IL TENTATIVO DEI SOVRANISTI DI CREARE UNA SECONDA GAMBA CON MELONI, TOTI E FITTO, SOTTRAENDO ESPONENTI A FORZA ITALIA
LA GIRAVOLTA DELLE POLTRONE: FITTO AGISCE AL SUD, TOTI AL NORD PER PORTARE ACQUA ALLA MELONI E DI FATTO A SALVINI… MA NON E’ DETTO CHE L’OPERAZIONE PORTI A UNA QUOTA SUFFICIENTE PER GOVERNARE: CONTA IL VOTO DEGLI ELETTORI, NON QUELLO DEI NOTABILI IN VENDITA
Attenzione, perchè il fenomeno si vede ancora poco, ma è in atto nel centrodestra.
Anche gli ultimi report dell’infallibile Ghisleri dicono che la Meloni “sta crescendo”, perchè sta intercettando non solo il malessere di Forza Italia, ma più in generale una certa opinione pubblica di destra, che vede in quel voto lo strumento per liberare Salvini dai Cinque Stelle.
È cioè un voto non di testimonianza, ma di “prospettiva” politica e generazionale rispetto al partito di Berlusconi, destinato a finire senza eredi e senza eredità .
E se è prematuro scommettere sul “sorpasso” di Forza Italia, è la prima volta che comunque l’eventualità , finora inimmaginabile, va considerata, sia pur come possibilità .
Definiamola così, questa dinamica politica in atto: una sorta di An 2.0, anche sulle ceneri di Forza Italia. Che disegna un nuovo del centrodestra. A due gambe, come va di moda dire.
Quella leghista, e l’altra. Perchè la Meloni, di fatto, è già “oltre” la fiamma di Fratelli d’Italia. E, se il risultato alle Europee sarà soddisfacente, questa svolta sarà compiuta fino in fondo, anche nei simboli. Due foto, per capire.
Giovanni Toti sabato sarà sul palco della conferenza programmatica di Fdi a Torino, prima uscita in campagna elettorale (non con il suo partito).
L’altra immagine è quella di una emorragia nel sud. Proprio stamattina, Raffele Fitto, che di questo progetto è uno dei motori più attivi, era in Calabria dove quattro consiglieri regionali hanno aderito al suo gruppo e con i due di Fdi, questa “gamba” diventa il primo gruppo regionale.
In Campania, qualche giorno fa sono andati con Fitto due consiglieri regionali e, per la prima volta, Forza Italia ha difficoltà a presentare le liste in alcuni comuni importanti come Avellino.
Mai si era vista una emorragia di queste dimensioni dal partito di Berlusconi alla vigilia di un voto. Roccaforti che diventano terra straniera. Solo domenica scorsa, per dirne un’altra, alle provinciali di Lecce su 5 eletti del centrodestra, quattro sono di Fitto e uno della Lega.
In Puglia in tutto i consiglieri regionali sono 6, di cui nuovi, intesi come non provenienti da Fdi, 5.
Nel Lazio stessa dinamica. Ha aderito a questa “area” Alfredo Antoniozzi, un macina-preferenze del Pdl che fu. Ci dice Francesco Aracri, ex An, ex Pdl, ex Forza Italia uno dei più radicati sul territorio: “C’è un percorso nuovo, potabile, di politica non urlata all’interno del centrodestra e stanno tutti con la valigia in mano. Quando ci sarà il contenitore, politicamente definito, il 27 maggio sarà chiara l’entità del fenomeno”.
Per ora, quel che è visibile è l’entità della frana. Reale e potenziale. Perchè dentro Forza Italia è saltata la logica. Non c’è solo la Gardini, volto noto e visibile, che ha lasciato il Cavaliere, secondo le voci maligne dei suoi ex compagni di partito proprio per andare verso il partito della Meloni.
La Sicilia è una polveriera pronta ad esplodere sulle liste per le Europee. Il vicerè forzista Gianfranco Miccichè, presidente dell’assemblea regionale e commissario del partito, ha escluso dalle liste, al momento, il parlamentare di Catania Giovanni Lavia, uno che cinque anni fa prese 56mila voti, per imporre un suo candidato di Palermo, lasciano senza rappresentanza la Sicilia orientale, dove Forza
Italia esprime l’unico sindaco che ha di una città metropolitana, Salvo Poglise a Catania.
I ben informati già scommettono che tutto questo nucleo di ex An sarà pronto ad andarsene. A Siracusa a breve Forza Italia perderà la deputata Rossana Cannata, il cui fratello si è candidato con Fdi alle Europee.
Anche Luigi Genovese, figlio del chiacchierato Francantonio, è in uscita per i contrasti con Miccichè. E non è cosa di poco di conto, in un partito in cui la soglia di sopravvivenza è fissata al dieci per cento. Per prendere il 10 al livello nazionale, considerata la valanga sovranista nel continente, è necessario il 20 in Sicilia, spiegano gli esperti di flussi. E non è un caso che Antonio Tajani, il coordinatore di Forza Italia, in queste ore stia tentando di “far ragionare Miccichè”.
Il problema è sempre lo stesso: Berlusconi è ormai l’ombra di se stesso, al punto che appare di rado in pubblico, Forza Italia come partito organizzato, anche in termini padronali, non c’è più.
C’è la sua corte, con le sue ambizioni, invidie, pettegolezzi, le sue “badanti”, diventata un centro decisionale a sè stante che ne combina una al giorno.
Come in Calabria, dove ha benedetto come candidato alle prossime regionali il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, proprio nei giorni in cui la corte d’Appello ha condannato il comune a pagare i debiti della sua amministrazione. Altro casino, peggio che in Sicilia.
Insomma, per non tirala troppo per le lunghe, quel che sta accadendo è evidente.
C’è un mondo che finisce e, chi non vuole morire, si proietta dove c’è una prospettiva, per ragioni politiche e generazionali.
E c’è un soggetto che si predispone a fare un salto rispetto alla ridotta identitaria. Non è un caso che, alla conferenza programmatica di Torino, ci saranno parecchi interventi “esterni”, dall’ex ministro Giulio Tremonti al sociologo Alberoni al leader del Family Day Gandolfini, al consigliere Rai Giampaolo Rossi.
Il punto politico che si vedrà dal 27 maggio in poi è questo: qui siamo di fronte a un caso in cui la “crescita” elettorale determina l’identità , come accadde nel lontano ’93 ai tempi di An.
Furono gli elettori ad anticipare Fiuggi, spingendo quel partito oltre il recinto tradizionale. Ora c’è la campagna elettorale e sarà tutta sovranista. Ma un processo politico nuovo è innescato.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply