L’INSOFFERENZA DEI GOVERNATORI LEGHISTI DEL NORD CONTRO SALVINI: I VARI ZAIA E GIORGETTI SONO GLI STESSI CHE HANNO STREPITATO PER MESI DICHIARANDOSI DRAGHIANI, SALVO POI NON MUOVERE UN DITO QUANDO IL “CAPITONE” HA STACCATO LA SPINA A DRAGHI
MA QUESTA VOLTA SALVINI RISCHIA DAVVERO: LA SOGLIA PSICOLOGICA SOTTO CUI NON DEVE SCENDERE PER EVITARE CONTRACCOLPI È IL 12%
In tour al fianco dei governatori “nemici”: prima con Luca Zaia a Treviso, poi con Massimiliano Fedriga in provincia di Udine. Matteo Salvini ostenta l’immagine di un partito compatto ma sa bene che è nel Nord-Est, è nelle vecchie roccaforti (soprattutto quella veneta), che potrebbe giocarsi il destino di un partito che ha voluto “nazionale”.
Ed è proprio da queste aree del Paese, e del partito, che dopo il 25 settembre potrebbe scattare il redde rationem. Zaia è abbastanza perplesso e defilato in questa campagna elettorale: «Ho saputo dei candidati leghisti dai giornali», ha dichiarato, gettando un masso piombato con un tonfo sordo su via Bellerio.
In realtà, il “Doge” è più che lieto di non dover rispondere del risultato di Salvini. E sentimento non molto distante è quello di Fedriga, più volte indicato – con la presa di distanze dell’interessato – come possibile successore del senatore milanese.
C’è una soglia psicologica sotto la quale il leader non può scendere senza rischiare contraccolpi interni: è stata fissata nel 12 per cento.
C’è chi sottolinea che le liste non sarebbero state approvate dal consiglio federale della Lega, come previsto dall’articolo 6 dello statuto, e chi si sofferma sul corto circuito del libro-manifesto del partito, “È l’Italia che vogliamo”, che oggi sarà presentato a Venezia. Uno dei due autori, Giuseppe Valditara – docente di diritto ed ex senatore di An – è diventato uno dei consiglieri più ascoltati dal segretario.
Ma è anche il coordinatore di Lettera 150, un think tank di accademici che ha visto fra i protagonisti negli ultimi anni anche Andrea Crisanti, il virologo che dopo aver collaborato con Zaia ha “divorziato” in un diluvio di polemiche. E oggi è candidato nel Pd.
Di certo, Valditara si è già guadagnato l’etichetta di nuovo ideologo della Lega, nello scetticismo di quanti – dopo il caso del consulente per la politica estera Antonio Capuano – additano il ruolo ingombrante degli “esterni” con cui Salvini definisce la direzione di marcia del partito. Di un partito al bivio.
(da La Repubblica)
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