INTERVISTA ALL’ECONOMISTA DAVERI (BOCCONI): “L’ECONOMIA FRENA, ENTRO L’ESTATE EFFETTO NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI”
“QUANDO C’E’ RECESSIONE E’ BENE AVERE MECCANISMI DI WELFARE, MA QUANDO FINISCE SONO UN PESO”… “CI SARANNO AZIENDE IN CRISI E AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE”
Pochi mesi, sicuramente prima dell’estate, e quello che oggi appare come un dato sì drammatico ma lontano dalla vita quotidiana – il crollo della produzione industriale – potrebbe riversarsi nelle tasche degli italiani. Rendendole più povere.
È il rischio di un effetto a catena, meglio a valanga, capace di mandare in tilt anche le imprese e le banche.
I dati dell’Istat parlano chiaro: il motore dell’industria non gira, la produzione a novembre dello scorso anno è diminuita dell’1,6% rispetto a ottobre. Il confronto con il novembre del 2017 è ancora più impietoso: -2,6 per cento.
Cosa dicono questi dati e soprattutto a cosa porteranno?
Huffpost lo ha chiesto all’economista Francesco Daveri, professore di macroeconomia alla Bocconi.
Professore, partiamo dall’oggi. La produzione industriale è precipitata. Caso Italia?
“La frenata riguarda tutta l’Europa, con dimensioni più grandi per Italia e Germania. È un dato quindi europeo che stupisce, ma che potrebbe essere una mezza buona notizia e cioè che non siamo gli unici che vanno male. La notizia nel complesso resta però cattiva”.
Perchè? Cosa ci aspetta?
“La produzione industriale è fortemente correlata con l’andamento del Pil. Se, come probabile, la produzione si contrae anche nel quarto trimestre (del 2018 ndr) allora è molto probabile una contrazione del Pil”.
Sarebbe il secondo trimestre consecutivo di segno meno per l’economia italiana, cioè recessione tecnica. Che conseguenze ci saranno per gli italiani?
“Gli effetti si vedranno presto”.
Quando?
“Nei prossimi mesi, prima dell’estate”.
Quali saranno questi effetti?
“C’è il rischio di una diminuzione dei redditi ad esempio”.
Meno soldi nelle tasche degli italiani?
“Sì. Soprattutto in quelle dei lavoratori autonomi, ma questo scenario può valere anche per i dipendenti”.
Perchè?
“Nei prossimi mesi potrebbe peggiorare l’andamento del mercato del lavoro e quindi la disoccupazione aumenterà “.
Chi corre il rischio maggiore?
“Un po’ tutti. Potrebbe aumentare il numero dei fallimenti delle aziende mentre per le banche c’è il rischio di un aumento dei crediti deteriorati. Il rischio concreto è quello di un peggioramento dello stato di salute dell’economia”.
Un effetto a catena, insomma. C’era da aspettarselo?
“L’economia italiana ha smesso di andare bene con il primo trimestre del 2018, da allora è andata meno bene. Da dopo l’estate sono arrivati i segni negativi. La cosa che conta è quando finisce e quanto seria e profonda è la recessione”.
Quanto può essere profonda?
“Il fatto di avere in essere dei meccanismi che attutiscono il colpo può far si che la recessione sia limitata”.
Di che meccanismi parla?
“Meccanismi di welfare come i sussidi di disoccupazione. Ora arriva il reddito di cittadinanza, che da questo punto di vista potrebbe capitare a fagiolo. È pure vero che meccanismi di assistenza al reddito c’erano già , come ad esempio il Rei (reddito d’inclusione ndr). In generale questi meccanismi tendono a fare da cuscinetto: quando c’è una recessione è buona cosa avere questi meccanismi di assistenza. Il problema però è quando finisce: se non riesci a toglierli e continui a finanziarli possono diventare un peso sulla crescita”.
Al di là dei cuscinetti a cosa dobbiamo essere pronti?
“Se il quadro macroeconomico europeo è di rallentamento bisogna prepararsi al peggio. Immagino che la Bce possa rivedere la decisione di porre fine al quantitative easing, Bruxelles potrebbe consentire deviazioni più significative dagli obiettivi di deficit. Ma l’arrivo della recessione impone di prepararsi al meglio”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply