“BASTA SESSISMO IN RETE”: BRAVA LA BOLDRINI A PUBBLICARE I NOMI DI CHI LA INSULTA, MA NON BASTA
SE CERTA FECCIA VENISSE PRELEVATA A CASA E FATTA MARCIRE IN GALERA, VEDRESTE CHE SUL WEB TORNEREBBE ANCHE L’ EDUCAZIONE: LA DESTRA E’ RISPETTO
È sul web che si combatte una delle battaglie contro il sessismo e per questo, nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Laura Boldrini decide di rendere pubblici i nomi di chi perseguita lei e altre sul web.
Oggi, la presidente della Camera pubblica sulla sua pagina Facebook una selezione degli insulti che ha ricevuto da quando è a Montecitorio, senza omettere gli autori delle violenze verbali.
Boldrini spiega così la sua denuncia mediatica: “Non dobbiamo essere noi donne a vergognarci perchè subiamo quotidianamente violenze e insulti, ma gli individui squallidi che li scrivono”.
Boldrini coglie l’occasione della mobilitazione generale, alla vigilia della grande manifestazione di Roma, per riportare alla ribalta il suo impegno contro l’istigazione all’odio sui social, un fenomeno che colpisce soprattutto le donne.
Ieri a Montecitorio, la presidente ha ricevuto una delegazione dei centri di ascolto di uomini maltrattanti e ha ricordato come, secondo i dati dell’Osservatorio italiano sui diritti, le destinatarie principali di insulti sui social siano le donne, alle quali è rivolto il 63 per cento di tutti i contenuti offensivi. Boldrini ha osservato cche a seguito di tali violenze, “molte donne devono scegliere se rinunciare al dibattito sull’agorà digitale o chinare il capo e subire violenze inaudite”.
Non è la prima volta che la presidente della Camera rende noti gli insulti che le vengono rivolti; alcuni le sono arrivati da esponenti politici, come quando il leader della Lega Matteo Salvini l’ha paragonata a una bambola gonfiabile o Beppe Grillo ha invitato i lettori del suo blog a dire cosa avrebbero fatto in auto con la presidente della Camera, scatenando una valanga di insulti sessisti.
E purtroppo basta scorrere le pagine dei social più usati per imbattersi subito in commenti e insulti irripetibili, sfogatoi di violenti protetti dall’anonimato. “Se pubblico gli insulti è per dire ai gestori dei social che è anche loro responsabilità agire contro l’incitamento all’odio. Vi pare libertà di espressione? – ha proseguito Boldrini – Sono contraria alla censura, ma questa violenza non ha nulla a che fare con la libertà “.
Una semplice osservazione: in questo caso non si tratta di censura, ma di perseguire un reato e la magistratura deve essere messa nelle condizioni di applicare la legge nei confronti di quella feccia umana che sul web pensa di godere di immunità .
Queste persone devono solo capire che la pagheranno cara e l’unico esempio è prelevarli a casa, processarli per direttissima in stato detentivo, prevedere una condanna minima a 10 anni di reclusione e una multa di almeno 100.000 euro con pignoramento dei beni, nonchè togliere loro, nel caso, la patria potestà perche un figlio ha diritto a non avere una merda come padre (o madre).
E in un mese sul web, state tranquilli, tornerebbe l’educazione verso le donne, politiche e non.
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