LA VECCHIA GUARDIA PD RIALZA LA TESTA, BINDI: “IO MI CANDIDO”, FIORONI “NON MOLLO”
BERSANI SALOMONICO: DECIDE LA DIREZIONE, DEROGHE INDIVIDUALI
Nell’euforia della festa per il trionfo di Bersani, Rosy Bindi fuori onda dice a un amico: bischero, mi presento per altre quattro candidature. Finisce su twitter.
Bindi non demorde e ha già rassicurato i renziani: «Ho resistito a vent’anni di berlusconismo, figuriamoci se non resisto a un anno di Renzi».
Chiederà la deroga, non ci pensa a farsi da parte.
Sempre nella stessa serata di vittoria, Beppe Fioroni, supporter di Bersani, manda un sms a Renzi: «Matteo, bravo: il tuo discorso di sconfitto dimostra che non sei un ragazzetto, non mollare».
Nemmeno Fioroni intende mollare. «E perchè? Ho fatto il politico part-time, con il tempo diviso tra i mio mestiere di medico e quello di amministratore – racconta – Sono stato ministro per 18 mesi. Ho 100 giorni di Parlamento in più di altri, che però erano già al governo o all’europarlamento ».
Cento giorni in più o in meno non fanno di Fioroni – è il ragionamento di Fioroni medesimo – un elefante politico.
O, per usare la definizione renziana, un “rottamando”, parola brutta ma concetto limpido.
A tal punto chiara è l’idea, che Bersani l’ha fatta sua.
Lo staff bersaniano fa notare l’attenzione del segretario a dare, anche plasticamente, l’immagine del cambiamento: la foto del trionfo era con Roberto Speranza, Tommaso Giuntella, Alessandra Moretti, cioè largo ai giovani.
Mica sul palco c’è salito D’Alema, per dire.
Anche se il lìder Massimo stava in platea nella festa all’ex cine Capranica, raggiante e intervistato a lungo.
Dichiara poi, che «darà una mano a Bersani per rafforzare la proposta di governo».
Un proposito eccellente, di cui però qualche giovane bersaniano si preoccupa: bene se mette a disposizione la sua esperienza e le relazioni internazionali, ma se pensasse di condizionare ancora?
D’Alema per la verità ha fatto un passo indietro (così come Veltroni), con il fiuto politico che anche i fratelli/coltelli (i veltroniani) gli riconoscono.
Bersani gli è grato per il modo in cui si è speso in Puglia per portare consensi al ballottaggio per le primarie.
E ieri il segretario – raccontando la telefonata ricevuta da Carlo Azeglio Ciampi che si complimentava per la vittoria – è tornato sul suo cavallo di battaglia: novità , novità e ancora novità in Parlamento e nel governo del centrosinistra però accompagnata all’esperienza.
Tradotto in concreto: non offrirà copertura alla “vecchia guardia”, agli “elefanti”, che farebbero assai volentieri a meno di chiedere le famose deroghe per ricandidarsi in Parlamento.
Preferirebbero ci fosse un “pacchetto” di derogati, decisi prima.
Niente da fare.
Il Pd si avvia a pochissime deroghe, non garantite da alcun pre-accordo politico. Bersani ieri ha ancora declinato l’invito: «Le deroghe saranno individuali», ha ribadito.
Lui se ne lava le mani, devono passare al vaglio della Direzione del partito (dove ci sono anche Renzi, i “giovani turchi” rinnovatori, Gozi, Civati, Concia, Scalfarotto, un fronte assai poco favorevole ai resistenti), e lì ottenere i 2/3 di “sì”.
Forse è questa la ragione per cui Franco Marini, conoscitore profondo del risiko del potere, si limita a commentare: «Io non seguo l’esempio di nessuno e resto a disposizione del partito».
Che è poi la linea di Anna Finocchiaro, la capogruppo al Senato. Anche lei: «Nessuna richiesta di deroga, sarà il partito a decidere».
Gianclaudio Bressa, ex sindaco di Belluno, il parlamentare che ha seguito la partitalegge elettorale, si sfila: «Torno a fare il mio mestiere, se il partito vuole la mia esperienza, ci sono».
La partita delle deroghe agli “elefanti” (quelli con più di 15 anni di legislatura) è già aperta. «Se si cambia il Porcellum, e ci sono le preferenze, la questione è risolta », afferma Stefano Bonaccini, il segretario Pd dell’Emilia Romagna.
Altrimenti? Con tutti i segretari provinciali chiede primarie per i parlamentari. Una consultazione tra gli iscritti. I derogati potrebbero finire sotto esame due volte, con i tempi che corrono.
Giovanna Casadio
(da “La Repubblica“)
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