IL PIFFERAIO MAGICO RENZI: ANNUNCI, MINACCE E RINVII
IN SENATO PARLA DI DIMISSIONI, A “PORTA A PORTA” SPIEGA CHE SULLA P.A. INDICHERà€ SOLO LINEE GUIDA… E PER LA CAMPAGNA ELETTORALE PUNTA SU PALAZZO CHIGI
“Mentre qualcuno fa solo campagna elettorale, noi siamo qui a lavorare”. Matteo Renzi, versione premier, a Porta a Porta.
Non è proprio uno slogan elettorale, ma ci assomiglia. Peccato che il lavoro da presidente del Consiglio, quello che nelle sue intenzioni deve essere il biglietto per vincere (e magari stravincere) alle europee è evidentemente più complicato di quel che sembra.
Prendiamo la giornata di ieri, quando minaccia per due volte le dimissioni, una di mattina a Palazzo Madama, e una di sera in tv (“Io non ci sto a tutti i costi. Io ci sto se posso cambiare le cose. Se vogliono qualcuno che le cose le abbuia prendano un altro”) e nello studio di Bruno Vespa utilizza una formula rivelatrice, a proposito della Pa: “Noi raccontiamo le riforme”.
Prima parte della mattinata al gruppo del Pd, dove Renzi va a proporre una mediazione sul Senato, con una soluzione sull’eleggibilità che però ancora non c’è (ipotesi di lavoro: lasciare alle Regioni la facoltà di individuare il metodo per l’elezione dei consiglieri regionali che andranno a comporre il futuro Senato).
Mentre quello che c’è di certo è un ulteriore slittamento di tempi: il testo base in Commissione arriverà il 6 maggio, forse la stessa Commissione riuscirà ad approvarlo prima del 25. Forse.
Quel che è certo è che in Aula arriverà dopo. Renzi dà una nuova dead line per l’approvazione in prima lettura: il 10 giugno.
Si preferisce evitare la drammatizzazione in Aula prima delle elezioni, anche perchè con la necessità di tutti in campagna elettorale di piantare la propria bandierina, visti i numeri, può succedere di tutto. Meglio rimandare a dopo.
A proposito di rimandi, eccone un altro annunciato dallo stesso presidente del Consiglio.
Per oggi era previsto il Cdm sulla Pa. “Non faremo un decreto, ma solo le linee guida della riforma”, dice Renzi a Porta a Porta. Anticipazioni: “dirigenti a tempo determinato”, “premi di produzione variabili”, criteri per “beccare quelli furbi”, “lavorare sull’età media” che è troppo alta.
Poi, in programma c’è la riduzione degli stipendi degli statali, a partire da chi guadagna più di 90mila euro. Misure del genere si possono fare a tre settimane e mezzo dal voto, con tutte le categorie coinvolte (magistrati, medici, diplomatici, militari, ministeriali) pronte alla ribellione almeno nell’urna? Lui lo sa: “La cosa più difficile che possiamo fare è cambiare la pubblica amministrazione e lì non ci basta nemmeno la Nasa, forse i Marines”.
Non è facile per un premier che ha annunciato grandi riforme, molto difficili da realizzare, portare avanti una campagna elettorale con Grillo e Berlusconi, che lui stesso definisce “professionisti”.
Senza contare che il Renzi precedente ha sempre puntato sulla rottura. Non a caso, ieri sera c’è stato un punto tra lui e Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd, per capire come gestirla questa campagna.
La filosofia di fondo la spiega Stefano Bonaccini, responsabile Enti locali Pd, che ci sta lavorando a livello anche fattuale. Niente cedimenti all’alzata dei toni grillini: “Grillo vuole trasformarla in un referendum su Renzi e il governo. Per questo confonde l’elezione del Parlamento europeo con quello italiano”.
E poi, spiega che c’è molta attenzione anche alle amministrative (dove vanno al voto 4000 comuni e 27 capoluoghi), con l’intenzione di strappare alla destra Piemonte e Abruzzo. Renzi dovrebbe andare a Bari e Firenze, Modena e Reggio Emilia. Dovrebbe scegliere anche comuni simbolo come Prato e Sassuolo.
La chiusura in una piazza, non in un teatro, modello Bersani. E intanto, Youdem sotto la gestione di Francesco Nicodemo si lancia in iniziative “rock”: chiedendo, per esempio, alle capolista di fare la loro playlist in trasmissione.
Un po’ di leggerezza serve.
Wanda Marra
(da Il “Fatto Quotidiano“)
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