LA NUOVA BESTIA DI MELONI, ECCO CHI SONO I SUOI AGIT-PROP
A PALAZZO CHIGI GIORDANO SOTTOSANTI CURA IL SOCIAL X AFFIANCATO DA ALBERTO DANESE… IL GRUPPO ATREJU CONTA SU DI BENEDETTO
Una cinghia di trasmissione che parte da palazzo Chigi e arriva fino a via della Scrofa. Dall’ideologo della comunicazione digitale di Giorgia Meloni, Tommaso Longobardi, all’inventrice dello stile-Atreju, Marina Improta, c’è una pattuglia di comunicatori trentenni-quarantenni, talvolta con una formazione alla Luiss, senza saluti romani o post nostalgici. Ma con una forma di venerazione verso Meloni.
Lo snodo decisivo è alla Camera, cuore pulsante della Fiamma di comunicazione che arde intorno a Meloni, mandando in pensione la Bestia di Matteo Salvini: negli uffici del gruppo c’è la mini-war room, si assumono alcune delle scelte decisive.
Un mix che intreccia varie community, interconnesse tra loro per macinare follower ed engagement: ci sono i profili ufficiali di Fratelli d’Italia e della sua leader, ma soprattutto le pagine unofficial, altrettanto cruciali nella propaganda meloniana.
Pagine meloniane
Su tutte spiccano Atreju e Poveri comunisti, quest’ultima gestita da Alberto Di Benedetto, il responsabile dei social di FdI, che – come raccontato da Domani – ha anche pensato a un business sullo slogan «siete dei poveri comunisti», creando il sodalizio
con la Italica solution, società dell’ex dirigente di Forza Nuova, Martin Avaro.
Alle varie pagine si è aggiunta da qualche tempo Giorgia 2027, la piattaforma social per la ricandidatura della presidente del Consiglio, benedetta da Longobardi, l’uomo che dal 2018 sovrintende ogni post e qualsiasi iniziativa riconducibile a Meloni. Ed è lui che declina la strategia politico-comunicativa dettata dal sottosegretario alla presidenza, Giovanbattista Fazzolari. Il focus specifico è su Instagram, là dove si mietono più follower, secondo il Longobardi-pensiero. La strategia è la solita, passiva-aggressiva: idolatria per la leader, individuazione dei bersagli nemici. E una dose di vittimismo.
Longobardi è a capo di una filiera ben oliata, concentrata sull’attuale presidente del Consiglio. Una delle emanazioni di Longobardi a palazzo Chigi è Giordano Sottosanti, 40 anni, il Mr. X di Meloni: cura infatti solo l’ex Twitter ribattezzato X da Elon Musk. Sottosanti è al fianco di Meloni già prima dell’era-Longobardi. Nel 2013 è stato reclutato dalla leader di Fratelli d’Italia per dare una mano sulla comunicazione, incrociando nelle sue esperienze anche l’eurodeputato Carlo Fidanza e l’attuale deputato Mauro Rotelli, che dicono un gran bene di lui.
Il salto di qualità nella carriera è comunque arrivato con l’approdo alla corte di Longobardi e al conseguente incarico di supporto alla premier. L’altro uomo social della premier è Alberto Danese, 36 anni. Segue Meloni nei vari viaggi ufficiali, dagli Stati Uniti alla Turchia, non disdegnando un pizzico di vanità. Sul suo profilo spiccano le foto fatte con il campione di tennis, Jannik Sinner, e con l’imprenditore Musk. Nel curriculum
di Danese c’è anche qualche articolo firmato per la Voce del Patriota, l’house organ del partito di Meloni.
Gruppo Atreju
Non c’è solo il team-Longobardi, con il binomio Sottosanti-Danese che traducono la strategia del guru meloniano. Ci sono anche e soprattutto “i ragazzi” della comunicazione, come li definiscono benevolmente nel partito. Si tratta del gruppo-Atreju, che ha plasmato le pagine social della festa di partito. La leader riconosciuta è Marina Improta. I colleghi le riconoscono il ruolo di grande protagonista della rivitalizzazione dei social di Atreju, qualcuno la etichetta come la Longobardi del futuro.
«La comunicazione di Atreju ha iniziato a prendere la forma tre anni fa», ha ammesso Improta, in un colloquio con il Giornale. La giovane esperta si autopromuove, definendo lo stile «irriverente e tagliente» e mettendo da parte l’approccio aggressivo verso gli avversari con la compilazione di liste di proscrizione, da Roberto Saviano a Maurizio Landini, fino alla new entry Francesca Albanese.
Laurea alla Luiss, dopo l’esperienza con l’agenzia Bepop, Improta ha anche fatto parte dello staff per la campagna elettorale del 2021 di Gaetano Manfredi per l’elezione a sindaco di Napoli, dimostrando una capacità di adattamento alle esigenze. Terminata quell’esperienza, la folgorazione per la fiamma: ha iniziato a lavorare per Fratelli d’Italia grazie a un contratto alla Camera.
Al suo fianco c’è Di Benedetto, 37 anni, che nel concreto declina la linea social, comunque in stretta collaborazione con Improta. Il feeling maggiore lo ha tuttavia cementato con il suo
corregionale (sono entrambi siciliani) Sottosanti: i due lavorano insieme fin dal 2019, quando Di Benedetto è approdato negli uffici di Montecitorio di FdI.
Dietro molti post di Meloni c’è la sua firma, oltre che dell’immancabile Longobardi. Per molti, però, Di Benedetto è soprattutto la manina che muove la community “Siete dei poveri comunisti”, utile allo storytelling meloniano più dei profili ufficiali.
L’altro giovane rampante è il pugliese Marco Gaetani, speaker di Radio Atreju, laureato (alla Luiss) con una tesi sulla comunicazione nella campagna elettorale di Donald Trump. Nel 2024 il golden boy del melonismo è stato nominato leader leccese di Gioventù nazionale, la giovanile del partito. Dopo la breve parentesi al ministero della Salute, da scudiero del sottosegretario Marcello Gemmato, è stato uno dei protagonisti dell’ultima festa di partito, diventando la voce della propaganda. Nell’ultima edizione di Atreju Gaetani è stato fianco a fianco con i big del partito.
Dietro le quinte, infine, come esperto di Google si muove Aldo Cardoni, vicino al vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, anche lui rientrante in parte nel progetto di Poveri comunisti: Cardoni ha registrato il dominio. In un mix di vecchie e nuove generazioni, che formano la Fiamma della comunicazione di Meloni.
La Fiamma meloniana si chiude – last but not least – con Andrea Moi, responsabile comunicazione del partito, a lungo l’uomo che ha diretto i contenuti del sito ufficiale, operando in sinergia con la Voce del Patriota. La sua formazione è atipica rispetto agli
altri. Moi è principalmente un designer, abile con la comunicazione visuale. La politica ha ampliato i suoi orizzonti. Il suo futuro, si racconta negli ambienti di partito, sarà quasi sicuramente in parlamento al prossimo giro elettorale.
Di recente è stato chiamato a Montecitorio nelle vesti di esperto da audire per una proposta di legge sulla comunicazione digitale. Il suo erede come capo della comunicazione istituzionale potrebbe essere Ulderico de Laurentiis, attuale direttore della Voce del patriota. Con un trait d’union valido per vecchi e nuovi comunicatori: l’idolatria per Meloni.
(da editorialedomani.it)
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