LA CULTURA E’ DEI COLTI
I SOVRANISTI SI SENTONO ESTRANEI AL MONDO DELLA CULTURA E SI VENDICANO TAGLIANDO AIUTI
Nella discussa vicenda dei tagli al cinema decisi dal ministro della Cultura (e anche del
cinema) Giuli, l’aspetto deprimente è la prevedibilità. Vecchia storia: poiché la destra si sente discriminata nel mondo della cultura e dell’arte, si vendica
usando il potere politico come strumento di rappresaglia. Tal quale il rozzo Trump, che taglia i fondi alle università perché non gli sono fedeli (ovvero: perché fanno il loro mestiere, che non è ossequiare il potere politico).
È uno schemino risaputo e neppure troppo dissimulato. Ma, come tutti gli schemini, è una lettura sicuramente non abbastanza fedele alla realtà delle cose.
Molte possibili varianti, e sfumature, avrebbero bisogno di essere messe in luce: ma non sarà possibile farlo fino a che qualcosa, o qualcuno, non metterà in discussione il presupposto stesso di questo stupido gioco delle parti. E il presupposto è che per farsi largo in campo culturale e artistico sia obbligatorio essere di sinistra (e viceversa: che la destra sia, intellettualmente parlando, rappresentata da Briatore).
Non è vero che la cultura — e l’arte, il cinema, il teatro — siano “di sinistra” per partito preso. È una fola messa in giro da mediocri, incapaci di attribuire alla propria mediocrità lo scarso successo. Ma fino a che lo diciamo noi di sinistra, che non è vero, non vale: non fa che confermare lo schemino di cui sopra. Si attende, dunque, uno di destra che finalmente dica: piantiamola con questa storia, la cultura è di tutti, e soprattutto la cultura è dei colti. Di chi legge, pensa, studia. Uno che potrebbe finalmente dirlo, per esempio, è proprio il ministro Giuli. Lo spieghi ai suoi, che la cultura è una fatica aperta a tutti. La facciano, una buona volta, questa fatica. Troppo facile piantare le tende alla Rai. Poi bisogna farla, la Rai.
(da repubblica.it)
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