LE TENSIONI SULL’ART 18 METTONO A RISCHIO IL DIALOGO TRA LE FORZE POLITICHE
L’INTESA DI MASSIMA SULLA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE IN PERICOLO
Per colpa dell’articolo 18 rischia di saltare la riforma della Costituzione.
Che praticamente sarebbe già scritta, c’è accordo di massima tra le forze politiche maggiori, manca soltanto il timbro finale.
Eppure rimane nel cassetto in quanto «A-B-C» dovrebbero fissare un appuntamento, incontrarsi e dire ai rispettivi capigruppo di Camera e Senato «okay, procediamo».
I tre non hanno in animo di incontrarsi, tantomeno di procedere, per effetto delle tensioni innescate dallo scontro sui licenziamenti.
Cosicchè i giorni passano, e tra non molto suonerà il gong del tempo scaduto.
Niente riduzione del numero dei parlamentari; niente poteri supplementari al premier; niente distinzione di ruoli tra i due rami del Parlamento…
Quale sarebbe il termine ultimo per ingranare la marcia?
Pasqua, dicono gli addetti ai lavori.
Il testo elaborato da Violante, Quagliariello, Bocchino e Adornato deve essere infilato nel calendario di Palazzo Madama entro la prima settimana di aprile.
Solo così sarà ipotizzabile un voto dell’Aula tra fine luglio e inizio di agosto, per poi passare la palla a Montecitorio. Oggi siamo al 22 marzo e tutto tace.
Col risultato che tra una quindicina di giorni si prenderà atto del fallimento, e verrà constatato che l’unica riforma ancora possibile riguarda la legge elettorale; anzi, forse nemmeno quella, perchè di veto in veto rischiamo di tornare a votare tra un anno con l’orrendo Porcellum.
L’esito sembra quasi segnato.
Si tratta solo di vedere se nelle prossime ore l’uno o l’altro o l’altro ancora dei segretari farà una mossa in controtendenza.
E prenderà decisamente l’iniziativa per evitare l’insabbiamento.
Quanti hanno gettato le basi «tecniche» dell’accordo stanno premendo con i rispettivi boss. Sostengono che l’articolo 18 non può giustificare una rinuncia a cambiare la Repubblica.
Dice a nome di tutti gli «sherpa» Quagliariello: «O la riforma della Costituzione viene tenuta al riparo della contingenza, oppure spunterà sempre una scusa per lasciare le cose come stanno. Nel ’48 c’era la Guerra fredda, che tuttavia non impedì ai padri costituenti di trovare un’intesa alta sulla nuova Carta; sarebbe grottesco se oggi ci facessimo bloccare a pochi metri dal traguardo».
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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