INTERVISTA A OCCHIUTO: “SONO PRONTO PER IL CONGRESSO DI FORZA ITALIA. BASTA GALLEGGIARE, SERVE PIÙ CORAGGIO”
MA SE VUOI UN PARTITO “LIBERALE” NON PUO’ ESSERE ALLEATO CON SOVRANISTI E RAZZISTI, QUESTO RIMANE L’EQUIVOCO DI FONDO , IL RESTO SONO CHIACCHIERE
La sala è stracolma e si intravedono almeno ventidue parlamentari di Forza Italia.
Roberto Occhiuto, vicesegretario e governatore della Calabria, che con l’aiuto di Andrea Ruggieri ha organizzato un convegno intitolato “In libertà” a Palazzo Grazioli, nelle stanze che erano abitazione romana e ufficio politico del fondatore.
Si discute di svolta liberale e di liberalizzazioni e lui, Occhiuto, dissimula: «È stato detto che oggi nasce una corrente. Non è così. Questa vuole essere una scossa».
L’accordo per l’intervista, però, è di spingersi oltre le necessarie accortezze retoriche e politiche di un’iniziativa pubblica. Ed è qui che emergono, definendosi, le ambizioni di Occhiuto.
In tutto il suo intervento ha citato tre volte la premier Giorgia Meloni e mai Tajani.
«Non volevo che la mia iniziativa fosse qualificata come una corrente. Premetto che a Tajani va la riconoscenza mia e di tutti, perché ha guidato Forza Italia nel momento peggiore della sua storia, dopo la scomparsa di Berlusconi. L’obiettivo però resta di arrivare almeno al 20 %. Noi lo condividiamo e siamo qui per impegnarci, perché al momento il partito galleggia attorno all’8%. Per questo ho parlato di scossa liberale».
Tajani ha detto che a breve ci sarà il congresso e che correrà di nuovo per la segreteria. Lei si candida?
«A prescindere se io mi candiderò o meno, dobbiamo usare il tempo che ci separa dal congresso per proporre un profilo più smart, moderno e aperto del partito, riattualizzando il progetto di Berlusconi».
Ci sta girando intorno.
«Aprire il partito, questo è l’obiettivo. Ho dimostrato che il coraggio non mi difetta. Sono pronto, se necessario».
Tra i tanti presenti c’erano il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, il viceministro Francesco Paolo Sisto e Manlio Messina, che ha rotto con FdI. Assenti tutti i parlamentari più vicini a Tajani. Le è dispiaciuto?
«Un po’ sì. Se avessero partecipato la polemica sulla presunta corrente e sul futuro del partito non ci sarebbe stata»
Recentemente ha incontrato Marina Berlusconi, c’è lei dietro la sua iniziativa?
«Assolutamente no: l’ho organizzata in autonomia. Certo, gliene ho parlato. Incontro e sento spesso Marina Berlusconi, ma questa iniziativa nasce sotto la mia responsabilità».
La incontra e la sente spesso perché stanno puntando su di lei per il futuro?
«Nessun endorsement. I fratelli Berlusconi desiderano che la creatura a cui il loro papà teneva possa godere della migliore salute possibile»
Pier Silvio è stato chiaro: FI deve rinnovarsi, nelle forze, nelle facce, nelle idee.
«Va fatto quello che fece Berlusconi: aprire il partito a esperienze diverse, cercando il nuovo non solo tra i dirigenti dei territori, ma anche fuori dalla politica. Credo che parte del loro auspicio sia questo».
Sfrattando Tajani?
«No. Sarebbe un piano poco ambizioso se si limitasse alla sostituzione del leader».
E se scendesse in campo Pier Silvio?
«Sarebbe bello per gli italiani ci fosse un Berlusconi da votare di nuovo. Solo il suo nome apre un immaginario. Ma non mi pare ci sia l’intenzione. Detto questo, qualunque cosa dicano i
Berlusconi suscita una grandissima attenzione. Non è banale».
§Mentre lei parlava, Giorgia Meloni interveniva alla Camera. Cosa ha sbagliato in tre anni di governo la premier?
«La domanda da farsi è: al centrodestra basta Meloni? Bisogna rafforzare l’ala liberale della coalizione. Gli ingredienti per spingere sulle riforme, liberalizzare e modernizzare il Paese sono tanti».
Ho sentito parlare di diritti civili, eutanasia, cittadinanza agli immigrati, di portare più migranti per le imprese, di lotta alle corporazioni. Come fa a convivere con Meloni e Matteo Salvini? «Perché siamo la colonna liberale. In Italia abbiamo la cattiva abitudine di pensare che il significato di destra e sinistra sia scritto sulla pietra. I miei figli di 19 e 23 anni considerano centrodestra iperconservatore. Su alcuni argomenti bisogna osare, va presa la ricetta liberale e aggiornata ai tempi. Ci sono cose che non ti fanno prendere voti subito, ma ti modificano il profilo e ti rendono sexy. Per esempio, a me ha colpito la vittoria di Mamdani a New York…»
«Mamdani è lontanissimo da me per cultura politica, ma che un musulmano, figlio di un’indiana e di un ugandese sia diventato sindaco della più importante città del mondo fa riflettere. È un modello di inclusione che hanno inventato gli Stati Uniti? No. Lo abbiamo inventato noi con l’impero romano.
E dunque va bene che il governo combatta in tutti i modi i trafficanti di morte e usi tolleranza zero con i migranti che delinquono ma bisogna anche contrastare l’inverno demografico dell’Italia. Gli imprenditori chiedono più migranti. Che
facciamo? Io in Calabria sto valutando di portare i centri per l’impiego in Tunisia».
Ma è alleato con FdI che parla di sostituzione etnica.
«E io sono il vicesegretario del partito che aveva come leader Berlusconi che si è commosso davanti al cadavere di una bambina a Lampedusa».
Lei è sotto inchiesta per corruzione. Non pensa sia inopportuno rilanciarsi sul piano nazionale con questo peso?
«Non mi sono fatto condizionare prima e non lo faccio ora. Ho l’assoluta certezza di non aver commesso reati. In un Paese civile la magistratura fa il suo lavoro, e la politica – mentre le indagini vanno avanti – il proprio: questo è il cuore del garantismo. Il motivo per cui mi sono ricandidato in Calabria e ho vinto».
Berlusconi è stato accusato di aver usato la politica per sfuggire ai magistrati.
«Ero già deputato e in tanti anni di politica non avevo mai ricevuto un avviso di garanzia».
Politica estera: Donald Trump.
«Non è il mio ideale politico ma nemmeno un nemico da liquidare: è il presidente di un pilastro dell’Occidente. Restiamo alleati degli Usa senza per questo idolatrare Trump».
I messaggi d’amore tra Salvini e il Cremlino.
«Salvini sta dimostrando una certa coerenza, nonostante i fatti della storia, e cioè l’invasione dell’Ucraina, dovrebbero metterla in dubbio».
(da La Stampa)
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