IL POTENZIALE CONFLITTO D’INTERESSE DI CASALEGGIO SULL’E-COMMERCE
CASALEGGIO E DI MAIO CRITICANO CALENDA SUI NEGOZI APERTI A NATALE E LODANO LE VENDITE ONLINE… MA LA SUA SOCIETA’ PENSA A FAR SOLDI PROPRIO CON QUESTO
Ne parla con insistenza Luigi Di Maio, ma non solo lui. Non a caso interviene anche Davide Casaleggio.
La chiusura dei negozi, sei giorni festivi su dodici, è una battaglia del Movimento 5 Stelle cavalcata a ridosso del Natale ma sposata, in forme diverse, già da parecchio tempo.
Il discorso sta così tanto a cuore al mondo pentastellato che il figlio del co-fondatore si prende la briga di rispondere sul blog di Beppe Grillo al ministro dello Sviluppo economico che aveva definito la chiusura dei negozi “un favore ad Amazon”.
“Gli unici ad aver guadagnato durante il mandato di Calenda sono le società della grande distribuzione estera, in particolare francese e tedesca – ricorda Casaleggio – . Le regole che difende Calenda privilegiano solo la grande distribuzione, in particolare estera, che può permettersi i turni”.
Per l’imprenditore infatti il futuro si chiama invece e-commerce: “La soluzione per le imprese non è far lavorare i negozianti o i dipendenti dei centri commerciali durante le feste o 24 ore su 24, 7 giorni su 7 come può fare solo un sito di commercio elettronico, ma l’ibridazione. Ossia combinare online e offline, click e mattoni, velocità e qualità “.
Fin qui tutto normale, sembra una delle tante polemiche politiche fra il primo partito d’opposizione e il governo.
In realtà , a ben vedere, pian piano viene fuori un potenziale conflitto d’interesse fra l’attività di Casaleggio come imprenditore e il suo ruolo di grande stratega, assieme a Grillo, della politica pentastellata.
Secondo quanto riporta l’Adnkronos, il figlio di Gianroberto infatti starebbe mettendo in piedi proprio “la più potente piattaforma web per gli e-commerce merchant e i loro partner”.
Il portale, dal nome E-commerce Factor, il cui dominio è stato acquistato nel dicembre 2016, nelle intenzioni dell’esperto informatico dovrebbe aiutare i commercianti a trovare i partner per la vendita online dei propri prodotti.
Quindi ricapitolando: Casaleggio critica Calenda sulla chiusura festiva dei negozi, suggerendo invece di puntare sul commercio via web, “dimenticando” però che uno dei progetti a cui sta lavorando la sua impresa punta a far soldi proprio sfruttando l’espansione del mercato delle vendite online.
Non è un caso che, appena andata in rete la notizia dell’Adnkronos, lo stesso Casaleggio è corso ai ripari, affidando una precisazione alla pagina Facebook della Casaleggio associati: “In realtà ‘E-commerce Factor’ è semplicemente un’idea rimasta in cantiere, che non è stata sviluppata. L’obiettivo era di realizzare una piattaforma per aiutare i merchant nella scelta dei partner per i loro progetti di Ecommerce. Per un’impresa che si occupa di innovazione digitale è naturale acquistare domini, anche se poi le iniziative non vengono lanciate”.
Insomma, ancora nulla di concreto ma pur sempre un’idea in cantiere, come peraltro dimostra il sito online in costruzione.
Un conflitto d’interessi non ancora concreto ma certamente potenziale.
La battaglia sulla chiusura dei negozi però significa anche e inevitabilmente incentivare anche una lobby che da tempo flirta con i Cinque stelle: i venditori ambulanti, che farebbero la loro fortuna nei giorni di festa non essendoci concorrenza.
Quindi se da un lato M5s, con la sua proposta, vuole mettere un freno alle grandi multinazionali e alle catene commerciali e incentivare il commercio online, dall’altro fa un favore a un’altra lobby, quella degli ambulanti, le cui battaglie tra l’altro sono state già abbracciate dai grillini scesi in piazza al loro fianco.
Piazza che a Luigi Di Maio è “costata” una foto con accanto Dino Tredicine, re dei camion bar della Capitale.
Con la sua proposta, nello stesso tempo, l’esponente pentastellato prova a fare breccia nel cuore del mondo cattolico: “Mi fa piacere che anche Papa Francesco abbia fatto oggi un passaggio sul tema delle chiusure festive degli esercizi commerciali”.
Tema in effetti molto caro alla Chiesa, tanto che il Papa durante l’udienza generale ha ricordato che “fu il senso cristiano del vivere da figli e non da schiavi, animato dall’Eucaristia, a fare della domenica, quasi universalmente, il giorno del riposo”.
Il candidato premier pentastellato vuole le saracinesche abbassate nei giorni di festa e dice di schierarsi dalla parte dei lavoratori: “Qui stiamo parlando di costringere delle madri, magari commesse in un grande centro commerciale, a stare 10 ore lontane dai figli a Natale”, scrive in una lettera inviata a Il Giornale.
L’altro lato della medaglia però è la mancanza di regole per il lavoro degli ambulanti, che avrebbero invece la libertà di vendere.
C’è da considerare che la stella polare del Movimento 5 Stelle è sempre stato il “no” alla direttiva Bolkestein: l’atto approvato dalla commissione europea che ha fatto protestare i venditori ambulanti poichè prevede l’obbligo di messa al bando delle concessioni in scadenza di spazi pubblici e beni demaniali.
E infatti il deputato Ivan Della Valle il 23 febbraio 2017 ha presentato un ordine del giorno che impegnava il governo ad escludere dalla “direttiva Bolkestein gli operatori ambulanti e le microimprese operanti nel settore che rappresentano il tessuto tradizionale socio-economico dell’Italia” ricordando che già “la Regione Piemonte ha approvato all’unanimità una proposta di legge al Parlamento, così come la Regione Puglia ha approvato una mozione del gruppo consiliare M5S sulla medesima linea e le amministrazioni comunali di Roma e Torino (targate M5s ndr) hanno deliberato di sospendere la pubblicazione dei bandi per i singoli posteggi”.
Facendo un passo successivo, il piano nazionale si intreccia a quello locale, in particolare a quello capitolino.
“Sono d’accordo con Di Maio, la chiusura dei negozi potrebbe non essere valida per tutte le domeniche dell’anno, ma bisogna introdurre delle pause di rispetto per i lavoratori”, dice Andrea Coia, presidente della commissione commercio in Campidoglio.
Lo stesso Coia accusato dall’assessore al Commercio Adriano Meloni di aver favorito i Tredicine, storica famiglia romana che ha quasi il monopolio del commercio ambulante nella Capitale.
In un’intervista al Messaggero, di cui poi si è scusato, Meloni non ha nascosto di temere un’intesa proprio tra gli ambulanti e il Movimento 5 Stelle “visto l’esito del bando” che fa sì che tornino le bancarelle dei Tredicine in Piazza Navona per la festa della Befana. L’amministrazione capitolina è anche stata attaccata dai gruppi di opposizione per l’approvazione del regolamento per gli ambulanti che non ha toccato gli equilibri dell’enorme business delle bancarelle prevedendo una norma che riguarda l’anzianità , quindi le bancarelle sono rimaste nelle mani dei soliti noti.
Non è stata fatta una mappatura delle postazioni, ma il regolamento si è limitato a confermare quelle esistenti. Tutti segnali questi che messi insieme portano a un dato: chiusura dei negozi a favore dei venditori ambulanti. E col tempo anche dell’E-commerce, mondo caro a Davide Casaleggio.
(da “Huffingtonpost”)
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