JOSEPH E CHICO
Socks, detto “il primo gatto d’America”, il felino nero macchiato qua e là di bianco che fece dire a Hillary Clinton che “Il suo arrivo fu il momento in cui iniziammo a sentirci a casa alla Casa Bianca”, si sta rivelando una pericolosa insidia sulla strada verso la presidenza di quella che potrebbe essere la prima donna della storia a governare gli Stati Uniti. “Donna fredda, calcolatrice e spietata” l’ha definita la rivista Atlantic, perchè, subito dopo il trasloco il povero Stoks fu affidato senza tante storie alla segretaria e l’ex first lady se ne lavò bellamente le mani. Pare che gli animalisti americani non la stiano prendendo tanto bene.
Ma c’è un altro gatto che farà molto parlare di sè, e non solo i bambini. Si tratta di Chico gattone rossiccio e teutonico, bavarese, per l’esattezza che è l’io narrante di una storia pubblicata dalle Edizioni il Messaggero di Padova in un bel libro per bambini, scritto da Jeanne Perego e illustrato da Donata dal Molin.
Il libro si intitola Joseph e Chico; sappiamo chi è Chico ma chi è Joseph?
Joseph è Benedetto XVI e la storia narrata attraverso le parole del gatto è quella del Papa, dalla sua nascita fino ad oggi.
Il racconto è rivolto ai bambini ma è godibilissimo anche per gli adulti grazie all’originale chiave narrativa pensata dall’autrice e alle tenere ed efficaci illustrazioni che accostano, direbbe qualcuno, il sacro al profano.
Ma proprio qui sta la novità e l’imprevedibilità dell’opera, che farà forse storcere qualche naso ma allargherà il cuore di molti: il fatto, del tutto inaspettato, che un Papa, e soprattutto un Pontefice tosto come questo, stia al gioco e non abbia nessuna remora a farsi raccontare da un gatto.
Con nostro sommo godimento cerchiamo di immaginare quanti schemi mentali e giudizi preconfezionati – che in tanti oggi hanno cucito intorno alla figura di Papa Ratzinger – manderà in tilt questa storia davvero speciale e quanti e quali intellettuali usi a discettare su tutto e su tutti, e con una particolare propensione allo sfottimento papale, si troveranno per un momento senza parole.
Anche perchè sul libro è ben apposto un imprimatur che non lascia spazio al dubbio: l’introduzione porta infatti la firma di Mons. Georg Ganswein, segretario particolare del Papa che certifica l’autenticità dei fatti e il benestare di “Joseph”.
E d’altronde, libro a parte, era già nota la propensione del Papa verso i gatti, nella vita infatti Chico ha veramente avuto a che fare con il suo augusto amico, perchè il giardino della sua casa confina con quello dei Ratzinger e, per un gatto, passare da una parte all’altra non è certo un problema.
Questa storia viene poi a pennello, anche sul piano teologico, oltre che su quello strettamente umano, per sconfessare quanti vogliono la Chiesa nemica degli animali, quasi fossero creature impure, da trattare senza alcun riguardo nè comprensione e da tenere ben alla larga.
Niente di più falso. Non c’è nessun disprezzo nei loro confronti, anzi.
Isacco il siro, uno dei più amati Padri della storia della Chiesa, scriveva “Un cuore puro è un cuore pieno di misericordia per tutta la natura creata: per gli uomini, per gli uccelli, per le bestie, per tutto ciò che esiste”.
Nel libro veterotestamentario di Tobia (Tb.6,3), poi, una strana compagnia si mette in viaggio: un angelo, un ragazzo e un cane e Raffaele, uno degli angeli che stanno di fronte a Dio, non disdegna affatto la vicinanza del quadrupede ma si fa compagno e guida anche a lui.
Se vogliamo continuare, nel Vangelo Gesù stesso parla della cura che il Padre ha nei confronti degli animali, e parole simili possiamo leggerle nei Salmi.
Le vite dei santi, inoltre, sono piene zeppe di lupi, orsi, cani, agnelli o leoni che sono fidi compagni di monaci ed eremiti, da San Francesco a Sant’Antonio da Padova, da San Rocco a San Serafino di Sarov, da San Girolamo a Sant’Agnese e via discorrendo, ognuno di loro ha avuto a che fare con il mondo animale.
La comunione perfetta tra l’uomo e il creato è un tratto essenziale della santità perchè “l’amore non conosce limiti” come conclude il suo intervento Mons. Ganswein.
Flora
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