IL PIANO AL VAGLIO DEGLI USA PREVEDE CONDIZIONI CAPESTRO DIFFICILMENTE ACCETTABILI PER ZELENSKY: DIMEZZARE L’ESERCITO E CEDERE TERRITORIO IN CAMBIO DI UNA VAGA GARANZIA DI SICUREZZA AMERICANA
IL SEGRETARIO DI STATO USA, MARCO RUBIO: “ENTRAMBE LE PARTI DEVONO ACCETTARE CONCESSIONI DIFFICILI”. MA NON SI CAPISCE QUALI SIANO QUELLE RICHIESTE A PUTIN
Nelle ultime ore si è appreso che Washington e Mosca stanno trattando segretamente
su un piano in 28 punti per imporre un accordo: non soltanto Putin dovrebbe vedere soddisfatte le sue aspirazioni territoriali in Donbass ma anche ottenere il dimezzamento dell’esercito ucraino e un qualche tipo di controllo sul governo di Kiev.
Colpite Leopoli, Ivano-Frankivsk, Kharkiv, Rivne, Dnipro, Khmelnytskyi, ma al cuore dell’ennesimo raid russo, uno dei più gravi tra le centinaia di quest’anno, si trova la città di Ternopil : a differenza di Kiev e gli altri centri urbani che subiscono raid quasi quotidianamente, i circa 225.000 abitanti di questa tranquilla località delle province occidentali situata 120 chilometri a est di Leopoli vengono in genere soltanto sfiorati dai raid russi.
«Sino ad ora non eravamo mai stati un obbiettivo importante e infatti durante gli allarmi nessuno scende nei rifugi», ammettono loro stessi ai media locali. Ma l’altra notte i missili hanno centrato due palazzi di nove piani sventrandoli.
Secondo i responsabili locali, sarebbero stati utilizzati missili russi da crociera Kh-101 sparati da un bombardiere che volava nelle regioni di Vologda e Astrakhan. La conseguenza è che tutti i morti e la maggioranza dei feriti nel Paese questa volta sono concentrati a Ternopil. Zelensky commenta a caldo che «la pressione sulla Russia è stata insufficiente». E aggiunge: «A Ternopil tutte le nostre unità continuano a lavorare per salvare quante più vite possibili. Al momento abbiamo raccolto 25
morti, tra loro anche 3 bambini. Ma ci sono altre persone sotto le macerie».
A detta dei comandi dell’aviazione a Kiev, in tutto la Russia avrebbe sparato 476 droni e 48 missili, tra i quali almeno uno balistico. Le contraeree sarebbero riuscite a colpire in aria 422 droni e 34 missili, tuttavia un numero cosi alto di obiettivi contemporaneamente complica enormemente il ruolo delle difese.
L’Ucraina chiede agli alleati l’invio di batterie di Patriot e le industrie nazionali stanno producendo nuovi modelli di droni anti-droni. I russi hanno modificato le loro armi in risposta: i nuovi Shaheed sono in grado di volare molto più in alto e più velocemente degli originali importati dall’Iran
Secondo quanto ha riferito Axios, il documento contiene 28 punti, che prevedono innanzitutto la cessione del Donbas – anche nella parte non ancora occupata dalle truppe russe – a Mosca.
Tra le altre condizioni, quella di dimezzare i ranghi dell’esercito ucraino e di proibirgli di possedere diverse armi, riducendo la sua capacità di difendersi.
Questa concessione dovrebbe venire compensata da garanzie di sicurezza offerte dagli Stati Uniti, sulla cui natura ed estensione però non si sa molto.
Infine, ci sono le condizioni “politiche”, tra cui proclamare il russo come seconda lingua ufficiale dell’Ucraina e ripristinare la chiesa ortodossa che risponde al patriarcato di Mosca.
Un ultimatum che sembra scritto sotto la dettatura di Putin, e infatti fonti informate di Washington hanno confermato a Reuters che il piano sarebbe stato proposto dall’inviato speciale
di Trump, Steve Witkoff – che già in passato si era mostrato molto simpatetico verso la Russia – assieme al suo omologo russo Kirill Dmitriev.
Presidente del fondo sovrano russo, sposato a una delle migliori amiche della figlia di Putin, Dmitriev ha confermato di aver lavorato con Witkoff durante la sua ultima visita negli Usa, poche settimane fa, nel solco delle «intese raggiunte al summit dei due presidenti in Alaska».
Il problema è che lo stesso Trump chiuse in anticipo il vertice con Putin nell’agosto scorso, comunicando ai giornalisti che non era stato raggiunto nessun accordo.
Più recentemente, il presidente americano ha imposto nuove sanzioni pesanti al settore petrolifero russo, e rifiutato di incontrare il dittatore russo a Budapest finché non avesse accettato di scendere a compromessi. A detta di Reuters, peraltro, l’inviato speciale Usa per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha riferito ai suoi collaboratori l’intenzione di lasciare l’amministrazione a gennaio.
Secondo alcune fonti anonime di Reuters, invece, il piano non solo sarebbe già stato concordato con i russi, ma anche presentato in anteprima al segretario del Consiglio di sicurezza ucraino Rustem Umerov, in visita a Washington. E oggi dovrebbe venire consegnato a Volodymyr Zelensky, da due emissari americani di altissimo rango, il segretario all’Esercito Dan Driscoll e il capo del comando Randy George, arrivati a Kyiv ieri.
Secondo The Politico, però, i due responsabili del Pentagono sono giunti in Ucraina per discutere, al contrario, la cooperazione militare, in particolare sulle nuove tecnologie dei droni sviluppate a Kyiv. Trump vorrebbe stavolta imporre a Zelensky senza troppe discussioni, considerando anche la posizione delicata del suo governo, nel pieno dello scandalo sulla corruzione
È evidente, infatti, che gli ucraini non accetteranno quella che il Financial Times definisce una «capitolazione di fatto», così come non sarà possibile stringere un patto con Putin alle spalle degli europei. Proprio ieri la Polonia ha distaccato ben 10 mila soldati a proteggere le proprie infrastrutture dagli attacchi “ibridi” russi.
E il ministro della Difesa britannico John Healey ha rivelato che la Royal Navy sta tracciando gli spostamenti della nave-spia russa Yantar, che non solo sta mappando i cavi sottomarini al largo del Regno Unito in compagnia di un sottomarino russo, ma di recente ha anche puntato dei laser ai piloti della Raf che cercavano di intercettarla, mossa «profondamente pericolosa». Healey si è poi rivolto a Putin: «Vi vediamo. Sappiamo quello che state facendo. E se la vostra nave cambiasse rotta, siamo pronti a intervenire».
(da agenzie)
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