“LA LEGA HA ABBANDONATO IL NORD”: ROBERTO CASTELLI, MINISTRO DELLA VECCHIA LEGA NORD, SCOMUNICA SALVINI PER IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA
“LA LEGA CI HA TRADITI. SALVINI HA TOLTO DAL SIMBOLO LA PAROLA ‘NORD’. ORMAI È UN PARTITO CENTRALISTA CON VENATURE MERIDIONALISTICHE. L’AUTONOMIA CHE CI AVEVANO PROMESSO È MORTA E VIENE PRESENTATO DDL PER ROMA CAPITALE. È UNA BEFFA”
«Sono convinto che Umberto Bossi stia soffrendo per tutto questo». Roberto Castelli, ex guardasigilli e colonnello della vecchia Lega Nord, è amareggiato all’indomani della presentazione del progetto definitivo e approvato del ponte sullo Stretto. «Ormai il Nord non esiste più, ci hanno dimenticati e ci prendono in giro».
Su cosa?
«Le sembra normale che mentre l’autonomia che ci avevano promesso e che è in Costituzione è definitivamente morta, viene presentato un disegno di legge costituzionale per Roma Capitale, a cui vengono attribuite le prerogative di autonomia che sono previste per le regioni? Il tutto con i toni trionfalistici dei leghisti. Per il Nord, che sta vivendo un momento di difficoltà, è una beffa».
Però Calderoli dice che il Ponte sarà un aiuto all’autonomia settentrionale. Non è d’accordo?
«Vorrei capire come. Il Ponte costa adesso 13 miliardi, il che vuol dire che tra 7-8 anni o 10 quando sarà completo, sarà costato 25 miliardi. Sicuramente molti pezzi arriveranno dalle aziende del Nord, su questo non c’è il minimo dubbio. Ma le aziende avrebbero potuto produrli anche per viadotti al Nord».
Quindi lei è contrario al Ponte?
«Faccio due premesse: la prima è che sono convinto che le opere si fanno dove servono. La seconda è che da ingegnere sono sempre stato favorevole a interventi come questo, ma ci deve essere parità di trattamento tra le varie aree del Paese. Io vivo praticamente sull’Adda. Tra qualche giorno, due ponti su questo fiume verranno chiusi perché non sono più agibili. Quindi torneremo ai confini tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. Il fatto è che c’è una stridente differenza di stanziamenti tra Nord e Sud che per noi è insopportabile».
Perché Salvini ha puntato così tanto su quest’opera?
«Voleva fare il premier, non ci è riuscito. E ora vuole a tutti i costi legare il suo nome a qualcosa che sia destinato a restare».
E la questione del Nord?
«Quella ormai non se la ricorda neanche più. La Lega ci ha traditi. Tant’è che Salvini ha anche tolto dal simbolo la parola “Nord”. La Lega è un partito centralista con venature meridionalistiche e lo si vede nei numeri».
Bossi che cosa pensa di tutto questo?
«Sono 4 o 5 mesi che non lo sento. È rimasto quello di sempre, sono convinto che stia soffrendo ma credo che non possa dire quello che pensa».
E i militanti?
«Quelli che stanno ancora nella Lega si rifiutano di vedere la realtà, credono ancora che gli stia dando l’autonomia e il federalismo, ma basta andare a leggere i testi di legge per vedere che così non è».
Nonostante questo, la Lega chiede che sia suo il candidato in Veneto. La spunterà?
«FdI pretenderà una regione tra Lombardia e Veneto. La domanda è: quale delle due? Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Per la mia esperienza, in politica la gallina non esiste.
Esiste solo l’uovo, e l’uovo è il Veneto»
Che cosa farà il suo movimento in quella regione?
«Il Partito Popolare del Nord appoggerà Riccardo Szumski, un outsider che pensa ancora al federalismo».
Quindi potrebbe togliere voti alla Lega?
«Non solo: l’afflato autonomista lì è nato ancora prima della Lega. E molti sono rimasti come ai tempi d’oro: duri e puri».
(da La Stampa)
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