LA TRISTE FINE DEL SINDACATO UGL: ORA I VERTICI SI ACCODANO ALLA LEGA, MA LA BASE NON E’ FESSA
L’ULTIMA TAPPA DI UN VIAGGIO TRA TUTTI I PARTITI DEL CENTRODESTRA, DOPO FORZA ITALIA E FRATELLI D’ITALIA… UN SINDACATO TRAVOLTO DALLO SCANDALO CENTRELLA CHE SOTTRASSE 500.000 EURO
Prima la stagione che ha strizzato l’occhio a Forza Italia, con Renata Polverini alla guida.
Poi quella nazionalista a fianco di Giorgia Meloni e ora l’accordo con la Lega di Matteo Salvini.
È la parabola dell’Ugl, il sindacato da sempre vicino alla destra, che negli ultimi dodici anni ha toccato tutte e tre le anime di quel mondo.
Meglio, le tre gambe per usare un’espressione in voga nel centrodestra che si prepara al voto del 4 marzo. A ufficializzare l’ultima metamorfosi del sindacato è stato lo stesso segretario del Carroccio: “Abbiamo fatto un vertice con il sindacato Ugl con cui abbiamo confermato un accordo di reciproca lunga e proficua collaborazione sia in Italia che all’estero”.
L’apparentamento con un sindacato è una novità per la Lega e viceversa.
Il matrimonio tra un sindacato e il partito sovranista quanto frutterà al Carroccio in termini di voti? Una radiografia del sindacato, con i relativi numeri, è indicativa in tal senso.
L’Ugl è un sindacato radicato principalmente al Sud. A inizio 2015, secondo una rilevazione effettuata dall’Inps, contava circa 1 milione e 900mila iscritti. Numeri lontani dai sindacati confederali (la Cgil, sempre tre anni fa, dichiarava 5 milioni e mezzo di tesserati, la Cisl poco meno di 4,3 milioni e la Uil 2,2 milioni), ma soprattutto molto distanti da quelli dell’era Polverini.
Quest’ultima, tra il 2006 e il 2010, è stata la stagione d’oro a livello di riconoscimento “politico”. Il sindacato guidato da Polverini, infatti, era sempre invitato da palazzo Chigi ai tavoli più caldi.
E non a caso l’Ugl ha raggiunto il suo picco, in termini di peso, con la firma al piano Colaninno per salvare Alitalia e la riforma del modello contrattuale voluta da Confindustria.
Stagione che però è finita tra le polemiche per lo scandalo delle tessere gonfiate.
Nel gennaio 2010, i quotidiani Europa e Libero svelano l’arcano: il sindacato ha gonfiato il numero di iscritti per avere un peso maggiore ai tavoli con le altre sigle.
In un’intervista al Riformista, Polverini dichiarò che l’Ugl non si era comportata in modo diverso rispetto agli altri sindacati. Il caso finì anche in Parlamento, con un’interrogazione presentata dal Pd all’allora ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi.
Chiusa la stagione Polverini, in casa Ugl inizia il mandato di Giovanni Centrella, che guiderà il sindacato dal 2010 al luglio del 2014.
Eccezion fatta per la vertenza Fiat (mondo da cui proviene essendo stato operaio nello stabilimento di Pratola Serra), l’Ugl non è più sugli scudi.
L’era Centrella si chiude con uno scandalo interno: la Guardia di Finanza entra nella sede del sindacato, a Roma, e perquisisce gli uffici del segretario e della coordinatrice della segreteria generale Laura De Rosa.
L’accusa è pesantissima: associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita aggravata dei fondi del sindacato.
Secondo la procura di Roma, Centrella, la moglie e De Rosa avrebbero sottratto 500mila euro al sindacato attraverso prelievi di contanti, ricariche di carte di credito e bonifici sui conti della coppia. Soldi spesi, sempre secondo l’accusa, per acquistare abiti firmati, borse, gioielli e orologi di marca.
Archiviato il mandato di Centrella all’Ugl arriva prima Geremia Mancini (dal luglio 2014 all’ottobre 2014) e poi Francesco Paolo Capone, tutt’ora in carica.
Sono anni in cui il sindacato si avvicina a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Nel 2017 l’ultimo passaggio: a dicembre il segretario dell’Ugl partecipa alla giornata contro lo ius soli organizzata dalla Lega a piazza Santi Apostoli, a Roma.
Oggi arriva l’accordo annunciato da Salvini, ultima tappa del viaggio dell’Ugl tra le anime dell centrodestra.
(da “Huffingtonpost”)
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