IL PIANO B DI LETTA, FIDUCIA IN AULA AL SENATO: “O CON L’ITALIA O CON BERLUSCONI”
LA MOSSA “BRUCEREBBE” LA GRAN CASSA DEL PDL E METTEREBBE ALL’ANGOLO CHI HA FACESSE CADERE IL GOVERNO
Dario Franceschini lo avrebbe confidato anche ai militanti della festa Pd di Bologna, a cena dopo il dibattito: “Giovedì potrebbe aprirsi la crisi di governo…”.
E’ quanto vanno dicendo fonti Dem alla Camera, ma, al di là dell’esattezza di quanto viene riferito, è evidente che i venti di crisi in arrivo da Palazzo Madama spirano ormai forte su Palazzo Chigi.
Tanto che Enrico Letta ha annullato il suo intervento alla ‘Summer school’ del Pdl a Frascati, ma soprattutto, si apprende, i Dem al governo si stanno attrezzando in vista di uno showdown considerato vicino.
Infatti, hanno già abbozzato un piano B, di cui anche Giorgio Napolitano sarebbe al corrente, naturalmente.
Il piano sarebbe questo: se dovesse davvero succedere il peggio, se si consumasse l’incidente in giunta immunità al Senato e se il Pdl ritirasse la propria delegazione dall’esecutivo, allora il caso verrebbe portato subito in aula al Senato.
Lì Enrico Letta chiederebbe il rinnovo della fiducia sulla base di un ragionamento semplicemente: “Con chi state, con l’Italia o con Berlusconi?”.
E’ un’azione forte, s’intende. Che prefigura la consumazione di una rottura insanabile con il Cavaliere: la fine delle larghe intese o della loro attuale conformazione.
In ogni caso, a Palazzo Chigi non considerano la giunta del Senato come l’organo deputato a stabilire che il governo è in crisi.
Perchè così non è: organo deputato è l’aula dove nascono e muoiono i governi, in genere.
E poi i guai giudiziari devono restare separati dal governo: è il mantra del quale il premier Enrico Letta e gli altri dirigenti Dem restano tuttora convinti.
Quindi, se il Pdl alzasse il tiro, se compiesse azioni che legano la decadenza di Berlusconi alle sorti dell’esecutivo, magari dopo la riunione con Berlusconi annunciata per mercoledì 11 settembre, allora si andrebbe in aula per verificare se davvero la maggioranza attuale non c’è più.
E lì i senatori verrebbero invitati a scegliere tra il paese e il Cavaliere.
La ‘parlamentarizzazione’ della crisi non presuppone che il premier e i suoi abbiano già in tasca i numeri di un’altra maggioranza.
Visto da Palazzo Chigi, il gruppo pidiellino di Palazzo Madama sembra granitico, compatto intorno a Berlusconi. O per lo meno, a Letta non sono pervenute notizie di fughe massicce, tali da consentire al governo di andare avanti tranquillo.
E’ solo a queste condizioni infatti che Letta si renderebbe disponibile per un bis, solo con una maggioranza stabile, composta da un blocco moderato magari nato dalla scissione da Berlusconi.
Non se ne parla invece se si tratta di raccattare voti qui e là , tra grillini pentiti e responsabili alla Scilipoti. E, a quanto apprende Huffpost, di questa sua posizione il premier avrebbe messo al corrente anche lo stesso capo dello Stato, il quale però non ne vuole sapere di rimandare il paese al voto con il Porcellum.
Cosa succederebbe dunque se in Senato l’esecutivo non avesse i numeri, ancora non è dato sapere.
Potrebbe nascere un governo di scopo con il compito di approvare la legge di stabilità e la legge elettorale.
Per ora, l’interrogativo oscura i palazzi istituzionali. Però l’operazione di chiedere il voto di fiducia in Senato, ragionano fonti di governo, avrebbe tutto un senso politico pieno.
E cioè quello di mettere il Pdl di fronte alle proprie responsabilità , che è poi il messaggio sul quale insistono i Dem fin dall’inizio di questa storia.
“Se il Pdl facesse cadere il governo, se ne assumerebbe la responsabilità ”, sono le parole di Guglielmo Epifani.
Basta immaginare per un attimo la scena: Letta che legge il discorso in aula, “o l’Italia o Berlusconi!”, Palazzo Madama affollatissimo, diretta televisiva su tutto il dibattito.
Il governo magari non si salva, ma il Pdl non farebbe una bella figura di fronte agli italiani, ti dicono i governisti Pd.
(da “l’Huffingtonpost”)
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