ITALIANI, ABUSATE E EVADETE PURE: TANTO TUTTO SI CONDONA: LA “DESTRA DELL’ILEGALITA’” I DA’ L’OK ALLA RIFORMA DEL CODICE DELL’EDILIZIA VOLUTA DA SALVINI, CHE INTRODUCE PROCEDURE “SEMPLIFICATE” PER SANARE GLI ABUSI EDILIZI COMMESSI PRIMA DEL 1° SETTEMBRE 1967
LE OPPOSIZIONI ATTACCANO: “COSI’ SI TRASFORMA IL PAESE IN UN LABORATORIO DI CONDONI PERMANENTI” – TRA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE ESATTORIALI, RAVVEDIMENTI E SANATORIE EDILIZIE, SONO GIA’ 20 I “PERDONI FISCALI” IN TRE ANNI DI GOVERNO MELONI
Si fa presto a chiamarla mano. Invisibile per Adam Smith, di Dio per Paolo
Sorrentino in onore di Maradona, indulgente e vistosa per il governo. E qui il lessico è vasto, anche se tuttavia i sinonimi si rincorrono: rottamazioni, depenalizzazioni, paci fiscali, ravvedimenti operosi, concordati.
In una parola: condoni. Piccoli, medi e grandi. Fiscali ed edilizi. Dal Salva Milano (riabbracciato ieri con la legge delega al Testo
unico per l’edilizia passata in Consiglio dei ministri) al condono in Campania, riemerso dopo venti anni dalle ceneri del Vesuvio in manovra con un emendamento di maggioranza a doppia firma Gelmetti-Matera — una manina appunto — a pochi giorni dal voto delle regionali per aiutare (senza fortuna) Edmondo Cirielli, ancora vivo e vegeto in Senato. «Passerà», dicono, obtorto collo , dal ministero dell’Economia.
È la «mano di Chigi», nel senso del Palazzo del governo guidato da Giorgia Meloni per conto di tutto il centrodestra. Che finora sta accompagnando smemorati e piccoli peccatori in una sorta di Giubileo che rimette le colpe di chi non è in regola. Tutti (o quasi) assolti e dunque perdonati, andate in pace. Fiscale o edilizia, fate vobis.
Le norme volute ieri da Matteo Salvini, fra le altre cose, introducono procedure semplificate per gli abusi commessi prima del 1° settembre 1967 e provano a rimettere ordine nella foresta pietrificata della rigenerazione urbana dopo le inchieste che hanno sconvolto Milano.
Fratelli d’Italia, invece, tiene il punto sulla sanatoria in Campania sulla quale Forza Italia all’inizio è stata colta in contropiede perché se l’è trovata già apparecchiata come ammesso da Antonio Tajani.
Anche la rottamazione numero cinque delle cartelle fiscali (il primo fu Renzi, poi toccò a Gentiloni, Conte e Meloni) è pronta a riaffacciarsi di nuovo in manovra. Consentirà, rispetto alla
quater, di accedere a regole più flessibili per il pagamento delle cartelle del fisco dal 2000 al 2023. Ha una copertura di circa due miliardi di euro.
Abbraccia di qua, perdona di là, c’è anche chi ha fissato intorno alla ventina i condoni, nel senso lato del termine, piazzati finora dal governo con provvedimenti mirati a piccoli segmenti contributivi. Dalle criptovalute non dichiarate ai crediti d’imposta non spettanti per ricerca e sviluppo. È il governo amico e irenico contro le liti pendenti fra cittadini e fisco.
Che abbraccia il «ravvedimento speciale» delle partite Iva a cui si è proposto nei mesi addietro un super concordato. Si va dunque verso sanzioni ridotte, sconti e aiutini — in cambio di un maggiore gettito fiscale — verso la categoria dei tartassati, base elettorale a cui tutti nel centrodestra si appellano. Stato amico, Stato buono, Stato indulgente. È il condono-ciliegia, uno tira l’altro. Con una promessa: sarà l’ultimo. Forse.
(da Corriere della Sera)
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