiere della legalità e delle regole pare dare fastidio a qualcuno che definisce l’iniziativa dei finiani dettata da “interessi di bottega”, dimenticando che le norme le avevano decise tutti insieme: risulta strano frenare quando qualcuno ne reclama l’applicazione.
Vediamo in cosa consiste in concreto questo disegno di legge che fa così paura.
Intanto prevede un inasprimento delle pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione (corruzione, concussione, peculato, ecc) compreso tra la metà e un terzo, fino a un incremento massimo di 6 anni.
Viene altresì introdotta un’aggravante specifica che inasprisce le pene fino a un terzo nei confronti del pubblico ufficiale infedele.
Vi è poi il capitolo “liste pulite”: incandidabilità a qualsiasi carica, nazionale o locale, del presidente della Regione che sia stato rimosso per aver compiuto “atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge”.
Ineleggibilità alle cariche di deputato e senatore per i condannati in via definitiva per reati contro la Pubblica Amministrazione (corruzione, concussione, ecc).
Sono previsti poi numerosi controlli di gestione e sulla qualità dei servizi.
Più trasparenza negli appalti pubblici, nei concorsi e nella progressione in carriera.
Viene anche creato un Piano nazionale anticorruzione, coordinato dal Dipartimento della Funzione pubblica.
Ciascuna Amministrazione dovrà mettere per iscritto il grado di esposizione al rischio corruzione dei propri uffici, assumendosene la responsabilità .
Misure opportune e di buon senso, neanche troppo draconiane: ma per i vertici del Pdl evidentemente possono aspettare.
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