LE PRESTAZIONI DI EMERGENCY IN ITALIA SONO ARRIVATE A 120.000: TRA ANZIANI, NUOVI POVERI E “TRASPARENTI”
INIZIANO A CHIEDERE AIUTO ANCHE GLI ITALIANI… AL SUD QUATTRO MEZZI GIRANO PER LE CAMPAGNE PER CURARE I LAVORATORI STAGIONALI CHE SI SPACCANO LA SCHIENA NEI CAMPI
Emergency non offre cure chirurgiche solo nelle zone “calde” del mondo: a fine 2013 l’associazione fondata da Gino Strada ha raggiunto le 120mila prestazioni mediche fornite in Italia.
Soprattutto nelle campagne del Sud, svolge un ruolo importante per la tutela della salute. “Abbiamo iniziato nel 2006 – racconta Andrea Bellardinelli, responsabile per l’Italia – con l’apertura di un poliambulatorio a Palermo, a cui sono seguiti quelli di Marghera (Venezia) a fine 2010 e, un anno fa, di Polistena (Reggio Calabria), insieme a Libera, in uno stabile confiscato alla ‘ndrangheta”.
A Sassari, invece, l’associazione gestisce uno sportello di orientamento socio-sanitario e a Siracusa cura i migranti ospitati nell’ex scuola Umberto I dopo gli sbarchi.
Polibus e Minivan.
Ma al Sud servono anche le unità mobili: “Tante volte – continua Bellardinelli – i presidi sanitari non sono raggiungibili, per esempio per la mancanza di trasporti; inoltre, le persone che subiscono l’emarginazione, come gli stagionali sfruttati nell’agricoltura o le prostitute nel Casertano, accedono difficilmente alle cure”.
Per questo, quattro unità mobili girano le campagne di Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia.
All’interno di due torpedoni rossi, pullman turistici rivisitati, ci sono l’ambulatorio di medicina di base, la sala d’aspetto, quella per la mediazione, il bagno e il generatore.
Altri due presidi mobili sono invece ospitati nei minivan “Articolo 32” e “Articolo 11”, che percorrono l’area della Capitanata, quella del pomodoro salentino: “Qui l’intervento è in collaborazione con l’Asl locale ed è finanziato dalla Regione”, spiega Bellardinelli. Sulla salute per i migranti, la Puglia è infatti un esempio positivo: “Questo vogliamo fare: supportare e strutturare azioni istituzionali che rendano le cure accessibili a tutti”.
I pazienti italiani.
Negli ambulatori, sempre di più arrivano anche gli italiani. A Marghera, sono uno su cinque.
Soprattutto senza fissa dimora, “nuovi poveri” e numerosi anziani: “Alcune famiglie – racconta il responsabile di Emergency – sono costrette a scegliere se pagare il ticket delle visite specialistiche per i figli piccoli o i genitori anziani”.
Infatti, secondo il Censis, il 31% delle famiglie italiane ha dovuto rinunciare almeno una volta negli ultimi due anni a visite specialistiche, esami diagnostici o cicli di riabilitazione.
Del resto, nel periodo 2011-13, in Italia la spesa per i ticket è salita del 10%, con costi per le visite specialistiche (oculistica, cardiologica, ortopedica e ginecologica) che oscillano secondo le aree geografiche: da un minimo di 20 euro al Nord-Est a un massimo di 45 al Sud.
C’è anche chi bussa ai Polibus perchè ha bisogno di un luogo che ti accolga e ti ascolti. Fernanda, infermiera volontaria, racconta che la scorsa settimana, a Castel Volturno, un’anziana di 79 anni che voleva controllare la pressione si è presentata dicendo: “Oggi non mi sono sentita bene, abito qui vicino e vi vedo sempre. Mi sono detta: provo ad andare, forse possono fare qualcosa per me”.
Vive da sola e aveva bisogno di parlare. Racconta Fernanda: “Mi ha parlato quasi senza interruzioni, come fossimo vecchie amiche, il tempo scorreva, lei chiedeva consigli al medico e, quando si è sentita rassicurata, ci ha ringraziato dicendoci che avrebbe parlato con una sua amica per farla venire”.
Gli uomini trasparenti. I pazienti degli ambulatori mobili rimangono, comunque, soprattutto stranieri, lavoratori in nero che vagano da una campagna all’altra del Meridione seguendo le stagioni: le arance a Gioia Tauro e Rosarno, le primizie a Caserta, i pomodori nel Foggiano, il melone in Basilicata, le olive ad Alcamo.
Vivono come “uomini trasparenti”: presenti quando c’è da spezzarsi la schiena, ma invisibili quando si parla di diritti.
In Puglia, Emergency ha un’intesa con la Regione per la distribuzione di acqua potabile, protocolli che di solito si firmano in altre zone del mondo.
Enrico, un volontario, racconta: “Vivono la fame “vera”, letteralmente giorni e giorni senza niente nello stomaco, in case senza servizi, senz’acqua, sovraffollate, e condizioni di lavoro devastanti. Non possono permettersi le cure, nè possono perdere un giorno di lavoro per andare dal medico”.
I Polibus di Emergency sono aperti dalle 16 alle 21 per intercettare i migranti al ritorno dai campi.
Si curano “patologie da lavoro usurante”, come gastriti da stress, problemi muscolo-scheletrici da affaticamento, raffreddamenti d’inverno, e malattie non curate e quindi aggravatesi, da problemi ai denti a patologie croniche scompensate.
Adu, per esempio, è arrivato sorreggendosi al manico di una vecchia scopa: aveva una ferita alla gamba non curata ed era ridotto male.
Talvolta, c’è poi la componente psicologica, legata al fallimento del progetto migratorio, che aggrava il quadro.
Un ponte verso il Servizio sanitario nazionale.
Spiega Bellardinelli: “Facciamo molto ascolto, prevenzione e medicina di base, poi cerchiamo di indirizzare verso il Sistema sanitario nazionale”.
Secondo Medici per i Diritti Umani, nella Piana del Sele, in provincia di Salerno, il 50% degli stranieri regolarmente soggiornanti non ha la tessera sanitaria anche se ne avrebbe diritto.
“Alla scarsa conoscenza dei propri diritti – aggiunge il coordinatore di Emergency – si sommano difficoltà linguistiche, incapacità di muoversi all’interno di un sistema sanitario complesso, con normative e maglie burocratiche che cambiano da regione a regione”. Invece, per chi non ha il permesso di soggiorno, alcune prestazioni sono negate e in generale c’è la paura – infondata – di essere denunciati come irregolari. Per questo, sui mezzi di Emergency c’è sempre un mediatore culturale: “Cerchiamo di essere un ponte tra chi non riesce a comprendere e le istituzioni; la nostra azione quotidiana è quella di mettere tutte le persone con i loro diritti davanti alle istituzioni”.
Stefano Pasta
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