L’UNICEF: “RINVIO IUS SOLI, TRADIMENTO DELLA POLITICA”
INTERVISTA AL DIRETTORE PER L’ITALIA: “VIOLATO L’ART 7 DELLA CONVENZIONE ONU SULL’INFANZIA, RATIFICATO DALL’ITALIA, PER SQUALLIDI INTERESSI POLITICI”
“La riforma dello ius soli non può essere tradita. Se un governo rischia di cadere su una legge così importante e di buon senso, significa che la nostra classe politica non è al passo coi tempi”.
Paolo Rozera, direttore da due anni di Unicef Italia, a fine giugno ha firmato un appello a favore della “nuova cittadinanza” assieme a Save the Children e Rete G2.
Oggi segue con preoccupazione le fibrillazioni politiche attorno alla legge, ma non perde la fiducia: “Confido che queste norme finalmente passino, altrimenti si correrebbe il rischio di un distacco tra vita reale e vita politica”.
Di che tipo di distacco parla?
“Il nostro Paese è ancora fermo alla legge del 1992, che rispondeva alle esigenze degli italiani all’estero e dei loro figli. Un testo anacronistico: oggi la realtà è che abbiamo migliaia di ragazzi figli di immigrati che vivono qui da due generazioni e che si sentono italiani a tutti gli effetti, ma la legge ancora non glielo riconosce”.
Ma c’è chi denuncia i rischi di una cittadinanza troppo “facile”.
“La verità è che molti la riforma neppure l’hanno letta. Parlare di un’invasione di “nuovi italiani” è un abbaglio”.
Perchè?
“Perchè qui discutiamo di una legge assai moderata, che introduce uno ius soli non puro, ma temperato da varie condizioni, come aver completato un ciclo scolastico di cinque anni o avere genitori lungo soggiornanti in Italia, cioè stabilmente residenti”.
Eppure il governo sullo ius soli rischia di rimanere senza maggioranza.
“È assurdo che si rischi una crisi politica su una legge tanto equilibrata. Il problema è che ormai il tema è entrato nella bagarre elettorale. Si mette tutto assieme, emergenza sbarchi e cittadinanza ai bambini, facendo una grande confusione”.
Facciamo chiarezza, allora.
“Oggi chi arriva via mare o è un adulto o è un minore solo che ha generalmente tra i 15 e i 16 anni. Qui dunque non parliamo di loro, ma delle tante persone che vivono, studiano o lavorano in Italia da due generazioni e che chiedono solo di essere riconosciute per quello che sono. Purtroppo c’è chi ad arte fa di tutta l’erba un fascio, denuncia l’invasione e parla solo alla pancia del Paese”.
Cosa si rischia se la riforma dovesse naufragare?
“La politica volterebbe le spalle al Paese reale e a questi ragazzi che si sentono italiani. Pensiamo che in base alle ultime stime nel 2050 solo il 60% della popolazione sarà figlia di genitori entrambi italiani. E la contaminazione già c’è”.
Quale contaminazione?
“Recentemente ho fatto un giro nella mia Brescia, ma basta girare tra le scuole e le fabbriche di mezzo Paese, per avere conferma che la contaminazione tra vecchi e nuovi italiani già esiste, inutile urlare all’invasione. Ebbene, questa riforma è un modo sensato per gestire la contaminazione in atto. Non solo”.
Cos’altro?
“Con lo ius soli, l’Italia risponde anche alla Convenzione internazionale dell’Onu sui diritti dell’infanzia, ratificata dal nostro Paese nel 1991 e che all’articolo 7 riconosce a ogni bambino proprio il diritto a che gli venga riconosciuta la sua vera cittadinanza”.
(da “Huffingtonpost”)
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