“LA DEMOCRAZIA AMERICANA SOPRAVVIVRÀ ALLO SHOCK TRUMP”: L’ECONOMISTA ROUBINI SPIEGA PERCHE’ IL TYCOON E’ FINITO ALL’ANGOLO
“LA REAZIONE DEI MERCATI HA COSTRETTO TRUMP NON SOLO A FARE MARCIA INDIETRO RISPETTO AI DAZI MA ANCHE A IMPLORARE LA CINA DI SEDERSI AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE. NELLA PARTITA A CHI CEDE PER PRIMO TRA TRUMP E IL PRESIDENTE CINESE XI JINPING, HA PERSO TRUMP”…LA SFIDA AL PRESIDENTE DELLA FED POWELL, GLI USA CHE TORNERANNO A CORRERE CON INTELLIGENZA ARTIFICIALE E TECH E L’EUROPA CHE DOVREBBE SEGUIRE LE RACCOMANDAZIONI DI DRAGHI E LETTA
Lo scorso dicembre ho sostenuto che, sebbene alcune delle politiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump sarebbero state stagflazionistiche (cioè avrebbero ridotto la crescita e aumentato l’inflazione), tali effetti sarebbero stati alla fine mitigati da quattro fattori: la disciplina dei mercati, una Federal Reserve indipendente, gli stessi consiglieri del presidente e le esigue maggioranze repubblicane al Congresso.
Lo scenario si è svolto esattamente come previsto. La reazione dei mercati azionari, obbligazionari, creditizi e valutari ha costretto Trump non solo a fare marcia indietro rispetto alle sue tariffe “reciproche” contro la maggior parte dei partner commerciali dell’America, ma anche a implorare la Cina di sedersi al tavolo delle trattative. Nella partita a chi cede per primo tra Trump e il presidente cinese Xi Jinping, ha perso Trump. I trader di mercato hanno battuto le tariffe, e i “bond vigilantes” si sono dimostrati perfino più potenti del presidente degli Stati Uniti – proprio come lo stratega politico James Carville sosteneva un quarto di secolo fa.
È poi arrivata la partita a muso duro con il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. Anche qui, Trump è stato il primo a battere ciglio – almeno per ora. I mercati sono crollati quando ha lasciato intendere che avrebbe licenziato Powell, per poi ritrattare dichiarando di “non avere intenzione” di farlo. Nel frattempo, Powell ha chiarito che il presidente non ha alcuna autorità legale per rimuoverlo
Allo stesso modo, sebbene fanatici come Peter Navarro, principale consigliere
commerciale di Trump, abbiano inizialmente avuto la meglio – facendo leva sull’immagine che Trump ha di sé come “Tariff Man” (uomo delle tariffe) – ciò non è durato. Una volta che i mercati hanno vacillato, sembrano aver prevalso coloro che proponevano una strategia tariffaria del tipo “escalare per poi disinnescare”, come il segretario al Tesoro Scott Bessent e Stephen Miran, presidente del Council of Economic Advisers (un mio ex collega nel settore, nda).
Infine, alcuni repubblicani al Congresso hanno sostenuto leggi volte a limitare il potere del presidente di imporre dazi, mentre molte altre figure politiche – dai governatori degli Stati ai procuratori generali, fino ai gruppi imprenditoriali – stanno facendo causa all’amministrazione, denunciando un abuso di potere ritenuto illegale.
Oltre a questi quattro argini, vi è anche il fattore tecnologico. La crescita potenziale dell’economia statunitense si avvicinerà al 4% entro il 2030, ben al di sopra della recente stima dell’1,8% del Fondo Monetario Internazionale. Il motivo è evidente: l’America è leader mondiale in 12 settori industriali che definiranno il futuro, mentre la Cina è in testa solo nei veicoli elettrici e in altre tecnologie verdi. La crescita degli Stati Uniti è stata in media del 2,8% nel 2023-24, e la produttività è cresciuta in media dell’1,9% dal 2019, nonostante la flessione dovuta alla pandemia
Dal lancio di ChatGPT alla fine del 2022 – evento che avevo previsto nel mio libro del 2022 Megathreats – gli investimenti legati all’intelligenza artificiale hanno alimentato un boom di spese in conto capitale negli Stati Uniti. Neppure le tariffe e l’incertezza che ne è derivata hanno modificato sostanzialmente le indicazioni delle grandi aziende tecnologiche, dei colossi dell’AI e di altri soggetti. Molti stanno addirittura raddoppiando gli investimenti nell’AI.
Se la crescita passa dal 2% al 4% grazie alla tecnologia, si tratta di un aumento di 200 punti base del potenziale di crescita. Anche misure protezionistiche commerciali draconiane e restrizioni migratorie ridurrebbero la crescita potenziale al massimo di 50 punti base. Il rapporto tra fattori positivi e negativi è dunque di quattro a uno; la tecnologia prevarrebbe sulle tariffe nel medio periodo.
Nouriel Roubini
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