LA STRAGE DELLE DONNE: 116 FEMMINICIDI DALL’INIZIO DELL’ANNO
LA GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE… LOMBARDIA E VENETO LE REGIONI IN TESTA ALLA TRISTE CLASSIFICA
Centosedici donne uccise da mariti, fidanzati, compagni o altri familiari. Una ogni tre giorni.
Sara, bruciata viva dal suo ex in una strada della periferia di Roma, Gloria che si era innamorata di un ragazzo molto più giovane di lei, Vania, l’infermiera massacrata dal suo uomo. E poi Fabiana, Rosaria, Rosamaria, Stefania, Giulia…L’ultima si chiamava Elizabeth, era peruviana, aveva 29 anni. È stata strangolata in casa alla periferia di Monza dal suo convivente di 56 anni, un italiano che ha subito confessato.
L’ha uccisa davanti ai due figli di lei: la sua colpa era sempre la stessa, voleva lasciarlo e lui non poteva accettare questo “affronto”.
Elizabeth viveva da anni in Lombardia, la regione che nel 2016 ha il triste primato dei femminicidi: 20 le donne assassinate nei primi 10 mesi dell’anno, una ogni due settimane.
Sono 116 i casi dall’inizio dell’anno, nel 2015 il tragico bilancio si era fermato a quota 128: “C’è un lieve calo ma non può certo essere una consolazione”, dice Gabriella Guarnieri Moscatelli, presidente dei Telefono Rosa alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che si celebrerà domani, mentre sabato si svolgerà la grande manifestazione di Roma- “La situazione della donna oggi in Italia è allarmante: stiamo perdendo punti nel lavoro, nei diritti, in temi come quelli dell’aborto e nella violenza. I femminicidi sono sempre tanti. Stiamo tornando lentamente indietro”.
Negli ultimi dieci anni le donne uccise in Italia sono state 1.740: 1.251 (il 71,9%) in famiglia, e 846 di queste (il 67,6%) all’interno della coppia; 224 (il 26,5%) per mano di un ex.
Lo studio dell’Eures, l’Istituto di ricerche economiche e sociali che da anni dedica al fenomeno un Osservatorio, racconta di una vera e propria strage. E se si va ancora più indietro nel tempo, fino al 2000 – anno record con 199 delitti – il dato sale addirittura a 2800 femminicidi.
Nel periodo 2005-2015, secondo i dati dell’Eures, gli omicidi avvenuti nell’ambito di una coppia hanno avuto nel 40,9% dei casi un movente passionale, e nel 21,6% sono stati originati da liti o dissapori.
Le armi più utilizzate per uccidere sono state quelle da taglio (32,5%) e da fuoco (30,1%) mentre nel 12,2% dei casi i killer hanno fatto uso di “armi improprie”, il 9% ha strangolato la vittima e il 5,6% l’ha soffocata.
Nel 16,7% dei casi il femminicidio è stato preceduto da “violenze note”, l’8,7% delle quali denunciate alle forze dell’ordine. In tre casi su dieci, l’assassino si è tolto la vita e nel 9% ci ha provato senza riuscirci.
Quest’anno il 53,4% dei femminicidi (62 donne uccise) si è registrato al nord e il 75,9% in ambito familiare.
Al sud il dato scende a quota 31 (26,7%), al centro a 23 (19,8%).
L’età media delle vittime è di 50,8 anni, gli uomini sono il 92,5% dei killer.
A livello regionale, come detto, la Lombardia detiene il triste primato di regione con il più elevato numero di donne uccise (20) davanti a Veneto (13), Campania (12, ma erano state 30 l’anno prima), Emilia Romagna (12), Toscana (11), Lazio (10) e Piemonte (10).
Anche nel 2016 la famiglia (con 88 donne uccise, pari al 75,9% del totale), si conferma il principale contesto dei femminicidi.
Meno frequenti i delitti tra conoscenti (6%), quelli nell’ambito della criminalità comune (4,3%) o scaturiti da conflitti di vicinato (2,6%) e all’interno di rapporti economici o di lavoro (1,7%).
Tra le altre figure familiari, quelle più “a rischio” sono le madri, con 14 vittime, pari al 16,3% del totale.
C’è infine il dramma degli orfani, i figli che hanno perso la madre per colpa del padre (o del compagno) assassino. Negli ultimi 15 anni il numero è salito fino a quota 1628, di loro si parla poco, la gelida burocrazia li definisce “vittime secondarie”.
Adesso c’è una proposta di legge per tutelarli, come per le altre vittime di reati gravi come la mafia, il terrorismo o l’inquinamento ambientale da amianto. Si punta, insomma, all’istituzione di un fondo per le vittime di femminicidio.
Anche perchè, così come cresce il numero delle donne uccise non può che aumentare anche quello dei ragazzi che perdono in un solo momento madre e padre. Nel 2015 sono stati 118 in più rispetto all’anno prima.
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply