IL TERZO POLO È NEL CAOS: UN GRUPPO GUARDA A FORZA ITALIA (GELMINI E CARFAGNA SCALPITANO PER RIENTRARE MA C’E’ IL VETO DI MARTUSCIELLO)
TRAVAGLIO: “PER CALENDA ‘SERVE UN CENTRO SERIO’. MA PERCHÉ ESCLUDERTI GIÀ IN PARTENZA?”
«Arrivano, arrivano. E arriveranno»: sono fiduciosi i dirigenti di Forza Italia. «Bussano alla nostra porta soprattutto nelle Regioni in cui si vota: Emilia-Romagna, Liguria e, in prospettiva, Campania», aggiungono sornioni quelli che sono al lavoro sui territori. Lo smottamento parte dal centro, area alla quale Forza Italia rivendica di appartenere da sempre e che ambisce a egemonizzare.
La conversione di Italia viva al campo largo, infatti, non provoca difficoltà e perplessità solo sul lato sinistro del raggruppamento che dovrebbe accogliere i nuovi alleati. Che Matteo Renzi abbia scartato piuttosto bruscamente a sinistra, interroga, e parecchio, anche i centristi di Azione e dello stesso partito dell’ex premier: sia quelli che all’obiettivo di un terzo polo indipendente genuinamente credono, sia quelli che diffidano di Renzi e della sua mossa, a livello strategico.
Benché Carlo Calenda abbia fin qui difeso la posizione terzopolista, è proprio dalla sua Azione che si registrano spostamenti in direzione FI. Circola da giorni il nome dell’ex ministro Enrico Costa, che si è già dimesso da vicesegretario di Azione: nonostante non sia ancora ufficiale, la trattativa, accreditata dai forzisti, sarebbe a buon punto.
Riguardo alle ex ministre Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, l’ipotesi di un rientro è accreditata ma gli stessi vertici azzurri sarebbero tiepidi verso nomi così esposti (Carfagna in particolare). Data in uscita da Azione anche la deputata Giusy Versace, altra ex forzista.
Questa settimana ha fatto rumore il posizionamento pubblico pro Tajani dell’ex segretario di Azione a Napoli, Peppe Russo, il cui ingresso in FI attenderebbe solo il crisma dell’ufficialità. Già ufficiale il passaggio del dirigente bolognese di Iv, ma con un passato tra i calendiani, Paolo Giusti, e di Manes Bernardini, leghista, ma che fino alle Europee era atteso da Azione.
Dentro Iv, è dichiarato da tempo il malessere di Luigi Marattin che con Costa aveva sottoscritto l’appello per la nascita di un «soggetto libdem non personalistico». Oggi ribadisce quell’impegno ma senza escludere approdi diversi.
(da agenzie)
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