“LA LEGA NON ESISTE PIÙ”: A TREVIGLIO VA IN SCENA IL CONGRESSO DEL “PATTO PER IL NORD” DEL BOSSIANO PAOLO GRIMOLDI.
A FARE NOTIZIA NON SONO TANTO LE SPARATE CONTRO SALVINI, LEADER DI UN “PARTITO ASSISTENZIALISTA CHE VUOLE TOGLIERE SOLDI ALLE OPERE CHE SERVONO DAVVERO PER COSTRUIRE IL PONTE SULLO STRETTO”. QUANTO PIUTTOSTO LA PRESENZA DEL FRATELLO D’ITALIA MARCO OSNATO E DEL FORZISTA ALESSANDRO SORTE
“Noi siamo pronti, apriamo le sezioni, presentiamo le liste in tutti i Comuni nel 2026”, assicura il neosegretario del neonato
partito federalista che vorrebbe soppiantare la Lega, Paolo Grimoldi di Patto per il Nord. ‘Tutti’ si fa per dire: dall’Umbria in su. La due giorni di congresso fondativo a Treviglio si è concluso ieri, 65 interventi in tutto e ospiti trasversali: esponenti di FdI, Fi, Pd, +Europa, tra gli altri.
Non del Carroccio ovviamente: gli ex usciti in polemica con la svolta nazionalista di Matteo Salvini sono visti come fumo negli occhi in via Bellerio. Delle specie di traditori. Ma è un sentimento speculare a quello dei “pattisti”.
Grimoldi fa spallucce: “La Lega non esiste più, c’è la Salvini Premier che è un’altra cosa, un partito assistenzialista che preferisce aumentare le tasse per raccogliere voti al sud, che vuole togliere soldi alle opere che servono davvero per costruire il Ponte sullo Stretto”.
Ma quanto vale davvero il Patto per il Nord? Bella domanda.
La partecipazione congressuale non è stata malaccio: 300 persone, un’altra sala affittata il secondo giorno, e si sono fatte vedere anche persone per un periodo vicine a Roberto Vannacci, come la varesina Stefania Bardelli, detta la bersagliera del generale (ormai ex tale, sia lei che il militare).
Di sicuro va notato chi hanno mandato per portare ai presenti i loro saluti gli alleati del Carroccio: per la fiamma Marco Osnato, deputato milanese d’adozione nonché genero di Romano La Russa; per gli azzurri Alessandro Sorte, segretario regionale lombardo con ottimi uffici presso “la famiglia” Berlusconi.
Quando l’anno scorso fu espulso da Matteo Salvini, colpevole di aver fatto dichiarare a Umberto Bossi il suo voto alle Europee
per un candidato di Forza Italia (l’ex leghista Marco Reguzzoni), Grimoldi fu corteggiato proprio dai forzisti, impegnati a costruire la componente ‘Forza Nord’.
La decisione fu quella di andare avanti con una nuova associazione, ora diventata partito, animata da altre realtà autonomiste. I pattisti assicurano di essere presenti in 56 province.
“Ci avranno anche privati di un simbolo e una bandiera – è il riferimento dell’ex deputato alla Lega – ma non cambieranno mai le nostre identità ed il sentimento autonomista e federalista che ci accomuna”.
Marco Osnato, genero di Romano La Russa e fedelissimo di Ignazio, si è anche spinto più in là, complimentandosi con i fondatori del Patto per il Nord: «Anche noi poco più di dieci anni fa fummo costretti a ripartire da zero perché ci sentimmo traditi da chi ritenevamo dovesse portare avanti i nostri valori».
Un parallelo che rischia di non essere molto gradito a Matteo Salvini e ai leghisti doc, dipinti indirettamente come coloro che hanno tradito gli ideali. Ma è la presenza stessa di Osnato, e del segretario regionale lombardo di Forza Italia, Alessandro Sorte, in casa di chi ha lasciato la Lega o ne è stato espulso fondando un movimento che si presenta come l’unico vero soggetto politico del Nord, federalista e vicino al mondo delle partite Iva, a creare i presupposti per un possibile incidente diplomatico con l’alleato. Il deputato azzurro ne è consapevole.
Nel suo discorso di saluto al congresso sottolinea la necessità per il centrodestra di allargare i suoi confini. Ma subito dopo lancia
un richiamo: «Non dovete insultare i nostri alleati».
Riferimento indiretto a Matteo Salvini, il cui nome non appena viene evocato dai relatori viene ricoperto da salve di fischi e di improperi. Il corteggiamento, comunque, non è solo degli esponenti del centrodestra.
Anche l’ex deputato e ora consigliere regionale pd, Emilio Del Bono (possibile candidato alla guida della Lombardia nel 2028), stuzzica l’orgoglio dei presenti parlando degli enti locali calpestati dal centralismo e invitando tutti ad una battaglia autenticamente autonomista.
Luigi Marattin, ex renziano ora segretario del neonato Partito liberaldemocratico, gioca la carta di un invito a far parte di un terzo polo costituito da chi non si riconosce negli altri due, mentre Benedetto Della Vedova (+Europa) contrappone un Bossi euroscettico ma federalista ad un Salvini sovranista.
Impreviste ragioni di salute, invece, hanno fatto saltare l’atteso intervento di Carlo Calenda
(da agenzie)
Leave a Reply