LEGGE ELETTORALE-TRUFFA: LA “BOZZA MALAN†FAVORISCE SOLO IL MONTI-BIS
L’ OBIETTIVO E’ BLOCCARE OGNI NOVITA’
Lunedì 8 aprile, tarda sera. Quasi notte.
Prima le proiezioni, poi i risultati danno all’alleanza Pd-Sel, candidato premier Pier Luigi Bersani, il 30 per cento.
Seguono il Movimento 5 Stelle e la destra berlusconiana spacchettata in più liste.
Democratici e sinistra vincono le elezioni politiche del 2013 e si prendono il premio di maggioranza del 12,5. Arrivano al 42,5.
Non è la maggioranza assoluta dei seggi.
Che succede?
Si spalancano le porte alla Grande Coalizione, il famigerato Monti- bis.
Uno scenario senza vincitori e con un premier che ancora una volta cade dall’alto.
Il paradosso è che alle elezioni tutti i competitor per Palazzo Chigi hanno corso inutilmente.
In base alla bozza Malan, approvata giovedì scorso dalla commissione Affari costituzionali del Senato, questo potrebbe accadere dopo il voto del 7 e 8 aprile, al momento il fine settimana più accreditato per andare alle urne nel prossimo anno.
Dopo mesi di estenuanti trattative su modelli spagnoli, tedeschi e francesi, compreso il tentativo di correggere il Porcellum, l’antica maggioranza di centrodestra, cioè Pdl più Udc più Lega più finiani di Fli, ha partorito la bozza Malan, dal nome del senatore berlusconiano che l’ha presentata.
Il testo, su cui la discussione comincerà mercoledì nella commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, prevede uno schema proporzionale con queste caratteristiche: due terzi dei seggi assegnati con le preferenze, il resto con le liste bloccate dei nominati; un premio di maggioranza del 12,5 per cento alla coalizione vincitrice; una soglia di sbarramento al 5 per cento adattata però ai ricatti della Lega.
Se il Carroccio (ma anche un altro partito, ovviamente) si allea, il quorum scende al 4, oppure ha ancora un’altra possibilità : raccogliere il 7 per cento in circoscrizioni che coprono un quinto della popolazione.
Facile il calcolo: Lombardia, Veneto e Piemonte, roccaforti dei leghisti.
Il Pd non l’ha votato perchè contrario alle preferenze (meglio i collegi per Bersani) ma nelle trattative si era accordato sul premio di coalizione, dopo aver a lungo insistito su quello al primo partito.
Ma l’ostacolo principale sul percorso della bozza Malan l’ha gettato venerdì scorso il capo dello Stato.
Pur soddisfatto per i primi passi avanti sulla riforma del Porcellum, preceduti da otto mesi di moniti sulla legge elettorale, napolitano non vuole un premio di coalizione, seppur al 12,5 per cento.
Il suo timore è che per raggiungere la maggioranza assoluta si mettano su alleanze ancora più vaste ed eterogenee di quelle previste dal Porcellum.
Da un lato di nuovo Bersani, Vendola e Di Pietro insieme.
Dall’altro il Pdl e la Lega.
In pratica il sistema greco, secondo la similitudine notata da Stefano Ceccanti, senatore del Pd e costituzionalista, non è propedeutico al pantano della Grande Coalizione, in cui le estreme dovrebbero stare all’opposizione.
Ma il sospetto che circola tra Montecitorio e Palazzo Madama è che alla fine il nuovo risiko sulla legge elettorale potrebbe nascondere una melina tra partiti per arrivare all’obiettivo iniziale: mantenere il Porcellum.
A Bersani conviene perchè vince sul serio, a Berlusconi anche, perchè manterrebbe ancora il diritto di nomina dei parlamentari.
La partita è solo all’inizio.
Fabrizio D’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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