ITALIA: TASSE DA RECORD, SPESA SOCIALE TRA LE PIU’ BASSE D’EUROPA
STUDIO DELLA CGIA DI MESTRE: IL LAVORATORE DIPENDENTE IN ITALIA HA IL RECORD EUROPEO DI TASSAZIONE: IN ITALIA SI PAGA IL 44% CONTRO LA MEDIA EUROPEA DEL 34,3%… SU REDDITO E SOCIETA’ IL 36,2% CONTRO IL 28,7% DI MEDIA NELLA UE… SUI PROFITTI COMMERCIALI IL 73%: SU 181 PAESI, DIETRO DI NOI SOLO IN 15… E LA SPESA SOCIALE E’ UN MIRAGGIO
Ogni volta che gli italiani sentono parlare di pressione fiscale, il loro sistema nervoso viene messo a dura prova.
E a leggere i risultati dello studio appena pubblicato dalla Cgia di Mestre, su dati Eurostat, l’istituto statistico continentale, difficile non immaginare che molti saranno presi da raptus omicida.
Dai dati emerge che su ogni italiano grava un macigno tributario annuo di 7.777 euro di media, a fronte del quale la spesa sociale che lo Stato restituisce, cioè quella per sanità , istruzione e i cosiddetti ammortizzatori, è di 7.749 euro.
Facciamo un confronto con Germania e Francia.
I tedeschi pagano meno tasse di noi, ovvero 7.052 euro l’anno pro capite e nonostante questo ricevono in spesa sociale 8.972 euro a testa.
In Francia pagano più tasse di noi, 8.053 euro l’anno a testa, ma recuperano ben 10.494 euro di spesa sociale che lo Stato sborsa per ognuno di loro.
Ne emerge la considerazione, secondo la Cgia, che “pur in presenza di un peso tributario elevato, in Italia non vengono destinate risorse adeguate per i più deboli”.
Per quanto riguarda la tassazione sul lavoro dipendente, deteniamo il record europeo: lo ha calcolato ancora Eurostat che, fra imposte e contributi assortiti, ci assegna un tasso implicito del 44%, mentre la media europea è del 34,3%, la bellezza di 10 punti in meno.
Nessun riguardo neanche verso il capitale: tra imposte sul reddito, imposta sulle rendite finanziarie, Ici, Irap, imposte sulle società , il gravame arriva al 36,2%, contro il 28,7% dell’Europa e il 29,8% dell’area euro.
E poi ci si lamenta se gli investitori stranieri ci girano alla larga.
Il recente rapporto “Paying Taxes 2009”, stilato dalla società di consulenza finanziaria Pricewaterhouse e dalla Banca Mondiale sui dati di 181 Paesi, ha stabilito che in Italia le tasse pesano addirittura per il 73% sui profitti commerciali, peggio di noi solo 15 nazioni, tra cui Mauritania e Gambia.
Emerge a chiare lettere la necessità di un riassetto del sistema fiscale, anche a fronte del costo insopportabile che ha assunto la macchina statale.
In Italia la Pubblica Amministrazione pesa sul Prodotto interno lordo per quasi 4 punti in percentuale in più, rispetto agli altri Paesi europei.
Se la spesa per la P.A. fosse in Italia quella della Germania, in rapporto al Pil, risparmieremmo circa 60 miliardi di euro l’anno, tanto per dare un’idea.
Tutto questo mentre il governatore di Bankitalia, Draghi, ha previsto che a fine anno la pressione fiscale toccherà il 43,4% del Pil.
E tra chi rilancia l’idea dell’aliquota unica al 19% e chi vorrebbe portare l’età pensionabile a 70 anni per ridurre così il carico fiscale, il dibattito si apre per l’ennesima volta.
In ogni caso pagare le tasse per non avere servizi adeguati, ci rende sicuramente unici in Europa.
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