KARIM, HAMED, JIBRIL: CHI SONO LE VITTIME DEL DECRETO SICUREZZA
SONO LE STORIE DI TRE DEGLI 80.000 MIGRANTI RESI INVISIBILI: DOPO AVER COMINCIATO UN PERCORSO DI INSERIMENTO ORA SI RITROVANO PER STRADA… LA DENUNCIA DI AMNESTY INTERNATIONAL
Hamed. Hamed, 39enne nato in Ghana, vive a Castel Volturno, è non vedente e ha bisogno di un’assistenza quotidiana. Finora è stato aiutato dagli operatori del centro Sprar locale. La richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari è stata però rigettata a causa del decreto sicurezza.
Per questo, entro giugno 2020 Hamed dovrà lasciare lo Sprar e fare a meno dell’assistenza. Si ritroverà privo del reddito necessario al suo sostentamento, dell’assistenza sanitaria e senza un’abitazione in cui poter vivere.
“Mi sento impotente e sperduto. Finirò presto in mezzo a una strada e non vedendo nulla sono finito, se non trovo qualcuno che mi aiuti. Ho paura di non farcela. Non capisco perchè l’Italia mi tratti così. Sono non vedente, mi tolgono la protezione umanitaria, mi sbattono in mezzo a una strada. Come faccio a vivere? Come faccio a dormire, mangiare? Chi si prende cura di me, considerando che io non posso farlo?”
Karim. Ventidue anni, originario della Nigeria, residente in provincia di Rieti, Karim racconta ad Amnesty International come appena arrivato in Italia gli è stato concesso il permesso di soggiorno per motivi umanitari. “Mi sembrava la fine di un incubo. Ero scappato dalla miseria e dai terroristi nel mio Paese, avevo vissuto le torture libiche, ma finalmente mi trovavo in un Paese che mi vedeva, riconosceva e mi credeva. Nasceva la speranza di vivere una vita felice”.
Nel frattempo gli viene diagnosticato un glaucoma in fase terminale. “È stato l’ospedale della mia città a rendersene conto. Così è iniziato un altro calvario. Prima nessuno aveva immaginato quello che potessi avere. Avevo sì un permesso di soggiorno, ma i medici mi dissero che stavo perdendo la vista. Ora non ci vedo quasi più e non vedo futuro per me. Sembro nato male. Sono arrivato in Italia senza documenti. Poi ho avuto l’umanitaria e ho iniziato a perdere la vista. Ora lo Stato italiano mi ha tolto l’umanitaria e sono diventato cieco, senza casa e senza lavoro. Come faccio a vivere così?”.
Da novembre 2019 viene preso in carico da alcuni volontari e dalla stessa comunità nigeriana locale, che tenta di sostenerlo nelle sue necessità sanitarie. “Senza di loro penso che sarei già morto. I miei connazionali e alcuni ragazzi italiani mi aiutano a sopravvivere. Altrimenti per me non ci sarebbe speranza”.
Jibril. In Camerun Jibril ha lasciato la figlia di 8 anni. Per arrivare in Italia affronta un viaggio lungo sei mesi e attraversa nove Stati, tra i quali la Libia, dove viene costretto a prigionia e lavori forzati. Nel 2016 riesce ad arrivare in Italia. “Nel 2017 ottengo il diploma presso il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti. Iniziavo finalmente a sentirmi a casa e a vivere l’Italia come mio nuovo Paese in cui mettere radici. Avevo anche intenzione di diventare cittadino italiano”.
Verso la fine dello stesso anno gli vengono riconosciuti i motivi umanitari e termina il percorso di accoglienza. Jibril risulta regolare sul territorio nazionale, ma privo di sistemazione abitativa. Così si reca a Bologna dove accede ai dormitori del territorio e si orienta tra i servizi sociali. “Ero in difficoltà perchè non avevo una casa, ma mi sentivo non più trasparente e non più in pericolo”. Lavora come collaboratore domestico, operatore ecologico, operaio e parcheggiatore. Nel 2019 riesce a ottenere un contratto a tempo indeterminato in qualità di collaboratore domestico. “Era il coronamento di un sogno. Appena firmato quel contratto mi sembrava di vivere un’altra vita”. A metà 2019 a Jibril scade il permesso di soggiorno e, puntuale, si reca agli uffici per chiedere istruzioni sul rinnovo. “Mi sentivo sicuro. Avevo tutto: lavoratore regolare, una busta paga, un contratto d’affitto, abitavo in una delle città che mi dicevano più accoglienti d’Italia, non avevo mai commesso reati. Pensavo che il rinnovo fosse una formalità . Invece non avevo fatto i conti con il Decreto sicurezza. Quando mi hanno detto che per legge l’umanitario non esisteva più ho capito che per me iniziavano altri guai e che il mio sogno faticosamente conquistato stava per crollare”.
(da “La Repubblica”)
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