“LA DEMOCRAZIA NON CORRISPONDE ALLA NATURA DEGLI ITALIANI, POPOLO AVVEZZO A CONSIDERARE LO STATO COME NEMICO”
ALDO CAZZULLO: “SIAMO INCAPACI DI CONCEPIRE CHE UNA PERSONA POSSA FARE QUALCOSA NELL’INTERESSE DI QUALCUNO CHE NON SIA SE STESSO O UN SUO FAMILIARE. L’ITALIA NON È MAI STATA UNA VERA DEMOCRAZIA, FINO AL 1946. E LA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA FU IMPOSTA DAI VINCITORI ANGLOAMERICANI
La democrazia non è la condizione naturale della società umana, e in particolare di quella italiana. È vero che semi di democrazia
esistono nella nostra storia: nella Roma repubblicana era il popolo, non il Senato, a eleggere i magistrati, dichiarare la guerra e la pace, approvare le leggi. Duemila anni dopo, la Repubblica romana introdusse il suffragio universale e la scuola libera, gratuita, obbligatoria.
Ma sono eccezioni, non la norma. Oggi non c’è nulla più fuori moda del Risorgimento; addirittura una città colta e ricca come Modena ha reso omaggio con una lapide ai duchi austriaci che impiccavano i patrioti come Ciro Menotti, con la solitaria, splendida protesta di Ascanio Guerriero, ufficiale dei carabinieri in congedo, che è rimasto lì con il tricolore: l’hanno portato via di peso e denunciato (va detto che il sindaco l’ha difeso, ma quella lapide era meglio non metterla).
L’Italia non è mai stata una vera democrazia, fino al 1946. E, al di là dell’eroismo dei resistenti, la democrazia rappresentativa fu imposta dai vincitori angloamericani. Non corrisponde alla nostra natura di popolo avvezzo a considerare lo Stato come nemico, incapace di concepire che una persona possa fare qualcosa nell’interesse di qualcuno che non sia se stesso o un suo familiare.
Nella Prima Repubblica eravamo una democrazia incompiuta, in mano ai partiti, condizionata dall’America e dal Vaticano. Abbiamo avuto tre elezioni in cui gli elettori potevano eleggere
il loro rappresentante in collegi giustamente piccoli: nel 1994, nel 1996, nel 2001. Poi è arrivato il Porcellum, con i parlamentari scelti dai capi partito.
Che si sono trovati bene. Gli elettori meno.
(da Corriere della Sera)
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