IN ASSENZA DI MITI PROPRI (PRESENTABILI), TOCCA PRENDERE IN PRESTITO QUELLI ALTRUI. LA STRANA ABITUDINE DEI SOVRANISTI DI “IMPORTARE” IL VECCHIO PANTHEON DI SINISTRA PER LA MANIFESTAZIONE “ATREJU”
L’ATTACCO DI “DOMANI”: “TRA UN ANTONIO GRAMSCI E UN PIER PAOLO PASOLINI NON SANNO PIÙ CHI PRENDERE IN PRESTITO PER LA MISSIONE EGEMONICA”… “STRANO, EPPURE LINO BANFI, OSPITE DEL PODCAST DI ATREJU, DOVREBBE BASTARE; ANCHE SE, IN EFFETTI, NONNO LIBERO ERA COMUNISTA”
Comincia il conto alla rovescia per l’evento più atteso dell’anno da giovani meloniani e
pensatori non allineati.
Dopo l’edizione con piste da pattinaggio sul ghiaccio e mercatini di prodotti rigorosamente italici, Atreju lascia il Circo Massimo e trasloca ai giardini di Castel Sant’Angelo.
«E al contrario della Festa dell’Unità, ci possono venire proprio tutti», annuncia entusiasta Galeazzo Bignami (e per fortuna non è Carnevale).
Sostanzialmente, Atreju esiste perché non è la festa de l’Unità, come suggerisce Bignami, ad Atreju non troverai gli amici di
Ilaria Salis, ad Atreju «non troverai i centri sociali che spaccano le vetrine», ad Atreju non troverai le lacrime di Elisa, con riferimento a quando aveva pianto per il blocco alla Flotilla, e ad Atreju, ça va sans dire, non troverai né la Flotilla né la toilette senza gender, nonostante l’immagine usata sia quello di un bagno chimico, notoriamente privo di genere da ben prima dell’ideologia woke.
Il fatto di riempire la campagna promozionale di volti della sinistra, invece, è usanza che si estende a tutte le fasce d’età del partito, che tra un Antonio Gramsci e un Pier Paolo Pasolini non sa più chi prendere in prestito dal pantheon dell’opposizione per la missione egemonica.
Strano, eppure Lino Banfi, ospite del podcast di Atreju, dovrebbe bastare; anche se, in effetti, Nonno Libero era comunista.
(da Domani)
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