ISRAELE CI SVELA IL FUTURO: LA QUARTA ONDATA SI DOMA CON LA TERZA DOSE
“L’ITALIA STA FACENDO BENE”
Dalle terze dosi che hanno sconfitto la quarta ondata, passando per la mega-esercitazione nazionale per prepararsi contro un’eventuale ‘variante letale Omega’, fino alle vaccinazioni per i bambini tra i 5 e gli 11 anni.
Ancora una volta Israele si fa capofila nella lotta al Covid. “In questi mesi nel Paese è cambiata la situazione politica, con un governo diversissimo da quello precedente, ma l’impegno contro il virus è rimasto lo stesso”, dichiara all’HuffPost la professoressa Francesca Levi-Schaffer, immunofarmacologa dell’Università di Gerusalemme.
La portata anticipatoria delle decisioni e degli eventi di Israele è ormai cosa nota. Per noi europei è come avere una finestra sul prossimo futuro: di solito quello che succede a Tel Aviv anticipa di qualche mese quello che avviene nel Vecchio Continente.
Al momento, secondo le stime di Our World in Data, le terze dosi somministrate nel Paese sono oltre 4 milioni su circa 9 milioni di abitanti. “Se è vero che siamo stati più avanti coi vaccini, è anche vero che per primi abbiamo vissuto la recrudescenza del virus. La quarta ondata, che in Europa sta iniziando solo ora, da noi è già passata”, ci racconta la scienziata che prosegue: “Ormai ci attestiamo sui 300-400 nuovi casi al giorno. I soggetti giovani e sani, senza malattie preesistenti che hanno ricevuto la terza dose, anche nel caso in cui si infettano, sono asintomatici”.
E le ospedalizzazioni? “I ricoveri sono calati drasticamente. Al momento nel 90% dei casi si tratta di non vaccinati, di vaccinati con una sola dose oppure di persone molto anziane e/o di soggetti caratterizzati da quadri clinici compromessi da patologie preesistenti (diabete, ipertensione, cardiopatie, ecc). A meno che non arrivi una nuova variante in grado di eludere il vaccino, possiamo dirci fuori dal tunnel della quarta ondata”, dice Levi-Schaffer.
Cosa più o meno confermata da Gianni Rezza, dg della Prevenzione del ministero della Salute italiano alla conferenza stampa della cabina di monitoraggio dell’epidemia: “Con la terza dose Israele ha abbassato al curva dei contagi, anche perché c’è la waning immunity a distanza di mesi dal ciclo completo e il fatto che la variante delta buca un po’ il vaccino”.
L’immunofarmacologa Levi-Schaffer spiega che “quando la quarta ondata ha iniziato a far sentire i suoi effetti, Israele ha interrotto la somministrazione delle terze dosi per categorie e ha aperto a tutti, compresi i giovani: c’è stata subito una grandissima adesione anche da parte di 20-30enni e dei ragazzini dai 12 ai 18 anni, che prima non erano convinti che il Covid potesse colpire anche loro, cosa che è diventata realtà quando è arrivata la variante Delta. Questo accade perché qui la gente conosce bene i rischi del virus”. “Quando tengo lezione ai miei studenti all’università mostro le immagini dei polmoni dei pazienti andati incontro a decorso sfavorevole: gli alveoli vengono distrutti, non c’è più tessuto. Non ho mai visto una malattia polmonare in grado di fare nulla del genere”, aggiunge.
E gli scettici? “La stragrande maggioranza dei cittadini ha imparato quanto siano indispensabili i vaccini e il Green pass, insieme alle mascherine e al mantenimento della distanza interpersonale. Ovviamente per altri versi Israele non è diverso dall’Italia: magari all’inizio qualche ristoratore non è stato contento dell’introduzione del Green pass e lo ha esternato alla radio o in tv, e anche qui esiste una fetta minoritaria di No Vax e No Mask. Ma alla fine l’attenzione per la salute, intrinseca nella nostra cultura, ha continuato a prevalere e non ci sono state grandi proteste e mai manifestazioni o cortei”, ci racconta Levi-Schaffer.
Intanto nelle scorse ore Israele, primo al mondo, ha tenuto un’esercitazione nazionale per testare la sua preparazione di fronte a possibili varianti Covid. Il test è stato gestito da una sala operativa a Gerusalemme e ha simulato diversi scenari legati all’emergere di un’ipotetica nuova variante letale, denominata ‘Omega’: dalla restrizione degli spostamenti, passando per la gestione delle quarantene e la reazione dei sistemi scolastico e sanitario, fino ai test di massa e all’applicazione dei protocolli vaccinali. La professoressa dell’Università di Gerusalemme afferma che anche gli ospedali sono stati coinvolti e che “il primo ministro ha fatto sapere attraverso i media che ogni informazione utile derivante dall’esercitazione sarà riassunta e condivisa con gli altri Paesi”.
Altra novità. La task force di esperti del Ministero della Sanità israeliano ha appena approvato la somministrazione del vaccino anti-coronavirus calibrato per la fascia 5-11 anni, dando così maggior forza alle intenzioni in questa direzione del governo di Naftali Bennett. Ma l’immunizzazione non sarà obbligatoria e la decisione spetterà ai genitori. I primi rifornimenti in arrivo in Israele sono attesi entro 10 giorni. “Ora aspettiamo di vedere quale sarà la reazione. Le prime previsioni dicono che un terzo della popolazione è favorevole, il resto si divide tra indecisi e contrari. Io consiglio di vaccinare i più piccoli, anche basandomi sui dati che arrivano dall’America e che testimoniano l’alta sicurezza del vaccino a mRna Pfizer in questa fascia d’età”, dice la scienziata.
In Italia stiamo facendo le scelte adatte con le terze dosi? Secondo la professoressa Levi-Schaffer “la direzione è giusta. L’Italia, anche rispetto ad altri Paesi europei che avrebbero maggiori risorse economiche su cui contare, sta riuscendo ad organizzarsi al meglio. E c’è da dire che la maggioranza degli italiani è intelligente, si vaccina, presta attenzione alle misure anti-contagio. La consapevolezza è importante: non siamo invincibili”.
(da Huffingtonpost)
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