INDAGINI, TEMPI, AVVISI E GIORNALI: LA SANTANCHE’ MENTE 6 VOLTE IN 5 MINUTI
C’E’ UNA BALLA CHE LE RACCHIUDE TUTTE: “HO DETTO LA VERITA'”
C’è una balla che le racchiude tutte: “Ho detto la verità”. Il secondo passaggio parlamentare della ministra Daniela Santanchè sui guai delle sue aziende è molto più breve del primo (parla appena 5 minuti) eppure la fedelissima di Giorgia Meloni riesce a mettere in fila sei menzogne, peraltro riproponendo molti degli argomenti fallaci già smascherati in queste settimane.
Inchieste.
“Mi trovo a discutere su accuse giornalistiche”; “sulla base di un’inchiesta pseudo giornalistica”. Le vicende rilevate dai giornali, primo fra tutti il Fatto, sono di assoluto rilievo e attingono al ruolo di Santanchè nella gestione disastrosa delle aziende della sua galassia societaria su cui un ministro dovrebbe fare piena chiarezza. Alla base, però, c’è un’indagine della Procura di Milano per falso in bilancio, bancarotta fraudolenta e truffa. Per i primi due reati, Santanchè è indagata con altre 5 persone, tra cui la sorella Fiorella Garnero e il compagno Dimitri Kunz d’Asburgo, già presidente di Visibilia.
Chiarezza.
“Non intendo entrare nuovamente nel merito, ho già esposto i fatti con chiarezza e trasparenza”. In realtà, come il Fatto ha già scritto in occasione delle sue dichiarazioni in Senato del 5 luglio, la ministra ha mentito su moltissimi punti, dai soldi usati per ripianare i debiti societari al ruolo (e i compensi incassati) nelle società Bioera e Ki Group fino all’uso illegittimo della Cassa integrazione Covid.
Avviso di garanzia.
“Il 5 luglio non ero stata raggiunta da un avviso di garanzia, chi dice il contrario mente”. Qui siamo al solito giochino. Il suo nome è iscritto nel registro degli indagati dal 5 ottobre scorso, ma è stato subito secretato. Tre mesi dopo, però, ai legali della ministra sarebbe bastato fare la stessa istanza per leggerlo. Il Fatto ha poi scoperto che la ministra era a conoscenza dell’avviso da almeno 4 mesi: la notifica dalla Gdf di Milano avviene il 2 marzo e il 27 marzo l’ha approvata nella voce “altri avvenimenti dopo la chiusura dell’esercizio” contenuta nella relazione del bilancio 2021 durante l’assemblea di bilancio di Visibilia srl in liquidazione (lei è socia al 95%), assemblea alla quale ha partecipato di persona e non per delega. Dunque almeno dal 27 marzo sapeva e il 5 luglio al Senato ha mentito, e lo ha fatto pure ieri.
Segreto.
“Alcuni organi di stampa sono stati destinatari di notizie che dovrebbero invece essere riservate e che, nel caso di specie, ho ricevuto molto tempo dopo”. La ministra vorrebbe mettere la museruola alla stampa, ma non si capisce perché le notizie degli esiti delle indagini o le denunce di ex dipendenti delle società di Santanchè avrebbero dovuto essere riservate visto che non è stato violato nessun segreto istruttorio. I giornalisti hanno fatto il loro lavoro, indotti soprattutto dall’atteggiamento reticente di un senatore e ministro che si è sempre rifiutato di rispondere a domande specifiche. La stessa notizia delle indagini è documentata in un verbale di assemblea.
Tempi.
“Non capisco come si possa promuovere una mozione (…) che ha per oggetto dei fatti che, se verranno evidenziati, sono antecedenti al mio giuramento da ministro”. Santanchè finge di non sapere che i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore. Le accuse che emergono dalle indagini e dalle denunce di diversi ex dipendenti gettano un’ombra sulla gestione delle sue società con comportamenti incompatibili con quelli di un ministro, anche se precedono la sua nomina. Le bugie, peraltro, Santanchè le ha dette da ministra. E resta il tema del conflitto di interessi. Poco dopo il giuramento, per dire, Santanchè ha ceduto al suo compagno e al socio Flavio Briatore le quote del Twiga per evitare di intrecciare i suoi affari con le attività da ministra, ma si è scoperto che – tramite una società creata ad hoc – dal Twiga continua a incassare soldi che ha destinato a ripianare i debiti di Visibilia per evitare il dissesto.
(da Il Fatto Quotidiano)
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