IN ABRUZZO VINCE CHI STA A CASA… E PERDE VELTRONI
ALLE REGIONALI VOTA SOLO IL 52,98%, IL 16% IN MENO DEL 2005… IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA VINCE COL 48,81% CONTRO IL 42,67% DI QUELLO DEL CENTROSINISTRA… RISPETTO ALLE POLITICHE IL PD SCENDE DAL 33,5% AL 19,6% E L’IDV SALE DAL 7% AL 15%… IL PDL SCENDE DAL 41,6% al 35,2% MA COMPLESSIVAMENTE TIENE CON LE LISTE ALLEATE… BUON RISULTATO DELL’UDC
Ritornando al voto dopo lo scandalo della Sanità che aveva travolto la Giunta di Ottaviano del Turco, la scadenza elettorale abruzzese era vista da molti come un braccio di forza tra Veltroni e Di Pietro.
Al di là della scontata vittoria di Gianni Chiodi, candidato del PdL, favorito da tutti i sondaggi, era la proporzione dei consensi che sarebbe stata distribuita tra l’Idv e il Pd a tenere desta l’attenzione su queste elezioni regionali. Tra un’opposizione “aggressiva” dipietrista e una “soft” degli amici di Veltroni. Il candidato del centrosinistra, Carlo Costantini, peraltro era espressione proprio dell’Idv. Vediamo di fare qualche osservazione, partendo dal dato più impressionante: il calo pauroso di votanti, dal 68,58% delle regionali 2005 al 52,98% di oggi.
In pratica un abruzzese su due ha preferito starsene a casa. E se il “disamore” ha colpito principalmente il candidato di sinistra, non è che sia un buon segno neanche per il Centrodestra.
Il risultato ha visto il candidato del PdL, Gianni Chiodi, prevalere con il 48,81% dei consensi (1,5% in più dei voti raccolti dalla sua coalizione), contro il 42,67% del candidato delle sinistre, Carlo Costantini ( che ha perso un 2% rispetto ai voti della coalizione).
Il divario del 6% tra i due candidati si riduce al 3% se si guardano le coalizioni di partiti. In pratica Chiodi ha trainato, Costantini ha sicuramente perso qualche voto di area Pd che mal sopportava un candidato dipietrista.
A Sinistra il Pd crolla dal 33,5% delle ultime politiche al 19,6%, una caporetto per la linea politica di Veltroni, l’Idv passa dal 7% al 15%, recuperando solo la metà dei voti persi dal Pd.
Da non sottovalutare che l’estrema sinistra ( sommando i voti di Rifondazione, Comunisti italiani, La Sinistra, Socialisti e Democratici) raggiunge il 10%, dando un segnale di ripresa.
Passiamo al centrodestra dove il PdL scende dal 41,6% delle ultime politiche al 35,2%, una botta del 6%, compensata dalla ridistribuzione dei voti su altre liste di appoggio ( Rialzati Abruzzo, MPA e Liberalsocialisti) che insieme raggiungono il 12% circa di consensi.
Se consideriamo che tra le due coalizioni il margine è del 3%, saremmo cauti nel definire un buon risultato quello del PdL in Abruzzo. Sarebbe bastato che qualche elettore di sinistra in più avesse ricevuto una buona motivazione per andare alle urne e i giochi sarebbe stati pericolosamente riaperti.
Probabilmente la vittoria è stata garantita dal crollo altrui più che da meriti propri, troppi gli astensionisti delusi anche a destra, dal far finta di non considerarli.
Restano poi due partiti di area centrodestra che hanno corso da soli.
L’Udc ha ottenuto un buon risultato, toccando il 5,61%, segno che il suo zoccolo duro regge bene il ruolo di opposizione, bene anche La Destra di Teodoro Bontempo che coglie un discreto 1,9%, nonostante la dipartita della Santanchè.
Insieme costituiscono quasi un 8% dell’elettorato ( pur ghettizzati all’opposizione), più o meno la stessa percentuale che valgono a livello nazionale. Nonostante i tentativi del PdL di “annetterne” l’elettorato.
Un 8% pari alla percentuale nazionale della Lega, tanto per capirci, che invece, grazie al fatto di essere stata favorita da Berlusconi, lasciandola come unica nella lista di appoggio alle ultime politiche, detta legge al governo.
A sinistra invece pare ormai evidente che paga più l’opposizione aggressiva di Di Pietro che quella “nè carne nè pesce” di Veltroni, per cui si avvicina, dopo le Europee, il probabile passo di addio.
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