IL SALVINI CHE SI INDIGNA PER LA CORRUZIONE IN UCRAINA È LO STESSO VICEPREMIER DI UN GOVERNO CHE IN ITALIA HA SMANTELLATO IL SISTEMA DI LEGGI PER COMBATTERE LE MALVERSAZIONI?
IN TRE ANNI L’ESECUTIVO MELONI HA INANELLATO ABOLIZIONE DELL’ABUSO D’UFFICIO, SVUOTAMENTO DEL TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE, CONDONI A RAFFICA, LIMITI ALLE CONDIZIONI PER LE MISURE CAUTELARI E PER LE INTERCETTAZIONI RITAGLIATI SULLA CASISTICA DEI ‘COLLETTI BIANCHI’, DECRETI LEGGE PER STERILIZZARE INCHIESTE (COME SULLE OLIMPIADI INVERNALI)
Quasi quasi c’è da sperare che la Russia invada anche l’Italia. Non troppo, per carità: giusto quel poco che possa far tornare centrale anche in Italia la preoccupazione riscoperta da Matteo Salvini per «gli scandali legati alla corruzione che coinvolgono il governo ucraino, non vorrei che con i soldi dei lavoratori e dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione».
Commovente riscoperta dei guasti delle malversazioni, da parte del vicepremier di un governo e leader di una componente di una maggioranza parlamentare che in patria hanno inanellato abolizione dell’abuso d’ufficio, svuotamento del traffico di influenze illecite, condoni a raffica, limiti alle condizioni per le misure cautelari e per le intercettazioni ritagliati sulla casistica
dei «colletti bianchi», decreti legge per sterilizzare inchieste (come sulle Olimpiadi invernali), spallucce alzate di fronte all’allarme Anac sul 98% di lavori preliminari al Ponte di Messina affidati senza gara, occhi chiusi su imbarazzanti presenze locali in talune liste elettorali.
Per non parlare, a livello invece di relazioni internazionali, della disinvoltura di accordi con cleptocrati di Paesi delegati a chiudere (anche con le cattive ma lontano dai riflettori) il rubinetto dei flussi migratori; della indifferenza al report dell’Ocse sulla mancata attuazione di 23 delle 48 raccomandazioni di due anni prima sugli obblighi dell’Italia rispetto alla convenzione del 1997
Ma si vede che la schizofrenia dell’indignazione per la corruzione, così acutamente percepita solo se si tratta di addirittura subordinarvi il prosieguo degli aiuti all’Ucraina, deve forse essere una nuova forma di «sindrome Nimby» (not in my backyard), stavolta sui water d’oro all’estero anziché in patria su discariche, rigassificatori, inceneritori: importantissima l’anticorruzione, altroché, ma «non nel mio cortile».
(da Corriere della Sera)
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