IL RETROSCENA SULLA CADUTA DEL GOVERNO: COME RONZULLI E DENIS VERDINI CONVINSERO SALVINI
“MA SEI COSÌ CERTO DI RIMANERE A CAPO DELLA LEGA FINO AL MAGGIO 2023? VAI AL VOTO! NON CI ARRIVI A MAGGIO 2023. HAI L’ULTIMA POSSIBILITÀ DI FARE LE LISTE ELETTORALI CANDIDANDO AMICI FIDATISSIMI”
Nei giorni cruciali del duello Conte-Draghi il Capitone viene trafitto da un’analisi politica di Licia Ronzulli, poi supportata dal “suocero”, Denis Verdini: ma sei così certo di rimanere a capo della Lega fino al maggio 2023, data ipotizzata da Mattarella per il voto politico?
Alla eterna fronda interna dei governatori Zaia-Fedriga-Fontana e di quell’anima pia di Giorgetti, occorre aggiungere l’insofferenza dei fedelissimi salviniani nei confronti dei governatori e infine l’alzata di testa di Letizia Moratti, cara alla Meloni, sulla corsa alla presidenza della Regione Lombardia.
E qui entra in campo il vocione di Verdini padre, che in sostanza conferma il pensiero della Ronzulli: “Vai al voto! Non ci arrivi a maggio 2023. Hai l’ultima possibilità di fare le liste elettorali candidando amici fidatissimi”.
Ok, messaggio ricevuto, bofonchia Salvini. Ora c’è però da convincere Silvio Berlusconi, quel pregiudicato di 86 anni che lo scorso settembre, intervistato da Massimo Giannini, aveva drigrignato la dentiera: “Senta, siamo sinceri: ma se Draghi va a fare il presidente della Repubblica poi a chi dà l’incarico di fare il nuovo governo? A Salvini? Alla Meloni? Ma dai, non scherziamo”.
Quella sentenza si è poi trasformata in battuta grazie al tenace lavoro ai fianchi della triade Salvini-Ronzulli-Fascina che gli hanno fatto credere, nei suoi rari momenti di lucidità e controllandolo h24 affinché non cambiasse idea, che era la sua ultima chance, salirai sullo scranno più alto del Senato, diventerai seconda carica dello Stato!
Silvio, dopo la cacciata dal parlamento con la legge Severino, l’umiliazione di processi a ripetizione e il disonore di finire ai servizi sociali, il ritorno sarà la tua vendetta, rivincita, rivalsa contro i comunisti! E poi giù a squadernare i sondaggi che incoronavano la Meloni: ora o mai più!
Anche qui entra in ballo la possibilità di candidare i fedelissimi cari alla Ronzulli-Fascina e al maggiordamo Tajani.
Il Banana assediato si convince, le telefonate della figlia Marina e i consigli di Gianni Letta rimangono lettera morta e Salvini spedisce il leghista Molinari in aula a tuonare “O il rimpasto o morte”. Un Draghi-bis che imponeva a SuperMario di far fuori gli odiatissimi Lamorgese e Speranza. Ovvio che un altro governo non si poteva fare a tre mesi dalla Finanziaria e a sei mesi dal voto.
Draghi gira i tacchi e la triade Salvini-Ronzulli-Fascina si mette in moto: non c’è nessuno che detesta di più la Meloni, quella che il Capitone nomignola beffardamente “la Rita Pavone”.
(da Dragoreport)
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